Catechismo dei Giovani
Io ho scelto voi
Si può servire Dio e il denaro?
CdA 134 (3. La buona notizia:4. Il Regno è per i poveri): Illusoria autosufficienza; CdA 145-149 (4. Dono di libertà e comunione:2. Liberi dagli interessi e dalle paure); CdA 1120-1123 (29. Un lavoro degno dell’uomo:2. Produrre e possedere senza cupidigia)
IN PARTICOLARE:
il giovane ricco:CdA 146 (4. Dono di libertà e comunione:2. Liberi dagli interessi e dalle paure): Liberi dalla schiavitù della ricchezza; CdA 802(21. La vocazione del cristiano:1. Chiamata di Dio e risposta dell’uomo): Risposta decisiva; CdA 899 (22. Libertà cristiana e legge evangelica: 6. La creatività dell’amore): Trascendere i comandamenti
universale destinazione dei beni:CdA 887 (22. Libertà cristiana e legge evangelica:4. Il messaggio delle “dieci parole”): Settimo comandamento
cristianesimo e solidarietàCdA 109928.
L’impegno sociale e politico
Persona e societàPluralismo e solidarietàvedi anche: CdA 1474.
Dono di libertà e comunione
Liberi dagli interessi e dalle paureLiberi dalla schiavitù della ricchezzaCdA 568-56913.
La missione della Chiesa
Rivelare e comunicare l’amore di DioLa via della testimonianzaCdA 819(
21.
La vocazione del cristiano
Seguire CristoNelle diverse esperienzeCdA 1088-108928.
L’impegno sociale e politico
Fede cristiana e responsabilità socialeRegno di Dio e riforma della società
Gesù ha espressioni roventi contro la ricchezza, che egli chiama, senza mezzi termini, disonesta, iniqua (Luca 16,9). Essa è un reale pericolo, perché distoglie il cuore dell’uomo da Dio, così che occorre fare una scelta radicale: o Dio o la corsa sfrenata alla ricchezza.
Un esempio tipico del potere che il possesso dei beni esercita sulla vita dell’uomo, chiudendolo alle esigenze di amore e di giustizia provenienti da Dio, è il rifiuto malinconico dell’uomo ricco a seguire Gesù (Luca 18,18-23). Di fronte ad esso, Gesù non può che esprimersi duramente: «Quant’è difficile, per coloro che possiedono ricchezze entrare nel regno di Dio» (Luca 18,24).
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Chiuso in se stesso, l’uomo ricco si gonfia di presunzione. Pensa che l’accumulo sfrenato dei beni sia l’unico modo per dare sicurezza e felicità alla vita. Ma il vuoto interiore e il vuoto ultimo della morte sono sempre in agguato, come per quell’uomo stolto che aveva stipato i suoi magazzini di ogni bene. «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia – ammonisce Gesù –, perché anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni» (Luca 12,15).
Soprattutto, l’attaccamento alla ricchezza rischia di creare cuori insensibili, che si danno al lusso e all’ingordigia, incuranti dei poveri che, come Lazzaro nella parabola narrata da Gesù, sulla soglia delle case dei ricchi soffrono stenti e muoiono di piaghe e di fame (Luca 16,19-31). La ricchezza ha il malvagio potere di chiudere gli uomini alle richieste dell’amore e di fornire loro false ed effimere sicurezze. Nel tentativo di smascherare questo idolo, il Vangelo assume una durezza estrema:
«Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già la vostra consolazione.
Guai a voi che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi che ora ridete,
perché sarete afflitti e piangerete»
(Luca 6,24-25).
In un mondo che propone modelli di ricchezza e di potere come unica strada di riuscita nella vita, l’accusa di Gesù è di un’attualità sconvolgente. Essa mette in guardia contro i meccanismi di una società che tende a sfamare falsamente, con uno sfrenato consumo dei beni, i desideri profondi del cuore umano. Denuncia l’insensibilità di quegli individui e di quelle nazioni che, preoccupandosi esclusivamente del proprio prestigio e del proprio benessere, non offrono un concreto aiuto a quanti vivono di stenti e hanno davanti lo spettro di una morte per fame.
La denuncia di Gesù si trasforma presto in proposta attiva: «Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma» (Luca 12,33).
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I beni devono essere impiegati per costruire solidarietà, partecipazione, concreta fratellanza nella giustizia. Sono indicazioni semplici ed essenziali, che tuttavia diventano di estrema complessità quando si tratta di applicarle alla nostra vita di oggi, ai rapporti esistenti tra i ceti sociali, al divario economico che separa le nazioni. Chi si dispone a vivere oggi la parola di Gesù, deve saper leggere i segni del nostro tempo, per darsi da fare con tempestività ed intelligenza nell’aiuto concreto, nella solidarietà ai bisognosi, nell’appoggio a movimenti e proposte per una maggiore giustizia.
A caratterizzare il nostro impegno deve essere lo stile della gratuità, secondo la parola di Gesù: «Quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti» (Luca 14,13-14).
Ogni impegno per un mondo più solidale, per rapporti più giusti, deve essere condotto senza pretesa di riconoscimenti e di ricompense umane. Solo questo incessante e disinteressato prodigarsi lascerà trasparire che stiamo edificando, nella pazienza e nell’attesa fiduciosa, i segni di un mondo nuovo dove regna Dio.
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LA STOLTEZZA DEL RICCO
Uno della folla gli disse: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi ?». E disse loro: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno é nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni». Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio».