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CATECHISMO CHIESA CATTOLICA
LEV Libreria Editrice Vaticana

Catechismo Chiesa Cattolica

LEV Libreria Editrice Vaticana
III. Lo Spirito Santo e la Chiesa nella liturgia


III. Lo Spirito Santo e la Chiesa nella liturgia
  1091 Nella liturgia lo Spirito Santo è il pedagogo della fede del popolo di Dio, l’artefice di quei « capolavori di Dio » che sono i sacramenti del Nuovo Testamento. Il desiderio e l’opera dello Spirito nel cuore della Chiesa è che noi viviamo della vita di Cristo risorto. Quando egli incontra in noi la risposta di fede da lui suscitata, si realizza una vera cooperazione. Grazie ad essa, la liturgia diventa opera comune dello Spirito Santo e della Chiesa.
CdA 634-642
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  1092 In questa comunicazione sacramentale del mistero di Cristo, lo Spirito Santo agisce allo stesso modo che negli altri tempi dell’Economia della salvezza: egli prepara la Chiesa ad incontrare il suo Signore; ricorda e manifesta Cristo alla fede dell’assemblea; rende presente e attualizza il mistero di Cristo per mezzo della sua potenza trasformatrice; infine, lo Spirito di comunione unisce la Chiesa alla vita e alla missione di Cristo.
Lo Spirito Santo prepara ad accogliere Cristo
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  1093 Nell’economia sacramentale lo Spirito Santo dà compimento alle figure dell’Antica Alleanza. Poiché la Chiesa di Cristo era « mirabilmente preparata nella storia del popolo d’Israele e nell’Antica Alleanza »,
nota
(24) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 2: AAS 57 (1965) 6.
la liturgia della Chiesa conserva come parte integrante e insostituibile, facendoli propri, alcuni elementi del culto dell’Antica Alleanza:
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- in modo particolare la lettura dell’Antico Testamento;
CCC 121
- la preghiera dei salmi;
CCC 2585
- e, soprattutto, il memoriale degli eventi salvifici e delle realtà prefigurative che hanno trovato il loro compimento nel mistero di Cristo (la Promessa e l’Alleanza, l’Esodo e la Pasqua, il Regno e il Tempio, l’Esilio e il Ritorno).
CCC 1081
  1094 Proprio su questa armonia dei due Testamenti
nota
(25) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 14-16: AAS 58 (1966) 824-825.
si articola la catechesi pasquale del Signore
nota
(26) Cf .
e in seguito quella degli Apostoli e dei Padri della Chiesa. Tale catechesi svela ciò che rimaneva nascosto sotto la lettera dell’Antico Testamento: il mistero di Cristo. Essa è chiamata « tipologica » in quanto rivela la novità di Cristo a partire dalle « figure » (τύπoι) che lo annunziavano nei fatti, nelle parole e nei simboli della prima Alleanza. Attraverso questa rilettura nello Spirito di verità a partire da Cristo, le figure vengono svelate.
nota
(27) Cf .
Così, il diluvio e l’arca di Noè prefiguravano la salvezza per mezzo del Battesimo,
nota
(28) Cf .
come pure la nube e la traversata del Mar Rosso; l’acqua dalla roccia era figura dei doni spirituali di Cristo;
nota
(29) Cf .
la manna nel deserto prefigurava l’Eucaristia, « il vero pane dal cielo » ().
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Lc 24,13-492Cor 3,14-161Pt 3,211Cor 10,1-6Gv 6,32
  1095 Per questo la Chiesa, specialmente nei tempi di Avvento, di Quaresima e soprattutto nella notte di Pasqua, rilegge e rivive tutti questi grandi eventi della storia della salvezza nell’« oggi » della sua liturgia. Ma questo esige pure che la catechesi aiuti i fedeli ad aprirsi a tale intelligenza « spirituale » dell’Economia della salvezza, come la liturgia della Chiesa la manifesta e ce la fa vivere.
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  1096 Liturgia ebraica e liturgia cristiana. Una migliore conoscenza della fede e della vita religiosa del popolo ebraico, quali sono professate e vissute ancora al presente, può aiutare a comprendere meglio certi aspetti della liturgia cristiana. Per gli ebrei e per i cristiani la Sacra Scrittura è una parte essenziale delle loro liturgie: per la proclamazione della Parola di Dio, la risposta a questa Parola, la preghiera di lode e di intercessione per i vivi e per i morti, il ricorso alla misericordia divina. La liturgia della Parola, nella sua specifica struttura, ha la sua origine nella preghiera ebraica. La preghiera delle Ore e altri testi e formulari liturgici hanno in essa i loro corrispettivi, come pure le stesse formule delle nostre preghiere più degne di venerazione, tra le quali il « Padre nostro ». Anche le preghiere eucaristiche si ispirano a modelli della tradizione ebraica. Il rapporto tra la liturgia ebraica e quella cristiana, ma anche le differenze tra i loro contenuti, sono particolarmente visibili nelle grandi feste dell’anno liturgico, come la Pasqua. Cristiani ed ebrei celebrano la Pasqua: Pasqua della storia, tesa verso il futuro, presso gli ebrei; presso i cristiani, Pasqua compiuta nella morte e nella risurrezione di Cristo, anche se ancora in attesa della definitiva consumazione.
  1097 Nella liturgia della Nuova Alleanza, ogni azione liturgica, specialmente la celebrazione dell’Eucaristia e dei sacramenti, è un incontro tra Cristo e la Chiesa. L’assemblea liturgica riceve la propria unità dalla « comunione dello Spirito Santo » che riunisce i figli di Dio nell’unico corpo di Cristo. Essa supera le affinità umane, razziali, culturali e sociali.
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  1098 L’assemblea deve prepararsi ad incontrare il suo Signore, essere un popolo ben disposto.
nota
(30) Cf .
Questa preparazione dei cuori è opera comune dello Spirito Santo e dell’assemblea, in particolare dei suoi ministri. La grazia dello Spirito Santo cerca di risvegliare la fede, la conversione del cuore e l’adesione alla volontà del Padre. Queste disposizioni sono il presupposto per l’accoglienza delle altre grazie offerte nella celebrazione stessa e per i frutti di vita nuova che essa è destinata a produrre in seguito.
Lo Spirito Santo ricorda il mistero di Cristo
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Lc 1,17
  1099 Lo Spirito e la Chiesa cooperano per manifestare Cristo e la sua opera di salvezza nella liturgia. Specialmente nell’Eucaristia, e in modo analogo negli altri sacramenti, la liturgia è Memoriale del mistero della salvezza. Lo Spirito Santo è la memoria viva della Chiesa.
nota
(31) Cf .
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CdA 810-815
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Gv 14,26
  1100 La Parola di Dio. Lo Spirito Santo ricorda in primo luogo all’assemblea liturgica il senso dell’evento della salvezza vivificando la Parola di Dio che viene annunziata per essere accolta e vissuta:
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CdA 625-632
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« Massima è l’importanza della Sacra Scrittura nel celebrare la liturgia. Da essa infatti vengono tratte le letture da spiegare nell’omelia e i salmi da cantare; del suo afflato e del suo spirito sono permeate le preci, le orazioni e gli inni liturgici, e da essa prendono significato le azioni e i segni ».
nota
(32) Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium , 24: AAS 56 (1964) 106-107.
  1101 È lo Spirito Santo che dona ai lettori e agli uditori, secondo le disposizioni dei loro cuori, l’intelligenza spirituale della Parola di Dio. Attraverso le parole, le azioni e i simboli che costituiscono la trama di una celebrazione, egli mette i fedeli e i ministri in relazione viva con Cristo, Parola e Immagine del Padre, affinché possano trasfondere nella loro vita il significato di ciò che ascoltano, contemplano e compiono nella celebrazione.
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  1102 « In virtù della parola salvatrice la fede [...] si alimenta nel cuore dei credenti, e con la fede ha inizio e cresce la comunità dei credenti ».
nota
(33) Concilio Vaticano II, Decr. Presbyterorum ordinis, 4: AAS 58 (1966) 996.
L’annunzio della Parola di Dio non si limita ad un insegnamento: essa sollecita la risposta della fede, come adesione e impegno, in vista dell’Alleanza tra Dio e il suo popolo. È ancora lo Spirito Santo che elargisce la grazia della fede, la fortifica e la fa crescere nella comunità. L’assemblea liturgica è prima di tutto comunione nella fede.
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  1103 La άvάμvησις. La celebrazione liturgica si riferisce sempre agli interventi salvifici di Dio nella storia. « L’economia della rivelazione avviene con eventi e parole intimamente connessi tra loro [...]. Le parole dichiarano le opere e chiariscono il mistero in esse contenuto ».
nota
(34) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 2: AAS 58 (1966) 818.
Nella liturgia della Parola lo Spirito Santo « ricorda » all’assemblea tutto ciò che Cristo ha fatto per noi. Secondo la natura delle azioni liturgiche e le tradizioni rituali delle Chiese, una celebrazione « fa memoria » delle meraviglie di Dio attraverso una anamnesi più o meno sviluppata. Lo Spirito Santo, che in tal modo risveglia la memoria della Chiesa, suscita di conseguenza l’azione di grazie e la lode (δoξoλoγία).
Lo Spirito Santo attualizza il mistero di Cristo
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CdA 647-650
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  1104 La liturgia cristiana non soltanto ricorda gli eventi che hanno operato la nostra salvezza; essa li attualizza, li rende presenti. Il mistero pasquale di Cristo viene celebrato, non ripetuto; sono le celebrazioni che si ripetono; in ciascuna di esse ha luogo l’effusione dello Spirito Santo che attualizza l’unico mistero.
CdA 612-613
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CdA 647-650
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  1105 Laέπίκλησις (« invocazione-su ») è l’intercessione con la quale il sacerdote supplica il Padre di inviare lo Spirito Santificatore affinché le offerte diventino il Corpo e il Sangue di Cristo e i fedeli, ricevendole, divengano essi pure un’offerta viva a Dio.
  1106 Insieme con l’anamnesi, l’epiclesi è il cuore di ogni celebrazione sacramentale, in modo particolare dell’Eucaristia:
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« Tu chiedi in che modo il pane diventa Corpo di Cristo e il vino [...] Sangue di Cristo? Te lo dico io: lo Spirito Santo discende e realizza ciò che supera ogni parola e ogni pensiero. [...] Ti basti sapere che questo avviene per opera dello Spirito Santo, allo stesso modo che dalla santa Vergine e per mezzo dello Spirito Santo il Signore, da se stesso e in se stesso, assunse la carne ».
nota
(35) San Giovanni Damasceno, Expositio fidei , 86 [De fide orthodoxa, 4, 13] : PTS 12, 194-195 (PG 94, 1141. 1145).
  1107 La forza trasformatrice dello Spirito Santo nella liturgia affretta la venuta del Regno e la consumazione del mistero della salvezza. Nell’attesa e nella speranza egli ci fa realmente anticipare la piena comunione della Santissima Trinità. Mandato dal Padre che esaudisce l’epiclesi della Chiesa, lo Spirito dona la vita a coloro che l’accolgono, e costituisce per essi, fin d’ora, « la caparra » della loro eredità.
nota
(36) Cf .
La comunione dello Spirito Santo
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CdA 647-650
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Ef 1,142Cor 1,22
  1108 Il fine della missione dello Spirito Santo in ogni azione liturgica è quello di mettere in comunione con Cristo per formare il suo corpo. Lo Spirito Santo è come la linfa della vite del Padre che porta il suo frutto nei tralci.
nota
(37) Cf .
Nella liturgia si attua la più stretta cooperazione tra lo Spirito Santo e la Chiesa. Egli, lo Spirito di comunione, rimane nella Chiesa in modo indefettibile, e per questo la Chiesa è il grande sacramento della comunione divina che riunisce i figli di Dio dispersi. Il frutto dello Spirito nella liturgia è inseparabilmente comunione con la Santissima Trinità e comunione fraterna.
nota
(38) Cf .
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CdA 647-650
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Gv 15,1-17Gal 5,221Gv 1,3-7
  1109 L’epiclesi è anche preghiera per la piena realizzazione della comunione dell’assemblea al mistero di Cristo. « La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo » () devono rimanere sempre con noi e portare frutti al di là della celebrazione eucaristica. La Chiesa prega dunque il Padre di inviare lo Spirito Santo, perché faccia della vita dei fedeli un’offerta viva a Dio attraverso la trasformazione spirituale a immagine di Cristo, la sollecitudine per l’unità della Chiesa e la partecipazione alla sua missione per mezzo della testimonianza e del servizio della carità.
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CdA 647-650
CONFRONTAVAI
2Cor 13,13

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