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CATECHISMO CHIESA CATTOLICA
LEV Libreria Editrice Vaticana

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IV. L'attività economica e la giustizia sociale


IV. L’attività economica e la giustizia sociale
  2426 Lo sviluppo delle attività economiche e l’aumento della produzione sono destinati a soddisfare i bisogni degli esseri umani. La vita economica non mira solo ad accrescere la produzione dei beni e ad aumentare il profitto o la potenza; essa è prima di tutto ordinata al servizio delle persone, dell’uomo nella sua integralità e di tutta la comunità umana. Realizzata secondo i propri metodi, l’attività economica deve essere esercitata nell’ambito dell’ordine morale, nel rispetto della giustizia sociale, in modo che risponda al disegno di Dio sull’uomo.
nota
(304) Cf Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 64: AAS 58 (1966) 1086.
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  2427 Il lavoro umano proviene immediatamente da persone create ad immagine di Dio e chiamate a prolungare, le une con le altre e per le altre, l’opera della creazione sottomettendo la terra.
nota
(305) Cf ; Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 34: AAS 58 (1966) 1052-1053; Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 31: AAS 83 (1991) 831-832.
Il lavoro, quindi, è un dovere: « Chi non vuol lavorare, neppure mangi » ().
nota
(306) Cf .
Il lavoro esalta i doni del Creatore e i talenti ricevuti. Può anche essere redentivo. Sopportando la penosa fatica
nota
(307) Cf .
del lavoro in unione con Gesù, l’artigiano di Nazaret e il crocifisso del Calvario, l’uomo in un certo modo coopera con il Figlio di Dio nella sua opera redentrice. Si mostra discepolo di Cristo portando la croce, ogni giorno, nell’attività che è chiamato a compiere.
nota
(308) Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Laborem exercens, 27: AAS 73 (1981) 644-647.
Il lavoro può essere un mezzo di santificazione e un’animazione delle realtà terrene nello Spirito di Cristo.
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Gen 1,282Ts 3,101Ts 4,11Gen 3,14-19
  2428 Nel lavoro la persona esercita e attualizza una parte delle capacità iscritte nella sua natura. Il valore primario del lavoro riguarda l’uomo stesso, che ne è l’autore e il destinatario. Il lavoro è per l’uomo, e non l’uomo per il lavoro.
nota
(309) Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Laborem exercens, 6: AAS 73 (1981) 589-592.
Ciascuno deve poter trarre dal lavoro i mezzi di sostentamento per la propria vita e per quella dei suoi familiari, e per servire la comunità umana.
  2429 Ciascuno ha il diritto di iniziativa economica; ciascuno userà legittimamente i propri talenti per concorrere a un’abbondanza di cui tutti possano godere, e per raccogliere dai propri sforzi i giusti frutti. Procurerà di conformarsi agli ordinamenti emanati dalle legittime autorità in vista del bene comune.
nota
(310) Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 32: AAS 83 (1991) 832-833; Ibid., 34: AAS 83 (1991) 835-836.
  2430 La vita economica chiama in causa interessi diversi, spesso tra loro opposti. Così si spiega l’emergere dei conflitti che la caratterizzano.
nota
(311) Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Laborem exercens, 11: AAS 73 (1981) 602-605.
Si farà di tutto per comporre tali conflitti attraverso negoziati che rispettino i diritti e i doveri di ogni parte sociale: i responsabili delle imprese, i rappresentanti dei lavoratori, per esempio le organizzazioni sindacali, ed, eventualmente, i pubblici poteri.
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  2431 La responsabilità dello Stato. « L’attività economica, in particolare quella dell’economia di mercato, non può svolgersi in un vuoto istituzionale, giuridico e politico. Essa suppone, al contrario, sicurezza circa le garanzie delle libertà individuali e della proprietà, oltre che una moneta stabile e servizi pubblici efficienti. Il principale compito dello Stato, pertanto, è quello di garantire tale sicurezza, di modo che chi lavora possa godere i frutti del proprio lavoro e, quindi, si senta stimolato a compierlo con efficienza e onestà. [...] Compito dello Stato è quello di sorvegliare e guidare l’esercizio dei diritti umani nel settore economico; in questo campo, tuttavia, la prima responsabilità non è dello Stato, bensì dei singoli e dei diversi gruppi e associazioni di cui si compone la società ».
nota
(312) Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 48: AAS 83 (1991) 852-853.
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  2432 I responsabili di imprese hanno, davanti alla società, la responsabilità economica ed ecologica delle loro operazioni.
nota
(313) Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 37: AAS 83 (1991) 840.
Hanno il dovere di considerare il bene delle persone e non soltanto l’aumento dei profitti. Questi, comunque, sono necessari. Permettono di realizzare gli investimenti che assicurano l’avvenire delle imprese. Garantiscono l’occupazione.
  2433 L’accesso al lavoro e alla professione deve essere aperto a tutti, senza ingiusta discriminazione: a uomini e a donne, a chi è in buone condizioni psico-fisiche e ai disabili, agli autoctoni e agli immigrati.
nota
(314) Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Laborem exercens, 19: AAS 73 (1981) 625-629; Ibid., 22-23: AAS 73 (1981) 634-637.
In rapporto alle circostanze, la società deve da parte sua aiutare i cittadini a trovare un lavoro e un impiego.
nota
(315) Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 48: AAS 83 (1991) 852-854.
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  2434 Il giusto salario è il frutto legittimo del lavoro. Rifiutarlo o non darlo a tempo debito può rappresentare una grave ingiustizia.
nota
(316) Cf .
Per stabilire l’equa remunerazione, si deve tener conto sia dei bisogni sia delle prestazioni di ciascuno. « Il lavoro va remunerato in modo tale da garantire i mezzi sufficienti per permettere al singolo e alla sua famiglia una vita dignitosa su un piano materiale, sociale, culturale e spirituale, corrispondentemente al tipo di attività e grado di rendimento economico di ciascuno, nonché alle condizioni dell’impresa e al bene comune ».
nota
(317) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 67: AAS 58 (1966) 1088-1089.
Non è sufficiente l’accordo tra le parti a giustificare moralmente l’ammontare del salario.
  2435 Lo sciopero è moralmente legittimo quando appare come lo strumento inevitabile, o quanto meno necessario, in vista di un vantaggio proporzionato. Diventa moralmente inaccettabile allorché è accompagnato da violenze oppure gli si assegnano obiettivi non direttamente connessi con le condizioni di lavoro o in contrasto con il bene comune.
  2436 È ingiusto non versare agli organismi di sicurezza sociale i contributi stabiliti dalle legittime autorità.
La disoccupazione, per carenza di lavoro, quasi sempre rappresenta, per chi ne è vittima, un’offesa alla sua dignità e una minaccia per l’equilibrio della vita. Oltre al danno che egli subisce personalmente, numerosi rischi ne derivano per la sua famiglia.
nota
(318) Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Laborem exercens, 18: AAS 73 (1981) 622-625.
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Lv 19,13Dt 24,14-15Gc 5,4CdA 880-891
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