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CATECHISMO CHIESA CATTOLICA
LEV Libreria Editrice Vaticana

Catechismo Chiesa Cattolica

LEV Libreria Editrice Vaticana
II. Come celebrare?


II. Come celebrare?
Segni e simboli
  1145 Una celebrazione sacramentale è intessuta di segni e di simboli. Secondo la pedagogia divina della salvezza, il loro significato si radica nell’opera della creazione e nella cultura umana, si precisa negli eventi materiali dell’Antica Alleanza e si rivela pienamente nella persona e nell’opera di Cristo.
CdA 635
CONFRONTAVAI
CdA 653-662
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  1146 Segni del mondo degli uomini. Nella vita umana segni e simboli occupano un posto importante. In quanto essere corporale e spirituale insieme, l’uomo esprime e percepisce le realtà spirituali attraverso segni e simboli materiali. In quanto essere sociale, l’uomo ha bisogno di segni e di simboli per comunicare con gli altri per mezzo del linguaggio, di gesti, di azioni. La stessa cosa avviene nella sua relazione con Dio.
CdA 635
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CdA 653-662
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CdA 972
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  1147 Dio parla all’uomo attraverso la creazione visibile. L’universo materiale si presenta all’intelligenza dell’uomo perché vi legga le tracce del suo Creatore.
nota
(83) Cf .
La luce e la notte, il vento e il fuoco, l’acqua e la terra, l’albero e i frutti parlano di Dio, simboleggiano ad un tempo la sua grandezza e la sua vicinanza.
  1148 In quanto creature, queste realtà sensibili possono diventare il luogo in cui si manifesta l’azione di Dio che santifica gli uomini, e l’azione degli uomini che rendono a Dio il loro culto. Ugualmente avviene per i segni e i simboli della vita sociale degli uomini: lavare e ungere, spezzare il pane e condividere il calice possono esprimere la presenza santificante di Dio e la gratitudine dell’uomo verso il suo Creatore.
CdA 635
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CdA 653-662
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CdA 972
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Sap 13,1Rm 1,19-20At 14,17CdA 635
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CdA 653-662
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CdA 972
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  1149 Le grandi religioni dell’umanità testimoniano, spesso in modo impressionante, tale senso cosmico e simbolico dei riti religiosi. La liturgia della Chiesa presuppone, integra e santifica elementi della creazione e della cultura umana conferendo loro la dignità di segni della grazia, della nuova creazione in Gesù Cristo.
CdA 635
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CdA 653-662
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  1150 Segni dell’Alleanza. Il popolo eletto riceve da Dio segni e simboli distintivi che caratterizzano la sua vita liturgica: non sono più soltanto celebrazioni di cicli cosmici e di gesti sociali, ma segni dell’Alleanza, simboli delle grandi opere compiute da Dio per il suo popolo. Tra questi segni liturgici dell’Antica Alleanza si possono menzionare la circoncisione, l’unzione e la consacrazione dei re e dei sacerdoti, l’imposizione delle mani, i sacrifici, e soprattutto la pasqua. In questi segni la Chiesa riconosce una prefigurazione dei sacramenti della Nuova Alleanza.
CdA 636
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CdA 653-662
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  1151 Segni assunti da Cristo. Nella sua predicazione il Signore Gesù si serve spesso dei segni della creazione per far conoscere i misteri del regno di Dio.
nota
(84) Cf .
Compie guarigioni o dà rilievo alla sua predicazione con segni o gesti simbolici.
nota
(85) Cf .
Conferisce un nuovo significato ai fatti e ai segni dell’Antica Alleanza, specialmente all’esodo e alla pasqua,
nota
(86) Cf .
poiché egli stesso è il significato di tutti questi segni.
  1152 Segni sacramentali. Dopo la pentecoste, è mediante i segni sacramentali della sua Chiesa che lo Spirito Santo opera la santificazione. I sacramenti della Chiesa non aboliscono, ma purificano e integrano tutta la ricchezza dei segni e dei simboli del cosmo e della vita sociale. Inoltre essi danno compimento ai tipi e alle figure dell’Antica Alleanza, significano e attuano la salvezza operata da Cristo, prefigurano e anticipano la gloria del cielo.
Parole e azioni
CdA 637-638
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CdA 653-662
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Lc 8,10Gv 9,6Mc 7,33-358,22-25Lc 9,3122,7-20CdA 637-638
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CdA 653-662
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  1153 Ogni celebrazione sacramentale è un incontro dei figli di Dio con il loro Padre, in Cristo e nello Spirito Santo, e tale incontro si esprime come un dialogo, attraverso azioni e parole. Anche se le azioni simboliche già per se stesse sono un linguaggio, è tuttavia necessario che la Parola di Dio e la risposta della fede accompagnino e vivifichino queste azioni, perché il seme del Regno porti il suo frutto nella terra buona. Le azioni liturgiche significano ciò che la Parola di Dio esprime: l’iniziativa gratuita di Dio e, nello stesso tempo, la risposta di fede del suo popolo.
CdA 610-614
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CdA 653-662
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  1154 La liturgia della Parola è parte integrante delle celebrazioni sacramentali. Per nutrire la fede dei credenti, devono essere valorizzati i segni della Parola di Dio: il libro della Parola (lezionario o evangeliario), la venerazione di cui è fatta oggetto (processione, incenso, candele), il luogo da cui viene annunziata (ambone), la sua proclamazione udibile e comprensibile, l’omelia del ministro che ne prolunga la proclamazione, le risposte dell’assemblea (acclamazioni, salmi di meditazione, litanie, professione di fede).
CdA 610-614
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CdA 653-662
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  1155 Inseparabili in quanto segni e insegnamento, le parole e le azioni liturgiche lo sono anche in quanto realizzano ciò che significano. Lo Spirito Santo non si limita a dare l’intelligenza della Parola di Dio suscitando la fede; attraverso i sacramenti egli realizza anche le « meraviglie » di Dio annunziate dalla Parola; rende presente e comunica l’opera del Padre compiuta dal Figlio diletto.
Canto e musica
  1156 « La tradizione musicale di tutta la Chiesa costituisce un tesoro di inestimabile valore, che eccelle tra le altre espressioni dell’arte, specialmente per il fatto che il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrale della liturgia solenne ».
nota
(87) Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 112: AAS 56 (1964) 128.
La composizione e il canto dei salmi ispirati, frequentemente accompagnati da strumenti musicali, sono già strettamente legati alle celebrazioni liturgiche dell’Antica Alleanza. La Chiesa continua e sviluppa questa tradizione: « Intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore » ().
nota
(88) Cf .
Chi canta prega due volte.
nota
(89) Cf Sant’Agostino, Enarratio in Psalmum 72, 1: CCL 39, 986 (PL 36, 614).
CdA 610-614
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CdA 653-662
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CdA 653-662
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CdA 972
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Ef 5,19Col 3,16-17
  1157 Il canto e la musica svolgono la loro funzione di segni in una maniera tanto più significativa « quanto più sono strettamente uniti all’azione liturgica »,
nota
(90) Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 112: AAS 56 (1964) 128.
secondo tre criteri principali: la bellezza espressiva della preghiera, l’unanime partecipazione dell’assemblea nei momenti previsti e il carattere solenne della celebrazione. In questo modo essi partecipano alla finalità delle parole e delle azioni liturgiche: la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli:
nota
(91) Cf Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 112: AAS 56 (1964) 128.
« Quante lacrime versate ascoltando gli accenti dei tuoi inni e cantici, che risuonavano dolcemente nella tua Chiesa! Una commozione violenta: quegli accenti fluivano nelle mie orecchie e distillavano nel mio cuore la verità, eccitandovi un caldo sentimento di pietà. Le lacrime che scorrevano mi facevano bene ».
nota
(92) Sant’Agostino, Confessiones , 9, 6, 14: CCL 27, 141 (PL 32, 769-770).
CdA 653-662
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CdA 972
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  1158 L’armonia dei segni (canto, musica, parole e azioni) è qui tanto più significativa e feconda quanto più si esprime nella ricchezza culturale propria del popolo di Dio che celebra.
nota
(93) Cf Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 119: AAS 56 (1964) 129-130.
Per questo « si promuova con impegno il canto popolare religioso, in modo che nei pii e sacri esercizi, e nelle stesse azioni liturgiche », secondo le norme della Chiesa, « possano risonare le voci dei fedeli ».
nota
(94) Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 118: AAS 56 (1964) 129.
Tuttavia, « i testi destinati al canto sacro siano conformi alla dottrina cattolica, anzi siano presi di preferenza dalla Sacra Scrittura e dalle fonti liturgiche ».
nota
(95) Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 121: AAS 56 (1964) 130.
CdA 653-662
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CdA 972
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Le sacre immagini
  1159 La sacra immagine, l’icona liturgica, rappresenta soprattutto Cristo. Essa non può rappresentare il Dio invisibile e incomprensibile; è stata l’incarnazione del Figlio di Dio ad inaugurare una nuova « economia » delle immagini:
« Un tempo Dio, non avendo né corpo, né figura, non poteva in alcun modo essere rappresentato da una immagine. Ma ora che si è fatto vedere nella carne e che ha vissuto con gli uomini, posso fare una immagine di ciò che ho visto di Dio. [...] A viso scoperto, noi contempliamo la gloria del Signore ».
nota
(96) San Giovanni Damasceno, De sacris imaginibus oratio , 1, 16: PTS 17, 89 e 92 (PG 94, 1245 e 1248).
  1160 L’iconografia cristiana trascrive attraverso l’immagine il messaggio evangelico che la Sacra Scrittura trasmette attraverso la parola. Immagine e parola si illuminano a vicenda:
« In poche parole, noi intendiamo custodire gelosamente intatte tutte le tradizioni della Chiesa, sia scritte che orali. Una di queste riguarda la raffigurazione del modello mediante una immagine, in quanto si accordi con la lettera del messaggio evangelico, in quanto serva a confermare la vera e non fantomatica incarnazione del Verbo di Dio e procuri a noi analogo vantaggio, perché le cose rinviano l’una all’altra in ciò che raffigurano come in ciò che senza ambiguità esse significano ».
nota
(97) Concilio di Nicea II (anno 787), Terminus : COD p. 135.
  1161 Tutti i segni della celebrazione liturgica sono riferiti a Cristo: lo sono anche le sacre immagini della santa Madre di Dio e dei santi, poiché significano Cristo che in loro è glorificato. Esse manifestano « il gran numero di testimoni » () che continuano a partecipare alla salvezza del mondo e ai quali noi siamo uniti, soprattutto nella celebrazione sacramentale. Attraverso le loro icone, si rivela alla nostra fede l’uomo creato « a immagine di Dio », e trasfigurato « a sua somiglianza »,
nota
(98) Cf .
come pure gli angeli, anch’essi ricapitolati in Cristo:
« Procedendo sulla via regia, seguendo la dottrina divinamente ispirata dei nostri santi Padri e la Tradizione della Chiesa cattolica – riconosciamo, infatti, che lo Spirito Santo abita in essa – noi definiamo con ogni rigore e cura che, a somiglianza della raffigurazione della croce preziosa e vivificante, così le venerande e sante immagini, sia dipinte che in mosaico o in qualsiasi altro materiale adatto, debbono essere esposte nelle sante chiese di Dio, sulle sacre suppellettili, sui sacri paramenti, sulle pareti e sulle tavole, nelle case e nelle vie; siano esse l’immagine del Signore Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo, o quella dell’immacolata Signora nostra, la santa Madre di Dio, dei santi angeli, di tutti i santi e giusti ».
nota
(99) Concilio di Nicea II, Definitio de sacris imaginibus : DS 600.
CdA 653-662
CONFRONTAVAI
CdA 973
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CdA 653-662
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CdA 973
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CdA 653-662
CONFRONTAVAI
CdA 973
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Eb 12,1Rm 8,291Gv 3,2
  1162 « La bellezza e il colore delle immagini sono uno stimolo per la mia preghiera. È una festa per i miei occhi, così come lo spettacolo della campagna apre il mio cuore a rendere gloria a Dio ».
nota
(100) San Giovanni Damasceno, De sacris imaginibus oratio 1, 47: PTS 17, 151 (PG 94, 1268).
La contemplazione delle sante icone, unita alla meditazione della Parola di Dio e al canto degli inni liturgici, entra nell’armonia dei segni della celebrazione in modo che il mistero celebrato si imprima nella memoria del cuore e si esprima poi nella novità di vita dei fedeli.
CdA 653-662
CONFRONTAVAI
CdA 973
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