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CATECHISMO CHIESA CATTOLICA
LEV Libreria Editrice Vaticana

Catechismo Chiesa Cattolica

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X. Le indulgenze


X. Le indulgenze
  1471 La dottrina e la pratica delle indulgenze nella Chiesa sono strettamente legate agli effetti del sacramento della Penitenza.
Che cos’è l’indulgenza?
« L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, remissione che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei santi ».
nota
(79) Paolo VI, Cost. ap. Indulgentiarum doctrina , Normae, 1: AAS 59 (1967) 21.
« L’indulgenza è parziale o plenaria secondo che libera in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati ».
nota
(80) Paolo VI, Cost. ap. Indulgentiarum doctrina , Normae, 2: AAS 59 (1967) 21.
« Ogni fedele può acquisire le indulgenze [...] per se stesso o applicarle ai defunti ».
nota
(81) CIC canone 994.
Le pene del peccato
CdA 701-711
CONFRONTAVAI
  1472 Per comprendere questa dottrina e questa pratica della Chiesa bisogna tener presente che il peccato ha una duplice conseguenza. Il peccato grave ci priva della comunione con Dio e perciò ci rende incapaci di conseguire la vita eterna, la cui privazione è chiamata la « pena eterna » del peccato. D’altra parte, ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato purgatorio. Tale purificazione libera dalla cosiddetta « pena temporale » del peccato. Queste due pene non devono essere concepite come una specie di vendetta, che Dio infligge dall’esterno, bensì come derivanti dalla natura stessa del peccato. Una conversione, che procede da una fervente carità, può arrivare alla totale purificazione del peccatore, così che non sussista più alcuna pena.
nota
(82) Cf Concilio di Trento, Sess. 14a, Canones de sacramento Paenitentiae , canoni 12-13: DS 1712-1713; Id., Sess. 25a, Decretum de purgatorio : DS 1820.
CdA 701-711
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  1473 Il perdono del peccato e la restaurazione della comunione con Dio comportano la remissione delle pene eterne del peccato. Rimangono, tuttavia, le pene temporali del peccato. Il cristiano deve sforzarsi, sopportando pazientemente le sofferenze e le prove di ogni genere e, venuto il giorno, affrontando serenamente la morte, di accettare come una grazia queste pene temporali del peccato; deve impegnarsi, attraverso le opere di misericordia e di carità, come pure mediante la preghiera e le varie pratiche di penitenza, a spogliarsi completamente dell’« uomo vecchio » e a rivestire « l’uomo nuovo ».
nota
(83) Cf .
Nella comunione dei santi
CdA 701-711
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Ef 4,24
  1474 Il cristiano che si sforza di purificarsi del suo peccato e di santificarsi con l’aiuto della grazia di Dio, non si trova solo. « La vita dei singoli figli di Dio in Cristo e per mezzo di Cristo viene congiunta con legame meraviglioso alla vita di tutti gli altri fratelli cristiani nella soprannaturale unità del corpo mistico di Cristo, fin quasi a formare una sola mistica persona ».
nota
(84) Paolo VI, Cost. ap. Indulgentiarum doctrina , 5: AAS 59 (1967) 11.
  1475 Nella comunione dei santi « tra i fedeli, che già hanno raggiunto la patria celeste o che stanno espiando le loro colpe nel purgatorio, o che ancora sono pellegrini sulla terra, esiste certamente un vincolo perenne di carità ed un abbondante scambio di tutti i beni ».
nota
(85) Paolo VI, Cost. ap. Indulgentiarum doctrina , 5: AAS 59 (1967) 12.
In questo ammirabile scambio, la santità dell’uno giova agli altri, ben al di là del danno che il peccato dell’uno ha potuto causare agli altri. In tal modo, il ricorso alla comunione dei santi permette al peccatore contrito di essere in più breve tempo e più efficacemente purificato dalle pene del peccato.
CdA 701-711
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CdA 701-711
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CdA 1207
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  1476 Questi beni spirituali della comunione dei santi sono anche chiamati il tesoro della Chiesa, che non « si deve considerare come la somma di beni materiali, accumulati nel corso dei secoli, ma come l’infinito ed inesauribile valore che le espiazioni e i meriti di Cristo hanno presso il Padre, offerti perché tutta l’umanità sia liberata dal peccato e pervenga alla comunione con il Padre; è lo stesso Cristo Redentore, in cui sono e vivono le soddisfazioni ed i meriti della sua redenzione ».
nota
(86) Paolo VI, Cost. ap. Indulgentiarum doctrina , 5: AAS 59 (1967) 11.
CdA 701-711
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  1477 « Appartiene inoltre a questo tesoro il valore veramente immenso, incommensurabile e sempre nuovo che presso Dio hanno le preghiere e le buone opere della beata Vergine Maria e di tutti i santi, i quali, seguendo le orme di Cristo Signore per grazia sua, hanno santificato la loro vita e condotto a compimento la missione affidata loro dal Padre; in tal modo, realizzando la loro salvezza, hanno anche cooperato alla salvezza dei propri fratelli nell’unità del corpo mistico ».
nota
(87) Paolo VI, Cost. ap. Indulgentiarum doctrina , 5: AAS 59 (1967) 11-12.
Ottenere l’indulgenza di Dio mediante la Chiesa
CdA 701-711
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  1478 L’indulgenza si ottiene mediante la Chiesa che, in virtù del potere di legare e di sciogliere accordatole da Gesù Cristo, interviene a favore di un cristiano e gli dischiude il tesoro dei meriti di Cristo e dei santi perché ottenga dal Padre delle misericordie la remissione delle pene temporali dovute per i suoi peccati. Così la Chiesa non vuole soltanto venire in aiuto a questo cristiano, ma anche spingerlo a compiere opere di pietà, di penitenza e di carità.
nota
(88) Cf Paolo VI, Cost. ap. Indulgentiarum doctrina , 8: AAS 59 (1967) 16-17; Concilio di Trento, Sess. 25a, Decretum de indulgentiis : DS 1835.
CdA 701-711
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  1479 Poiché i fedeli defunti in via di purificazione sono anch’essi membri della medesima comunione dei santi, noi possiamo aiutarli, tra l’altro, ottenendo per loro indulgenze, in modo tale che siano sgravati dalle pene temporali dovute per i loro peccati.
CdA 701-711
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