Catechismo dei Giovani
Io ho scelto voi
Morto per i peccatori
CdA 244-259 (6. Per noi obbediente fino alla morte di croce:10. Il mistero della redenzione; 11. Interpretazioni rituali, morali e giuridiche)
IN PARTICOLARE:
morto per i nostri peccatiCdA 2446.
Per noi obbediente fino alla morte di croce
Il mistero della redenzioneDio primo protagonistaCdA 261-2637.
Risorto per la nostra salvezza
Al centro della fede
Su Gesù, che agli uomini ha offerto la misericordiosa giustizia di Dio, viene pronunciata un’ingiusta condanna, e la sua sorte ultima è in tutto simile alla fine dei malfattori. Benché i suoi giudici, Pilato ed Erode, non abbiano trovato in lui nessuna colpa, viene decretata per lui l’infamante pena della crocifissione. La folla, addirittura, a Gesù preferisce Barabba, un ribelle omicida e violento (Luca 23,13-25). Viene condotto alla morte assieme a due malfattori.
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Nel momento definitivo della sua vita, egli appare come il Giusto che si è reso solidale con i peccatori. Colui nel quale non poteva essere trovata iniquità alcuna si è caricato delle nostre iniquità e ne ha portato il peso, fino a rimanere schiacciato in una morte tremenda (Isaia 53,1-6). Colui nel quale non c’era peccato ha assunto liberamente la sorte dolorosa del peccatore su di sé, facendo di essa l’espressione dell’amore e dell’obbedienza e aprendo così agli uomini la via della riconciliazione e della comunione filiale con Dio. Proprio mentre il male lo colpisce con violenza inaudita, Gesù porta a compimento, nella sua persona, quanto aveva proclamato: «Bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato» (Giovanni 14,31).
Con uno sguardo intenso di amore egli perdona Pietro, che lo ha rinnegato (Luca 22,54-62). Al ladrone pentito, che lo supplica, promette il suo regno (Luca 23,39-43). Il senso ultimo della sua morte si rivela veramente come un dono di salvezza: egli è morto per i peccatori. La sua vita è stata offerta a Dio per la liberazione e la riconciliazione di tutti. Questo significato Gesù lo aveva espresso, e anticipatamente realizzato, nella cena di addio, quando nel pane spezzato aveva indicato il suo corpo dato per noi e nel calice il suo sangue versato come alleanza per un’umanità riconciliata (Luca 22,19-20).
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Nella sua morte Gesù si rivela e si realizza come colui che, affidandosi totalmente al Padre suo, si apre in pienezza all’amore degli uomini, a cominciare dai suoi stessi nemici. In questa morte il comandamento di amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze e di amare il prossimo come se stessi è portato a realizzazione piena: Gesù morendo può dire che «tutto è compiuto» (Giovanni 19,30).
«PADRE, PERDONALI»
Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona li, perché non sanno quello che fanno»... Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Noti sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l’altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso». Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fitto alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò. (Luca 23,33-3439-46)