INDICE
ARTICOLO 6: IL SACRAMENTO DELL'ORDINE
- IL SACRAMENTO DELL'ORDINE
- I. PERCHÉ IL NOME DI SACRAMENTO DELL'ORDINE?
- II. IL SACRAMENTO DELL'ORDINE NELL'ECONOMIA DELLA SALVEZZA
- III. I TRE GRADI DEL SACRAMENTO DELL'ORDINE
- IV. LA CELEBRAZIONE DI QUESTO SACRAMENTO
- V. CHI PUÒ CONFERIRE QUESTO SACRAMENTO?
- VI. CHI PUÒ RICEVERE QUESTO SACRAMENTO?
- VII. GLI EFFETTI DEL SACRAMENTO DELL'ORDINE
- IN SINTESI
Catechismo Chiesa Cattolica
LEV Libreria Editrice Vaticana
VII. Gli effetti del sacramento dell'Ordine
VII. Gli effetti del sacramento dell’Ordine
Il carattere indelebile
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1581 Questo sacramento configura a Cristo in forza di una grazia speciale dello Spirito Santo, allo scopo di servire da strumento di Cristo per la sua Chiesa. Per mezzo dell’ordinazione si viene abilitati ad agire come rappresentanti di Cristo, Capo della Chiesa, nella sua triplice funzione di sacerdote, profeta e re.
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1582 Come nel caso del Battesimo e della Confermazione, questa partecipazione alla funzione di Cristo è accordata una volta per tutte. Il sacramento dell’Ordine conferisce, anch’esso, un carattere spirituale indelebile e non può essere ripetuto né essere conferito per un tempo limitato.
(215) Cf Concilio di Trento, Sess. 23a, Doctrina de sacramento Ordinis, c. 4: DS 1767; Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 21: AAS 57 (1965) 25; Ibid., 28: AAS 57 (1965) 34; Ibid., 29: AAS 57 (1965) 36; Id., Decr. Presbyterorum ordinis, 2: AAS 58 (1966) 992.
1583 Un soggetto validamente ordinato può, certo, per gravi motivi, essere dispensato dagli obblighi e dalle funzioni connessi all’ordinazione o gli può essere fatto divieto di esercitarli, ma non può più ridiventare laico in senso stretto,
(216) Cf CIC canoni 290-293. 1336, § 1, 3 e 5. 1338, § 2. (217) Cf Concilio di Trento, Sess. 23a, Canones de sacramento Ordinis, canone 4: DS 1774. | CdA 719-728 CONFRONTAVAI CdA 719-728 CONFRONTAVAI |
1584 Poiché in definitiva è Cristo che agisce e opera la salvezza mediante il ministro ordinato, l’indegnità di costui non impedisce a Cristo di agire.
(218) Cf Concilio di Trento, Sess. 7a, Canones de sacramentis in genere, canone 12: DS 1612; Concilio di Costanza, Errores Iohannis Wyclif, 4: DS 1154. | CdA 719-728 CONFRONTAVAI |
« Un ministro superbo va messo assieme al diavolo; ma non per questo viene contaminato il dono di Cristo, che attraverso di lui continua a fluire nella sua purezza e per mezzo di lui arriva limpido a fecondare la terra. [...] La virtù spirituale del sacramento è infatti come la luce: giunge pura a coloro che devono essere illuminati e, anche se deve passare attraverso esseri immondi, non viene contaminata ».
(219)
Sant’Agostino,
In Iohannis evangelium tractatus
, 5, 15: CCL 36, 50 (PL 35, 1422).
La grazia dello Spirito Santo
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1586 Per il Vescovo è innanzi tutto una grazia di fortezza (« Il tuo Spirito che regge e guida »: Preghiera consacratoria del Vescovo nel rito latino
(220) Pontificale Romano. Ordinazione del Vescovo, dei presbiteri e dei diaconi, Ordinazione del Vescovo. Preghiera di ordinazione, 52 (Libreria Editrice Vaticana 1992) p. 48. (221) Cf Concilio Vaticano II, Decr. Christus Dominus, 13: AAS 58 (1966) 678-679; Ibid., 16: AAS 58 (1966) 680-681. | CdA 719-728 CONFRONTAVAI |
« Concedi, Padre che conosci i cuori, a questo servo che hai scelto per l’Episcopato, di pascere il tuo santo gregge e di esercitare in maniera irreprensibile e in tuo onore la massima dignità sacerdotale, servendoti notte e giorno; di rendere il tuo volto incessantemente propizio e di offrirti i doni della tua santa Chiesa; di avere, in virtù dello spirito del sommo sacerdozio, il potere di rimettere i peccati secondo il tuo comando, di distribuire i compiti secondo la tua volontà e di sciogliere ogni legame in virtù del potere che hai dato agli Apostoli; di esserti accetto per la sua mansuetudine e per la purezza del suo cuore, offrendoti un profumo soave per mezzo di Gesù Cristo tuo Figlio... ».
(222)
Sant’Ippolito di Roma,
Traditio apostolica
, 3: ed.
B. Botte
(Münster i.W. 1989) p. 8-10.
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1587 Il dono spirituale conferito dall’ordinazione presbiterale è espresso da questa preghiera propria del rito bizantino. Il Vescovo, imponendo le mani, dice tra l’altro:
« Signore, riempi di Spirito Santo colui che ti sei degnato di elevare alla dignità sacerdotale, affinché sia degno di stare irreprensibile davanti al tuo altare, di annunciare il Vangelo del tuo regno, di compiere il ministero della tua parola di verità, di offrirti doni e sacrifici spirituali, di rinnovare il tuo popolo mediante il lavacro della rigenerazione; in modo che egli stesso vada incontro al nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo, tuo unico Figlio, nel giorno della sua seconda venuta, e riceva dalla tua immensa bontà la ricompensa di un fedele adempimento del suo ministero ».
(223)
Liturgia bizantina. Seconda preghiera dell’imposizione delle mani presbiterale
: Ε_χoλόγιov τ_ μέγα (Roma 1873) p. 136.
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1588 Quanto ai diaconi, « sostenuti dalla grazia sacramentale, servono il popolo di Dio nel ministero della liturgia, della parola e della carità, in comunione con il Vescovo e il suo presbiterio ».
(224) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 29: AAS 57 (1965) 36.
1589 Dinanzi alla grandezza della grazia e dell’ufficio sacerdotali, i santi dottori hanno avvertito l’urgente appello alla conversione al fine di corrispondere con tutta la loro vita a colui di cui sono divenuti ministri mediante il sacramento. Così, san Gregorio Nazianzeno, giovanissimo sacerdote, esclama:
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« Bisogna cominciare col purificare se stessi prima di purificare gli altri; bisogna essere istruiti per poter istruire; bisogna divenire luce per illuminare, avvicinarsi a Dio per avvicinare a lui gli altri, essere santificati per santificare, condurre per mano e consigliare con intelligenza ».
(225)
San Gregorio Nazianzeno,
Oratio
2, 71: SC 247, 184 (PG 35, 480).
(226)
San Gregorio Nazianzeno,
Oratio
2, 74: SC 247, 186 (PG 35, 481).
(227)
San Gregorio Nazianzeno,
Oratio
2, 73: SC 247, 186 (PG 35, 481).
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E il santo Curato d’Ars: « È il sacerdote che continua l’opera di redenzione sulla terra ». [...] « Se si comprendesse bene il sacerdote qui in terra, si morirebbe non di spavento, ma di amore ». [...] « Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù ».
(228)
B. Nodet,
Le Curé d’Ars. Sa pensée-son cœur
(Le Puy 1966) p. 98.
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