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CATECHISMO DEGLI ADULTI

CATECHISMO DEGLI ADULTI
INDICE TEMATICO
Z



Catechismo degli Adulti


Fiducia nella ragione
[26]  L’esperienza religiosa è solo un sentimento, un’intuizione, o anche 1-27.pnguna conoscenza razionale? Può il nostro ragionamento elevarsi fino a Dio?
La Chiesa crede e insegna che «Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale dell’umana ragione a partire dalle cose create»
nota
Concilio Vaticano I, Dei Filius, II - DS 3004; Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 6.
. Questa dichiarazione del Concilio Vaticano I, ripresa dal Concilio Vaticano II, è un’affermazione di fede, ma costituisce un caposaldo a difesa della ragione e della sua dignità.
Il nostro accesso a Dio passa anche per la via dell’intelligenza. «La Chiesa rimane ferma, anche se dovesse rimanere sola, nel rivendicare alla ragione questa suprema possibilità»
nota
Paolo VI, Discorso del 27 novembre 1968.
: la sua convinzione deriva dalla rivelazione dell’Antico e del Nuovo Testamento.
[27]  Il libro della Sapienza biasima quanti non giungono a riconoscere il Dio vivente. I più stolti sono quelli che adorano come divinità gli oggetti senza vita costruiti dalle mani stesse dell’uomo, immagini d’oro, d’argento, di legno; ma falliscono anche coloro che rivolgono l’attenzione alle grandi opere di Dio, alle forze della natura, quali il fuoco, l’aria, l’acqua, le stelle. Questi ultimi si muovono nella giusta direzione, ma neppure loro arrivano alla meta. Conquistati dalla bellezza e dalla potenza delle creature, «si lasciano sedurre dall’apparenza» (Sap 13,7) e le divinizzano, senza risalire al loro Creatore: «Dai beni visibili non riconobbero colui che è, non riconobbero l’artefice, pur considerandone le opere» (Sap 13,1). Avrebbero invece dovuto capire quanto più bello e più potente è colui che le ha create, perché «dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si conosce l’autore» (Sap 13,5).
La Lettera ai Romani rimprovera duramente gli uomini «che soffocano la verità nell’ingiustizia» (Rm 1,18), in quanto rifiutano di riconoscere e adorare il vero Dio, pur avendone un’iniziale conoscenza intellettuale. «Ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto... Dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute» (Rm 1,1920). Per chi è ben disposto, l’eterna Potenza invisibile si lascia quasi intravedere attraverso il panorama della creazione. Purtroppo gli uomini, nella loro superbia, si chiudono davanti al mistero di Dio, si lasciano trascinare da passioni vergognose, precipitano nella corruzione morale
nota
Cf. Rm 1,18-32.
.
Conoscenza indiretta
[28] Secondo la fede della Chiesa, la ragione può conoscere con certezza l’esistenza di Dio. Ma come mettere in atto concretamente questa capacità?
Dio non è un contenuto di esperienza accanto ad altri. Viene conosciuto indirettamente, attraverso il mondo e l’uomo, come fondamento e orizzonte di ogni cosa. La sua conoscenza viene esplicitata per via di riflessione razionale, secondo diverse prospettive.
Dalla precarietà a Dio
[29] Il limite e la precarietà delle cose, il loro iniziare, mutare e finire, il fatto che esistono e possono non esistere, tutto indica che il mondo non è autosufficiente e in definitiva riceve esistenza e vita da un Altro, il quale a sua volta basta pienamente a se stesso e non ha bisogno di ricevere da nessuno.
Se una catena pende dall’alto, ogni anello è sostenuto dal precedente; ma poi ci vuole un perno che li sostenga tutti. Senza un ancoraggio definitivo, la contingenza non solo sarebbe irrazionale, ma anche invivibile. Non potremmo sopportare con lucida coerenza il continuo morire di ogni cosa, il continuo precipitare nel nulla. Niente avrebbe valore.
CdA, 15
CONFRONTAVAI
Dall’ordine a Dio
[30] Beato chi sa meravigliarsi! La bellezza, la varietà, l’ordine mirabile delle cose, la complessità delle strutture viventi, il mistero della persona umana, intelligente e libera, che torna a sbocciare in ogni bambino che nasce, il semplice fatto che la natura sia intelligibile alla nostra mente: tutto rinvia a una Intelligenza creatrice.
Una cattedrale è ben più che un mucchio di pietre; è una nuova unità ordinata. Per questo le pietre da sole non diventano cattedrale: hanno bisogno di un progetto e di un architetto. Non è pensabile che gli elementi che compongono i corpi dell’universo da soli siano capaci di organizzarsi, fino a formare esseri diversissimi tra loro, di inaudita complessità e con qualità e funzioni originali.
Se nel corso dell’evoluzione il più emerge dal meno, non può trattarsi di un fatto automatico o casuale. Gli elementi naturali, sebbene abbiano un ruolo attivo, non spiegano tutto. Per convergere in una nuova e più perfetta unità, devono essere assunti da un’Intelligenza ordinatrice e creatrice. Questa causa suprema fa emergere la novità dalla continuità dello sviluppo. Sostiene le cause naturali, non interferisce, non si pone accanto, come se fosse una di esse, magari la più potente. Si colloca a un livello diverso, trascendente e immanente nello stesso tempo.
Dallo spirito umano a Dio
[31]  Si può risalire a Dio non solo a partire dal mondo, ma anche dallo spirito umano. È facile rendersi conto che siamo limitati nel conoscere e nel volere: non possediamo la verità intera né la felicità completa; non conosciamo pienamente neppure un filo d’erba e non riusciamo ad allungare la nostra vita di «un’ora sola» (Lc 12,25); errori e peccati ci opprimono. Tuttavia conosciamo una cosa dopo l’altra, raggiungiamo un bene dopo l’altro, passiamo da un’esperienza all’altra in un dinamismo inesauribile. Non possiamo fermarci a nessun traguardo. Giudichiamo parziale qualsiasi contenuto di conoscenza, perché lo vediamo nella prospettiva dell’essere, come un’isola sullo sfondo dell’oceano. Siamo liberi in ogni scelta, perché non c’è proporzione tra le mete a portata di mano e il bene che desideriamo. Siamo aperti su un orizzonte infinito con l’intuizione e il desiderio; tutte le cose intorno a noi sembrano sussurrare: «Non siamo noi il tuo Dio. Cerca sopra di noi»
nota
Sant’Agostino, Confessioni, 10, 6, 9.
.
La nostra mente è polarizzata e, per dir così, programmata sull’infinito, come la vista è fatta per la luce. E, come non vediamo la luce in se stessa, ma solo attraverso gli oggetti illuminati, così non conosciamo l’Infinito in se stesso, ma solo attraverso i contenuti particolari della nostra esperienza. L’Infinito, «vita che vivifica ogni vita, luce che illumina ogni luce»
nota
San Bonaventura da Bagnoregio, Il legno della vita, 3, 47.
, è sempre davanti a noi, anche se non ce ne rendiamo conto: non si tratta di una proiezione illusoria, ma di un presupposto oggettivo del nostro conoscere e volere. Ci attrae a sé con la sua presenza velata e implicita, attraverso le creature; mette in moto e sostiene tutto il nostro agire spirituale.
Verità sapienziale
[32]  Nell’universo siamo un granello di polvere, ma dotato di pensiero e di volontà, aperto al mistero infinito. Siamo una minuscola goccia, in cui però si riflette il cielo. Dio ci ha creati capaci di ricevere la sua comunicazione e ora ci offre «nelle cose create una perenne testimonianza di sé»
nota
Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 3.
. Ci parla senza fare rumore, con il suo stesso operare
nota
Cf. San Tommaso d’Aquino, Commento alla seconda Lettera ai Corinzi, 1, 12.
.
Per udire Dio non basta essere intelligenti; bisogna avere il cuore ben disposto. La sua esistenza è una verità di carattere etico e sapienziale: non la si capisce soltanto, ma la si apprezza, la si accosta in modo appassionato. Può senz’altro essere conosciuta dalla ragione; ma la ragione viene resa disponibile alla ricerca e all’adesione solo quando assumiamo, con l’aiuto della grazia, un atteggiamento umile e rispettoso di meraviglia, fiducia e accoglienza.
Linguaggio inadeguato
[33]  Confidando nelle possibilità della ragione riguardo a Dio, la Chiesa respinge la tendenza all’agnosticismo, presente nella cultura contemporanea. Rimane però ben consapevole dei limiti umani, non solo etici, ma anche propriamente conoscitivi. Dio «abita una luce inaccessibile» (1Tm 6,16), «ineffabilmente elevato al di sopra di tutto ciò che è e che può essere concepito al di fuori di lui»
nota
Concilio Vaticano I, Dei Filius, I - DS 3001.
. Le creature ricevono tutto da lui e quindi hanno con lui una certa somiglianza; ma la dissomiglianza è ancora maggiore
nota
Cf. Concilio Lateranense IV, Costituzione2 - DS 806.
.
CCC, 39-43CCC 170-171CdA, 316
CONFRONTAVAI
[34] In che misura possiamo conoscere Dio? Possiamo riferire a lui i nostri concetti, che più o meno direttamente derivano dall’esperienza sensibile? Possiamo parlare di lui o dobbiamo tacere?
La ragione umana attinge Dio in maniera indiretta e inadeguata; non lo comprende, lo addita soltanto; lo conosce precisamente come mistero. Dio è semplice e sussistente. Se dico di lui che è potente, sapiente e buono, lo rappresento come uno che ha la potenza, la sapienza e la bontà e quindi come un soggetto sussistente, ma purtroppo anche composto e imperfetto. Se invece dico di lui che è la potenza, la sapienza, la bontà e l’essere stesso, lo rappresento come una perfezione semplice e illimitata, ma purtroppo non come un soggetto sussistente. Quanto al modo di rappresentare, i nostri concetti non sono mai idonei per indicare Dio, né quelli concreti né quelli astratti. Neppure il concetto primo di ente, che è incluso in ogni altro, può significare Dio in modo corretto, perché significa ciò che ha l’essere, che lo partecipa
nota
Cf. San Tommaso d’Aquino, Sul Libro delle Cause, 4, 1, 47; Sulla Potenza, q. 7, a. 2 ad 7; q. 7, a. 3 ad 7.
. Dio propriamente non è un ente tra gli altri; rimane al di là di tutti gli enti come fondamento necessario della loro esistenza. Non possiamo pensarlo direttamente in se stesso. D’altra parte in lui, proprio perché è il fondamento originario, devono concentrarsi, in modo eminente e misterioso, tutte le perfezioni disseminate nelle creature. Le perfezioni pure, che di per sé non comportano alcun limite, si trovano in lui formalmente; le altre virtualmente. Quanto ai significati e ai contenuti i nostri concetti si possono dunque riferire a Dio. Possiamo conoscerlo indirettamente e limitatamente. Il discorso teologico rimane in ogni caso un balbettare al limite del silenzio, un preludio all’adorazione: «Ti supplico, Signore Dio mio, insegna al mio cuore dove e come abbia a cercarti, dove e come possa trovarti. Signore, se tu non sei qui, dove andrò a cercarti? Se poi sei dappertutto, perché non ti vedo qui presente? Tu certo abiti una luce inaccessibile»
nota
Sant’Anselmo d’Aosta, Proslogion, 1, 2.
.
[35] Secondo la fede della Chiesa, fondata sulla Bibbia, la ragione umana attraverso la mediazione delle cose create può conoscere con certezza Dio, principio primo e fine ultimo di tutta la realtà.
La riflessione razionale è valida in se stessa, ma il suo sviluppo è favorito dalle buone disposizioni morali. La conoscenza che si ottiene è vera, ma indiretta e limitata.
La via mistica della missione
[567]  La carità è anche la via privilegiata dell’evangelizzazione. A volte è una via che rimane nascosta. In forza della carità, la liturgia, la preghiera, la contemplazione, l’umiltà e la sofferenza hanno un potere di intercessione presso Dio e quindi una misteriosa efficacia missionaria. Per questo santa Teresa di Gesù Bambino, nella clausura del suo monastero, ha meritato di diventare la patrona delle missioni. Soprattutto è fecondo il sacrificio della vita: «Diventiamo più numerosi tutte le volte che siamo mietuti; è un seme il sangue dei cristiani»
nota
Tertulliano, Apologetico, 50, 13.
.
La via della testimonianza
[568]  La via della carità ha anche un’efficacia verificabile, quella della testimonianza: «Si è missionari prima di tutto per ciò che si è, come Chiesa che vive profondamente l’unità dell’amore, prima di esserlo per ciò che si dice o si fa»
nota
Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 23.
. L’evangelizzazione avviene per irradiazione, prima che per iniziative specifiche. Attraverso la testimonianza dei singoli credenti, delle famiglie e delle comunità, l’amore di Dio va a raggiungere le persone nella loro situazione concreta e le dispone a credere. Specialmente nel clima odierno, permeato di materialismo pratico, estraneità reciproca e indifferenza religiosa, molte porte si aprono solo per il fascino dell’amicizia e della solidarietà. Anche i distratti e i superficiali rimangono colpiti e si accostano al messaggio cristiano.
[569]  Interpella le coscienze con particolare efficacia l’amore preferenziale per i poveri, che, mentre contraddice l’egoismo radicato nell’uomo e le discriminazioni presenti nella società, si fa espressione di una benevolenza diversa, quella di Dio, gratuita e rivolta a tutti. Per questo l’azione caritativa ha sempre avuto grande rilievo nella vita e nella missione della Chiesa. Già la comunità di Gerusalemme aveva un’assistenza organizzata per i bisognosi
nota
Cf. At 6,2-6.
; quella di Roma nel III secolo manteneva a sue spese più di millecinquecento vedove e poveri
nota
Cf. San Cornelio papa, Lettera a Fabio di Antiochia (in Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica, 6, 43, 11.
; moltissime comunità ai nostri giorni sono impegnate nei problemi dell’emarginazione e del sottosviluppo. Emerge oggi la consapevolezza che la solidarietà con gli oppressi esige anche una sincera revisione della propria vita da parte dei cristiani.
[570]  A partire dall’attenzione preferenziale ai poveri, la carità evangelica è criterio ed energia per la «trasformazione del mondo»
nota
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 38.
. Promuove nella società i valori del regno di Dio, quali il rispetto della libertà e dei diritti dell’uomo, la giustizia, l’uso ragionevole della natura, la pace
nota
Cf. Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 42.
. Contesta i poteri politici ed economici oppressivi
nota
Cf. Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 43.
. Si adopera per la crescita di tutto l’uomo e di tutti gli uomini, ben sapendo che le salvezze storiche prefigurano quella eterna e che la promozione umana è parte integrante dell’evangelizzazione.
La via dell’annuncio
[571]  La presenza operosa non basta. La testimonianza cristiana include la professione pubblica della fede
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium,11.
. L’evangelizzazione ha al suo centro l’annunzio esplicito che Dio ci dona la salvezza in 13-276.pngGesù Cristo, crocifisso e risorto. «La fede dipende dalla predicazione» (Rm 10,17); la Chiesa è generata dalla Parola. Anche i fedeli laici, devono saper annunciare Cristo agli altri credenti e ai non credenti
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Apostolicam actuositatem, 6.
.
L’annuncio deve essere coraggioso e franco, ma anche umile: la verità, che abbiamo ricevuto in dono, non è un vanto per noi; è una responsabilità. L’amore per gli interlocutori esige che si rispetti la loro libertà e si tenga conto della loro situazione esistenziale, sociale e culturale, del loro linguaggio, delle loro aspirazioni, dei loro valori etici e religiosi.
Intercessione, testimonianza e annuncio sono le vie della missione, per le quali devono incamminarsi i singoli cristiani, le famiglie e le comunità. Un radicale cambiamento di mentalità e una profonda revisione pastorale occorrono oggi per dare slancio alla missione universale.
Rivolti alla meta
[821]  Il Signore Gesù ha detto: «Io sono la via» 21-408.png(Gv 14,6); «Io sono la porta» (Gv 10,7). La meta alla quale conduce, la dimora in cui fa entrare è il Padre
nota
Cf. Gv 14,2-6.
. «La porta è il Figlio... la chiave della porta è lo Spirito Santo... la casa è il Padre... Se la chiave non apre..., la porta non viene aperta; ma se la porta non si apre, nessuno entra nella casa del Padre»
nota
San Simeone Nuovo Teologo,Catechesi, 33, 96-106.
.
I cristiani, «mossi» dallo Spirito Santo, «seguono Cristo povero, umile e carico della croce», obbedendo a Dio Padre, «che adorano in spirito e verità»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 41.
. La loro esistenza è camminare secondo lo Spirito, seguire Cristo, andare al Padre: «Coloro che hanno ricevuto e portano lo Spirito di Dio vengono condotti al Verbo, cioè al Figlio, e il Figlio li accoglie e li presenta al Padre, e il Padre dona loro l’incorruttibilità»
nota
Sant’Ireneo di Lione, Esposizione della predicazione apostolica, 7.
.
CdA, 328-334
CONFRONTAVAI
Gesù nostra via
[865]  Gli atteggiamenti indicati dalle beatitudini tracciano la via cristiana alla felicità; in definitiva si riassumono nell’affidarsi totalmente all’amore di Dio e nel riamare Dio e gli altri fino al dono totale di sé. Su questa via Gesù si pone davanti a noi come modello vivo e personale, con una forza di persuasione e una ricchezza di valori che trascende qualsiasi norma etica. Egli incarna la legge e la supera nell’amore. È la «via nuova e vivente» (Eb 10,20), «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). Chi lo segue «non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12).
Meravigliosa rivelazione
[1233]  «Disse Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”» (Gv 14,6).
Il Signore Gesù è l’unica via per arrivare al Padre, perché è la rivelazione di Dio in questo mondo e la comunicazione della sua vita agli uomini. È la via, perché è anche la meta: «Io e il Padre siamo una cosa sola» (Gv 10,30).
L’originalità del cristianesimo è proprio questa: Dio si è fatto uomo e ci chiama a vivere eternamente con sé; si è donato nella storia, perché vuole donarsi nell’eternità. Le altre religioni intuiscono che esiste la divinità, sorgente misteriosa di ogni cosa; avvertono che, dopo la morte, ci deve essere un premio per i giusti e un castigo per i malvagi. Ma sono lontane dal pensare che Dio abbia condiviso personalmente la nostra condizione umana, legandosi a noi per sempre, e che il premio destinato ai giusti sia la partecipazione alla vita stessa di Dio.
CdA, 38
CONFRONTAVAI
Lieti nella speranza
[1234]  «Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri» (1Gv 4,11). Se crediamo che Dio è arrivato a dare il Figlio unigenito e lo Spirito Santo per attirarci a sé, dobbiamo anche noi amare senza misura e costruire la Chiesa come comunità di carità al servizio di tutto il mondo. Cristo è la via «nuova e vivente» (Eb 10,20) da seguire e la meta dove incontreremo il Padre. Lo Spirito Santo ci unisce sempre più a lui e ci rende «lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli» (Rm 12,12-13). «Canta dunque come il viaggiatore, canta e cammina, senza deviare, senza indietreggiare, senza voltarti. Qui canta nella speranza, lassù canterai nel possesso. Questo è l’alleluia della strada, quello l’alleluia della patria»
nota
Sant’Agostino, Discorsi, 256, 3.
.
Conversione continua
[932]  Una volta convertiti dobbiamo convertirci ancora. «La conversione si esprime fin dall’inizio con una fede totale e radicale, che non pone né limiti né remore al dono di Dio. Al tempo stesso, però, essa determina un processo dinamico e permanente che dura per tutta l’esistenza, esigendo un passaggio continuo dalla “vita secondo la carne” alla “vita secondo lo Spirito”»
nota
Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 46.
. In questo spirito la Chiesa ogni anno propone a tutti la Quaresima quale segno liturgico della conversione.
Dobbiamo renderci conto della precarietà della vita nuova in noi, sempre bisognosa di uno speciale aiuto di Dio
nota
Cf. Concilio di Trento, Sess. VI, Decr. Sulla giustificazione, Can. 22 - DS1572.
. Questa umile consapevolezza costituisce il fondamento permanente del nostro cammino: «Il primo passo è l’umiltà; il secondo passo è ancora l’umiltà; il terzo ancora l’umiltà; e per quanto tu chieda, io darò sempre la stessa risposta: l’umiltà»
nota
Sant’Agostino, Lettere, 118, 22.
.
Dobbiamo ritenerci ancora lontani dalla meta e progredire verso di essa. «Fratelli, state lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda» (2Cor 13,11). La carità vuole crescere. Chi rinuncia deliberatamente a progredire, non ha la carità; è ancora schiavo del peccato. Il progresso poi consiste nel cercare di evitare ogni peccato mortale e ogni peccato veniale deliberato, e nel fare il bene con motivazioni sempre più pure.
[933] Se da un lato dobbiamo impegnarci seriamente nel cammino della perfezione, dall’altro occorre essere pazienti. Ordinariamente il cammino procede faticoso e lento; conosce crisi, ritardi, ricadute. Una certa distanza tra l’ideale e la prassi rimarrà sempre. Riconoscere lucidamente la propria debolezza serve per rimanere umili, per essere miti con gli altri, per confidare in Dio, che ci ama così come siamo.
Direzione spirituale
[934] Il cammino, a parte vocazioni molto particolari, non deve essere solitario. I fratelli sono poveri come noi, ma sono cooperatori di Dio per la nostra santificazione. È importante l’inserimento in un gruppo di formazione, in una esperienza concreta di Chiesa. È prezioso, e almeno in alcuni momenti necessario, un consigliere o direttore spirituale. Si tratta di un educatore che, servendosi prevalentemente del dialogo, aiuta a discernere la volontà di Dio e a compierla. Viene scelto liberamente e mantenuto stabilmente, perché possa conoscere bene, consigliare con chiarezza, istruire, stimolare, verificare, correggere con gradualità. È preferibile che sia un sacerdote, anzi il confessore; ma può essere anche un’altra persona, purché abbia le qualità necessarie: pietà, zelo, umiltà, equilibrio, scienza, esperienza, bontà, disinteresse, riservatezza. Al consigliere spirituale si deve aprire il cuore con sincerità e fiducia. Le sue direttive vanno seguite con docilità.
[935] Infine, il cammino spirituale per non rimanere velleitario, deve darsi un’appropriata disciplina. Contro la pigrizia e le eventuali crisi di scoraggiamento occorre seguire un programma personale di vita, realistico, commisurato alle proprie possibilità, flessibile, ma con alcuni punti fermi. Ognuno deve camminare con il suo passo, ma con perseveranza.
[936] « Nelle corse allo stadio tutti corrono... per ottenere una corona corruttibile, noi invece una incorruttibile» (1Cor 9,24-25).
[937]  Ogni cristiano ha un suo proprio cammino spirituale, ma alcune linee generali sono comuni a tutti. Secondo il concilio Vaticano II, la via che conduce alla perfezione della carità, cioè alla santità, comprende esperienze di preghiera, di purificazione e dominio di sé, di esercizio delle virtù e servizio del prossimo
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 42.
.
Necessità della preghiera
[938] La preghiera ha una incidenza senza pari nello sviluppo della vita cristiana.
«Senza la luce di Dio nessun uomo si salva. Essa fa muovere all’uomo i primi passi; essa lo conduce al vertice della perfezione. 24-456.pngPerciò se vuoi cominciare a possedere questa luce di Dio, prega; se sei già impegnato alla salita della perfezione e vuoi che questa luce in te aumenti, prega; se sei giunto al vertice della perfezione e vuoi ancora luce per poterti in essa mantenere, prega; se vuoi la fede, prega; se vuoi la speranza, prega; se vuoi la carità, prega; se vuoi la povertà, prega; se vuoi l’obbedienza, la castità, l’umiltà, la mansuetudine, la fortezza, prega. Qualunque virtù desideri, prega»
nota
Beata Angela da Foligno, Il libro, Istruzioni, 3, 138-147.
. La preghiera è necessaria per salvarsi; a maggior ragione lo è per giungere alla perfezione. È il primo mezzo, efficacissimo e accessibile a tutti. Ci ottiene la grazia di Dio e ci dispone ad accoglierla. Alimenta in noi una mentalità di fede e ci aiuta a discernere la volontà di Dio. A lungo andare trasforma la nostra personalità e innalza la stessa vita ordinaria a dialogo con Dio, facendone una risposta consapevole di amore. Occorre organizzare il proprio tempo con un programma che preveda momenti di preghiera nel giorno, nella settimana, nel mese e nell’anno, tenendo conto degli impegni familiari, professionali e sociali.
CCC, 2650-2660CCC 2697-2719CdA, 955-1013
CONFRONTAVAI
Consigli per la preghiera
[939]  Non serve a niente pregare a lungo, ripetendo e accumulando formule vuote
nota
Cf. Mt 6,7.
. La preghiera privata vocale ha senso se è finalizzata a suscitare fervore. Proprio perché mira a destare il fervore del sentimento e della volontà, ha grande importanza quella riflessione affettiva che si chiama meditazione. Essa dispone a ricevere più fruttuosamente i sacramenti, libera dalla superficialità, provoca una conversione seria. Sant’Alfonso Maria de’ Liguori afferma che la meditazione è incompatibile con il peccato: o si lascia presto l’orazione mentale o si lascia presto il peccato
nota
Cf. Sant’Alfonso Maria de’ Liguori,Pratica del confessore, 122.
.
[940] Tra le forme di preghiera privata, accanto alla meditazione è da raccomandare la pratica quotidiana dell’esame di coscienza, utilissima per una progressiva purificazione del cuore. Si verificano i propri atti e atteggiamenti, buoni e cattivi; si concentra l’attenzione su una disposizione particolare, rinnovando ogni volta il pentimento sincero, il proposito fermo, l’impegno di vigilanza riguardo alle tentazioni e alle occasioni pericolose.
[941]  La vita spirituale si nutre della parola di Dio. Il contatto con essa deve essere assiduo. Le modalità possono essere varie: proclamazione liturgica e omelia, catechesi, studio personale, meditazione e lettura spirituale. Chi ne ha la possibilità è bene che almeno qualche volta faccia l’esperienza estremamente fruttuosa di un ascolto prolungato e intenso nei ritiri e negli esercizi spirituali.
CdA, 625-631
CONFRONTAVAI
[942] L’esistenza cristiana è plasmata dai sacramenti, soprattutto dall’eucaristia, che ci conforma a Cristo nella sua dedizione pasquale e ci comunica la sua carità e la sua gioia. Di qui l’urgenza di partecipare regolarmente e con fervore alla Messa festiva e l’utilità, quando è possibile, di farlo nei giorni feriali. Anche il sacramento della riconciliazione ha un’importanza decisiva, non solo per attuare la conversione dal peccato mortale alla vita di grazia, ma anche per sostenere la conversione permanente. È opportuno riceverlo con regolarità periodica, senza cadere nell’abitudine, rinnovando ogni volta una sincera contrizione e un fermo proposito. È bene che sia accompagnato da un minimo di direzione spirituale da parte del confessore.
CdA, 691
CONFRONTAVAI
CdA 709
CONFRONTAVAI
[943] Oltre la partecipazione frequente ai sacramenti è da consigliare la liturgia delle ore, specialmente la preghiera delle lodi al mattino e quella dei vespri alla sera. Non è riservata al clero o ai religiosi: oggi molti laici ne riscoprono la bellezza e la fecondità.
CdA, 959
CONFRONTAVAI
Disciplina interiore
[944]  Dalla preghiera riceve energia l’impegno assiduo di purificazione, 24-457.png dimensione essenziale del cammino spirituale. Nel nostro cuore si scontrano il desiderio del bene e le inclinazioni disordinate, lo Spirito di Dio e l’egoismo: «La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste» (Gal 5,17). Anche dopo la remissione dei peccati rimangono l’oscurità dell’intelligenza, la debolezza della volontà, le inclinazioni ribelli alla ragione. Occorre un lungo e faticoso esercizio per acquistare equilibrio interiore e autentica libertà. In un certo senso, liberi non si nasce, si diventa.
CCC, 1762-1775CdA, 710
CONFRONTAVAI
[945] La purificazione della mente consiste nel coltivare una conoscenza oggettiva e una riflessione rigorosa, nel maturare salde convinzioni e idee guida capaci di risvegliare l’amore a Dio, nel rafforzare la volontà compiendo il bene anche con sacrificio.
CCC, 1430CCC 1809
[946]  Lucida consapevolezza e ferma volontà sono necessarie per controllare l’affettività e orientarla al bene. I sentimenti sono 24-459.pngrisonanze attive della coscienza ai rapporti vitali con se stessi, con gli altri, con la natura e con Dio. Si riducono in definitiva a una reazione positiva di simpatia nella triplice modalità dell’amore, del desiderio e della gioia, e a una reazione negativa di avversione nelle modalità dell’odio, del timore e della tristezza o della collera. Sono energie immense, non da soffocare, ma da finalizzare secondo la retta ragione, assumendole nelle varie virtù, in modo da poter compiere il bene spontaneamente. Così disciplinati, i sentimenti ci rendono agevoli le corrette relazioni interpersonali, ci consentono di valutare e decidere con saggezza, di rimanere sereni nelle contrarietà. A proposito di contrarietà, il cristiano è chiamato a spingersi molto lontano: accettare le sofferenze che capitano, anche quelle ingiuste; non tanto umiliarsi, quanto lasciarsi umiliare; guarire dai vari rancori e riconciliarsi con tutti e con tutto.
[947] La disciplina dei sentimenti si integra con la disciplina del corpo. In concreto, quest’ultima comprende i seguenti elementi: sobrietà nel cibo, nell’abbigliamento, nelle comodità, nei consumi superficiali e banali; controllo degli sguardi e delle conversazioni; rinuncia agli interessi inutili e pericolosi; dominio dell’istinto sessuale.
Esercizio delle virtù
[948] Questo lavoro complesso e paziente di purificazione va verso una progressiva unificazione e dilatazione interiore. Non si tratta di fare il vuoto o di annullare se stessi, alla maniera delle tradizioni ascetiche orientali, ma di acquistare il dominio di sé, per essere veramente liberi di donarsi a Dio e ai fratelli, per conformarsi sempre più a Cristo crocifisso e risorto.
CCC, 1811CCC 1828CCC 2015
[949] La formazione spirituale procede per la triplice via della preghiera, del dominio di sé, dell’esercizio pratico delle virtù.