CATECHISMO DEGLI ADULTI
INDICE TEMATICO
A
Abbà, Aborto, Abramo, Adorazione, Adulterio, Aldilà, Alleanza, Ambiente, Amore, Anàmnesi, Angeli, Angoscia, Anima, Anno liturgico, Annuncio, Antico Testamento, Anziani, Apostolato, Apostoli, Apparizioni, Armi, Arte, Ascensione, Ascesi, Assemblea, Associazioni ecclesiali, Assoluzione, Ateismo, Attrizione, Autoerotismo, Autorità, Avvento, Azione Cattolica,
B
C
Canone biblico, Carattere sacramentale, Carisma, Carità, Castità, Catechesi, Catechismo, Catecumenato, Cattolico, Celibato, Cena, Chiesa, Cibo, Civiltà cristiana, Collegialità episcopale, Collettivismo, Comandamenti, Comunicazione, Comunione, Comunità, Concilio, Concupiscenza, Confermazione, Confessione, Conoscenza di Dio, Consacrazione, Consigli evangelici, Contraccezione, Contrizione, Conversione, Coppia, Corpo, Coscienza, Creazione, Credo, Cresima, Criminalità, Cristo, Critica, Croce, Culto, Cultura, Cuore,
Canone biblico
Carattere sacramentale
Carisma
Carità
Castità
Catechesi
Catechismo
Catecumenato
Cattolico
Celibato
Cena
Chiesa
Carattere sacramentale
Carisma
Carità
Castità
Catechesi
Catechismo
Catecumenato
Cattolico
Celibato
Cena
Chiesa
Cibo
Civiltà cristiana
Collegialità episcopale
Collettivismo
Comandamenti
Comunicazione
Comunione
Comunità
Concilio
Concupiscenza
Confermazione
Confessione
Civiltà cristiana
Collegialità episcopale
Collettivismo
Comandamenti
Comunicazione
Comunione
Comunità
Concilio
Concupiscenza
Confermazione
Confessione
Conoscenza di Dio
Consacrazione
Consigli evangelici
Contraccezione
Contrizione
Conversione
Coppia
Corpo
Coscienza
Creazione
Credo
Cresima
Consacrazione
Consigli evangelici
Contraccezione
Contrizione
Conversione
Coppia
Corpo
Coscienza
Creazione
Credo
Cresima
D
E
F
G
I
Idolatria, Illuminismo, Imitazione, Immagini sacre, Immortalità, Impegno, Impresa, Impurità, Incarnazione, Incesto, Indissolubilità, Individuo, Induismo, Indulgenze, Infallibilità, Inferi, Infermi, Inferno, Iniziazione cristiana, Inquinamento ambientale, Intenzione fondamentale, Intercessione, Interpretazione, Invocazione, Islam, Ispirazione, Israele, Istituti secolari,
L
M
Maestro, Magistero, Malattia, Male, Marana tha, Maria, Martirio, Masturbazione, Materia, Materialismo, Matrimonio, Mediazione, Meditazione, Memoriale, Mente, Meriti, Messa, Messia, Ministeri, Ministro, Miracoli, Misericordia, Missione, Mistero, Mistica, Monachesimo, Mondo, Monoteismo, Morale, Morte, Movimenti,
N
O
P
Pace, Padre, Paolo, Papa, Parabole, Paradiso, Parola, Parrocchia, Parusia, Pasqua, Passione, Pastori, Pazienza, Peccato, Pelagianesimo, Pena, Penitenza, Pentecoste, Perdono, Persecuzione, Persona, Piacere, Pietro, Pluralismo, Poligamia, Politeismo, Politica, Popolo, Possessione, Povertà, Predestinazione, Predicazione, Preghiera, Presbitero, Presenza, Primato, Processo, Procreazione responsabile, Profeta, Progresso, Proprietà, Prostituzione, Provvidenza, Prudenza, Pudore, Purgatorio, Purificazione, Puro,
Pazienza
Peccato
Pelagianesimo
Pena
Penitenza
Pentecoste
Perdono
Persecuzione
Persona
Piacere
Pietro
Pluralismo
Peccato
Pelagianesimo
Pena
Penitenza
Pentecoste
Perdono
Persecuzione
Persona
Piacere
Pietro
Pluralismo
Poligamia
Politeismo
Politica
Popolo
Possessione
Povertà
Predestinazione
Predicazione
Preghiera
Presbitero
Presenza
Primato
Politeismo
Politica
Popolo
Possessione
Povertà
Predestinazione
Predicazione
Preghiera
Presbitero
Presenza
Primato
Processo
Procreazione responsabile
Profeta
Progresso
Proprietà
Prostituzione
Provvidenza
Prudenza
Pudore
Purgatorio
Purificazione
Puro
Procreazione responsabile
Profeta
Progresso
Proprietà
Prostituzione
Provvidenza
Prudenza
Pudore
Purgatorio
Purificazione
Puro
R
S
Sacerdozio, Sacramentali, Sacramenti, Sacrificio, Salario, Salmi, Salute, Salvezza, Santi, Santità, Sapienza, Satana, Scienza, Scrittura Sacra, Scuola, Segno, Sentimenti, Servizio, Sessualità, Signore, Simbolo, Sindacato, Società, Soddisfazione, Sofferenza, Solidarietà, Sopravvivenza, Speranza, Spirito Santo, Spiritualità, Sport, Sposi, Stati di vita, Stato, Storia, Successione apostolica, Suffragi, Suicidio, Superstizione,
T
V
Z
Catechismo degli Adulti
VEDI ANCHE
[62] La Rivelazione, che è comunicazione viva, si trasmette per Tradizione viva nella comunità dei credenti, servendosi della Sacra Scrittura come di un documento divinamente ispirato.
La Tradizione è la comunicazione della verità rivelata attraverso la dottrina, il culto e la vita del popolo di Dio.
Tutto il popolo cristiano, illuminato interiormente dallo Spirito Santo mediante il senso soprannaturale della fede, prende attivamente parte alla Tradizione, in comunione con i pastori, ai quali è affidato il compito di dare l’interpretazione autentica.
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[309] Il concilio di Efeso, dell’anno 431, rifiuta la dottrina nestoriana, secondo cui in Cristo ci sarebbero due soggetti, uniti moralmente: il Verbo e l’uomo Gesù. Afferma che il Verbo non ha unito a sé la persona di un uomo, ma si è fatto uomo e nella sua umanità è nato da Maria, ha sofferto, è risorto; perciò una sola persona, un solo e medesimo Figlio di Dio è vero Dio e vero uomo, e Maria è vera madre di Dio.
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Un linguaggio difficile
[344] Secondo un’opinione abbastanza diffusa, il mistero della Trinità sarebbe una dottrina astrusa e lontana dalla vita. In realtà, invece, è una luce che dà significato e bellezza a tutto, sebbene in se stessa non possa essere fissata, perché troppo intensa.
In Cristo e nella sua Chiesa Dio ha dato se stesso, come egli è, Padre e Figlio e Spirito Santo. La fede cristiana fin dalle origini professa il monoteismo trinitario, escludendo da una parte il politeismo e dall’altra il monoteismo rigido; ma, per trovare un’espressione linguistica accurata e precisa, ha impiegato molti secoli; anzi, si può dire che la ricerca continua ancora, perché l’intelligenza del mistero, per quanto inadeguata e debolissima, risulta sempre ardua da formulare.
Le formule trinitarie, proposte con autorità dal magistero ecclesiastico, mettono in evidenza sia l’uguaglianza e l’opera comune delle persone divine sia l’ordine reciproco e dinamico tra di loro. Una delle più complete e analitiche è quella del concilio di Firenze, nell’anno 1442, che riportiamo quasi integralmente: «Un solo, vero Dio, onnipotente, immutabile e eterno, Padre, Figlio e Spirito Santo; uno nell’essenza, trino nelle persone, Padre non generato, Figlio generato dal Padre, Spirito Santo procedente dal Padre e dal Figlio... Queste tre persone sono un solo Dio e non tre dèi, poiché dei tre una sola è la sostanza, una l’essenza, una la natura, una la divinità, una l’immensità, una l’eternità, e tutto è uno, dove non si opponga la relazione. Per questa unità il Padre è tutto nel Figlio, tutto nello Spirito Santo; il Figlio è tutto nel Padre, tutto nello Spirito Santo; lo Spirito Santo è tutto nel Padre, tutto nel Figlio... Tutto quello che il Padre è o ha, non lo ha da un altro, ma da se stesso, ed è principio senza principio. Tutto ciò che il Figlio è o ha, lo ha dal Padre, ed è principio da principio. Tutto ciò che lo Spirito Santo è o ha, lo ha dal Padre e dal Figlio insieme. Ma il Padre e il Figlio non sono due principî dello Spirito Santo, ma un solo principio, come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo non sono tre principî della creazione, ma un solo principio»
Concilio di Firenze, Bolla di unione dei Copti “Cantate Domino” - DS 1330-1331. | |
Perfetta comunione di carità
[345] Sarebbe ingenuità e presunzione cercare una chiarezza completa. Tuttavia un barlume di luce può venire attraverso la debole, ma preziosa analogia dell’amore umano, che comporta sempre distinzione e comunione di persone, in quanto è trasferire se stesso nell’altro, riporre in lui le ragioni del vivere, la propria vita più vera.
«Se vedi la carità, tu vedi la Trinità»
Sant’Agostino, La Trinità, 8, 8, 12. Sant’Agostino, La Trinità, 8, 10, 14. | |
[346] Nessuna delle tre persone supera le altre nella eternità, nella perfezione o nel potere. Tuttavia il Padre è il primo perché dona e non riceve; il Figlio è secondo perché riceve dal Padre; lo Spirito Santo è terzo perché procede dal Padre attraverso il Figlio. Vivono uno per l’altro, con l’altro e nell’altro in perfetta unità e reciprocità dinamica. Ciascuno è se stesso in quanto è tutto rivolto agli altri e si compenetra con essi, in uno slancio inesauribile di vita che esce eternamente dal Padre e al Padre eternamente si volge.
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[347]
L’unità di Dio rimane fuori discussione: il Padre è l’unico principio di tutta la vita divina; le tre persone insieme sono l’unico principio di tutta la realtà creata. «Un solo Dio e Padre, dal quale sono tutte le cose; e un solo Signore Gesù Cristo, per mezzo del quale sono tutte le cose; e un solo Spirito Santo, nel quale sono tutte le cose», proclama il II concilio di Costantinopoli nell’anno 553
Concilio di Costantinopoli II, Condanne contro i “tre Capitoli”, 1 - DS 421. San Giovanni Damasceno, Esposizione della fede ortodossa, 1, 8, 14. | |
Aperta ai popoli e alle culture
[450]
Alla sua prima uscita, nel giorno di Pentecoste, la Chiesa proclama «le grandi opere di Dio» (At 2,11) in molte lingue e riunisce nell’unica fede persone di varia provenienza
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[451]
Lo Spirito scardina le chiusure del particolarismo e apre orizzonti sempre più vasti. Approfitta della persecuzione, scatenata a Gerusalemme contro i cristiani di cultura greca, per seminare il vangelo tra i samaritani, emarginati e disprezzati dagli ebrei come eretici. Guidando i passi di Pietro alla casa del centurione romano Cornelio a Cesarea, rimuove le preclusioni che vietano la convivenza tra ebrei e pagani; persuade l’apostolo a battezzare quella famiglia, senza prima farla passare attraverso la circoncisione e l’osservanza della legge mosaica
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[452]
Una grave controversia si apre però nella Chiesa: per essere salvi, basta credere nel Signore e ricevere il battesimo nel suo nome oppure è necessario accettare anche la circoncisione e le osservanze giudaiche? È una questione decisiva per il futuro del cristianesimo. Per discuterla, si riunisce a Gerusalemme l’assemblea degli apostoli e degli anziani e, con l’illuminazione dello Spirito Santo, arriva alla giusta soluzione: non occorre né circoncisione né legge mosaica; tutti, ebrei e greci, senza alcuna differenza, vengono salvati soltanto per grazia, purché si convertano. Tuttavia, per favorire la convivenza tra le due componenti della Chiesa, l’assemblea chiede che si osservino, per il momento, alcune norme di “purità legale”
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[453]
Crollano le barriere; la via è aperta per la missione in Grecia e «fino agli estremi confini della terra» (At 1,8). L’unica fede potrà radicarsi in culture diverse, «poiché in Cristo Gesù non è la circoncisione che conta o la non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità» (Gal 5,6). La Chiesa loderà il Signore con le lingue di tutti i popoli e potrà accogliere i doni di una multiforme creatività, spirituale, culturale e sociale: «Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te... Verranno a te i beni dei popoli» (Is 60,4-5). Il genio e la natura di ciascun popolo potranno esprimersi nelle formulazioni diverse dell’unica fede, nei riti liturgici, nelle scelte pastorali, negli ordinamenti disciplinari, nelle forme di spiritualità, nelle creazioni artistiche, dando luogo a uno scambio incessante, per un arricchimento reciproco
Cf. Concilio Vaticano II, Ad gentes, 22. | |
Una e cattolica
[454]
La Chiesa è una e universale. Tutti i cristiani, per quanto diversi tra loro, diventano «uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28) in virtù dello Spirito Santo. Questa moltitudine unificata è immagine visibile della Santa Trinità
Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 1; 13.
L’universalità, o cattolicità, della Chiesa assume figura storica nella comunione visibile delle comunità cristiane esistenti e nella tensione missionaria a crearne di nuove, accogliendo in Cristo «tutta l’umanità e i suoi beni»
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 13.
Le comunità sono nate come Chiese sorelle, con una fitta rete di rapporti reciproci. Hanno riconosciuto la presidenza della Chiesa di Roma, custode della comunione e garante della verità
Cf. Sant’Ignazio di Antiochia, Lettera ai Romani, Prologo. Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 8. Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 85. | CCC, 830-831CdA, 406 CONFRONTAVAI |
Universale e particolare
[455]
La Chiesa ha anche una dimensione particolare, ugualmente necessaria. Nel Nuovo Testamento la parola Chiesa serve per indicare sia la comunità dei credenti diffusa su tutta la terra, sia la comunità locale che risiede in una città, sia l’assemblea riunita materialmente in un luogo
È ovvio che Chiesa universale e Chiesa particolare sono rispettivamente il tutto e la parte sul piano sociologico esteriore. Non lo sono però interiormente, a livello profondo e misterioso. Qui c’è un’unica assemblea universale, perennemente riunita in quel tempio «non fatto da mani d’uomo» (Mc 14,58) che è il corpo glorioso di Cristo risorto. Tutti i cristiani, ovunque si trovino, sono uniti a Cristo e tra loro, in virtù dello Spirito Santo, «uno e identico»
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 7.
In ogni Chiesa particolare «è veramente presente e opera la Chiesa di Cristo, una santa cattolica e apostolica»
Concilio Vaticano II, Christus Dominus, 11; cf.. Id., Lumen gentium, 26. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 23. Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 25. | CCC, 832-835 |
La diocesi
[456]
Chiesa particolare in senso pieno è la diocesi, descritta dal concilio Vaticano II come «una porzione del popolo di Dio affidata alle cure pastorali di un vescovo coadiuvato dal presbiterio, in modo che... costituisca una Chiesa particolare, nella quale è veramente presente e opera la Chiesa di Cristo, una santa cattolica e apostolica»
Concilio Vaticano II, Christus Dominus, 11.
Il mistero della Chiesa si manifesta e si fa presente in varie figure concrete: la parrocchia, l’assemblea liturgica, la comunità religiosa, la famiglia cristiana, «dove sono due o tre riuniti» (Mt 18,20) nel nome di Gesù. Ma propriamente solo la diocesi viene chiamata Chiesa particolare, perché solo essa è presenza e immagine adeguata della Chiesa universale, in quanto ne possiede tutti gli elementi costitutivi visibili: la parola della divina rivelazione, l’eucaristia, gli altri sacramenti e il vescovo, che è segno e presenza in senso pieno di Cristo pastore, successore degli apostoli e membro del collegio episcopale. Inoltre con la varietà dei carismi essa esprime pienamente la vita e la missione del popolo di Dio, inviato ad accogliere, purificare e santificare la popolazione di un territorio con tutte le dimensioni della sua umanità.
| CCC, 833 |
[457]
La diocesi non si riduce a una cornice giuridica e amministrativa, ma è vera comunità di credenti e deve esprimere la comunione anche a livello pastorale operativo. È necessario che «si favoriscano le varie forme di apostolato, e... se ne assicuri il coordinamento e l’intima unità sotto la guida del vescovo: di modo che tutte le iniziative e attività - di carattere catechistico, missionario, caritativo, sociale, familiare, scolastico e ogni altro lavoro mirante a fini pastorali - siano ricondotte a un’azione concorde, dalla quale sia resa ancor più palese l’unità della diocesi»
Concilio Vaticano II, Christus Dominus, 17. La diocesi è dunque il fondamentale soggetto pastorale e missionario. Ad essa devono fare riferimento tutti i fedeli e le loro molteplici aggregazioni, quali le parrocchie, le comunità religiose, le associazioni, i movimenti, le piccole comunità, i gruppi. Concretamente il vescovo, con la cooperazione del presbiterio e con l’opportuna consultazione di altre componenti ecclesiali, stabilisce alcuni obiettivi, linee e impegni comuni, evitando però l’uniformità che tutto appiattisce, lasciando spazio alla creatività e originalità dei vari soggetti. Da parte loro, le aggregazioni di fedeli devono guardarsi dalla tentazione dell’autosufficienza e, pur attuando esperienze proprie di formazione e di apostolato, devono rimanere aperte al dialogo rispettoso e cordiale, lasciando spazio per momenti di incontro e di collaborazione con altre realtà ecclesiali. La carità esige sia che si valorizzino i carismi particolari sia che si costruisca una unità pastorale concreta a livello diocesano.
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La parrocchia
[458]
All’interno della diocesi ha grande importanza la parrocchia, comunità stabile di credenti idonea a celebrare l’eucaristia, guidata da ministri ordinati in qualità di collaboratori del vescovo. È l’espressione «più immediata e visibile»
Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 26. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 42. Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 27. Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 27. Paolo VI, Discorso al clero romano, 24 giugno 1963. Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 26.
La parrocchia, in vista di una maggiore efficacia operativa, «può essere collegata con altre del medesimo territorio anche in forma istituzionale»
Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 26. Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 51. La Chiesa è popolo e famiglia: vuole raccogliere in armonia tutte le voci, senza sminuire la loro originalità.
| CCC, 2179 |
[459] La Chiesa è una e universale, in quanto è chiamata ad essere immagine della Trinità divina e segno efficace di riconciliazione di tutte le cose in Cristo. Il mistero, uno e universale, della Chiesa è presente e si manifesta in ogni Chiesa particolare e nella comunione visibile di tutte le Chiese intorno a quella di Roma. Chiesa particolare in senso pieno è la diocesi, immagine completa della Chiesa universale con tutti gli elementi visibili costitutivi.
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L’unità ferita
[460]
L’unica Chiesa vive in molte Chiese, caratterizzate da varie esperienze spirituali, culturali e disciplinari. Ma ci sono anche diversità che non sono compatibili con l’unità. La piena unità della Chiesa non ammette divergenze riguardo alle verità della fede e ribellioni contrarie alla comunione gerarchica.
È doloroso rilevare come, a motivo dei peccati, dei dissensi teologici e dei condizionamenti psicologici, culturali e sociali, numerose divisioni segnino il cammino storico del cristianesimo. Ci limitiamo ad elencare quelle di maggior rilievo: i giudaizzanti estremisti degli inizi, lo gnosticismo, l’arianesimo, i manichei, i pelagiani, i nestoriani, i monofisiti, l’iconoclastia, la separazione della Chiesa d’oriente, gli albigesi, lo scisma d’occidente, la riforma protestante, gli anglicani, il giansenismo, i veterocattolici, i seguaci di Lefebvre. Molte di queste divisioni hanno esaurito da tempo il loro influsso; altre perdurano nelle comunità che ne sono derivate, tra le quali sono particolarmente importanti le Chiese ortodosse, quella anglicana e quelle protestanti. In Italia vivono piccole comunità ortodosse e protestanti. La più consistente numericamente è la Chiesa valdese, le cui origini risalgono al XII secolo.
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[461] Le responsabilità delle scissioni non sono facilmente individuabili. Di solito non appartengono a una parte soltanto. Spettano in maniera diversa alla prima generazione che dà l’avvio e alle successive che ne raccolgono l’eredità. Le cause appaiono complesse e non sono di ordine esclusivamente religioso. A volte esplodono aspre polemiche e perfino guerre. In ogni caso si tratta di esperienze tristissime, che feriscono ogni coscienza autenticamente cristiana.
Le divisioni tra i seguaci di Cristo contraddicono la loro partecipazione alla comunione trinitaria; pregiudicano la credibilità del vangelo, facendolo apparire un’utopia irrealizzabile; ostacolano l’azione missionaria tra i non cristiani, seminando confusione e scandalo; provocano l’indifferenza religiosa e l’emarginazione della fede dalla vita culturale e sociale. Oggi la loro gravità risalta ancor più, in un mondo in cui cresce l’interdipendenza e si fa urgente il bisogno di riconciliazione e di solidarietà.
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Verso la riconciliazione
[462] Provvidenzialmente alla stagione delle controversie è subentrata quella dell’ecumenismo, un grande dono dello Spirito Santo per il nostro tempo, un movimento in sicura crescita, specie dopo la fondazione del Consiglio ecumenico delle Chiese nel 1948 e la celebrazione del concilio Vaticano II dal 1962 al 1965. Si tratta di una mentalità e di una prassi che comportano il rammarico per le divisioni in atto, l’attenzione a ciò che ancora unisce, l’impegno a restaurare la piena unità visibile, a pregare con perseveranza per ottenerla dal Signore, a collaborare nei comuni valori della fede e della promozione dell’uomo. Vi sono coinvolti pastori, teologi e fedeli, con i gesti ufficiali e solenni, con gli studi teologici, con i comportamenti quotidiani in famiglia, al lavoro, a scuola, in ogni ambiente.
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[463]
I cristiani divisi non sono del tutto separati; piuttosto hanno tra loro una comunione imperfetta
Cf. Concilio Vaticano II, Unitatis redintegratio, 3.
Tuttavia non bisogna sottovalutare la divisione. Dio vuole la piena unità, visibile nella concretezza della storia, come segno efficace e profezia della riunificazione di tutto il genere umano. Cristo ha pregato per questa unità
Dobbiamo aprirci ad accogliere tutta la ricchezza della rivelazione trasmessa dagli apostoli. Non basta limitarsi a un minimo comune denominatore. Non ha senso il compromesso diplomatico: l’unità autentica si raggiunge solo nella verità. Occorre invece evidenziare le prospettive valide che si trovano in ciascuna tradizione. Ognuno ha qualche contributo da portare alla crescita comune verso la pienezza di Cristo: i cattolici il senso della storia e della comunità; gli ortodossi l’accentuazione della risurrezione, dell’escatologia e del ruolo dello Spirito Santo; i protestanti il primato della parola di Dio. Ognuno ha limiti, da cui liberarsi. Anche la Chiesa cattolica. Essa, certo, nella fede non ha mai errato e non può errare; possiede la piena unità visibile e tutti i mezzi di salvezza
Cf. Concilio Vaticano II, Unitatis redintegratio, 3-4. | |
Impegno ecumenico
[464]
La settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si celebra ogni anno dal 18 al 25 gennaio, ci ricorda che il primo contributo da dare all’ecumenismo è, insieme all’impegno per la propria santificazione, la preghiera assidua perché il Signore realizzi l’unità che egli vuole, nei tempi e con i mezzi che vuole: «Conversione del cuore e santità della vita insieme alle preghiere private e pubbliche per l’unità dei cristiani si devono ritenere come l’anima di tutto il movimento ecumenico e si possono giustamente chiamare ecumenismo spirituale»
Concilio Vaticano II, Unitatis redintegratio, 8. | |
[465] Chi apre un dialogo autentico si lascia guidare dalla carità per le persone e dal desiderio di totale fedeltà al vangelo. Non mette in dubbio pregiudizialmente la sincera adesione a Cristo da parte dei fratelli di altre confessioni. Cerca di conoscerne in maniera non superficiale la storia, la dottrina, la psicologia religiosa, la vita spirituale e liturgica. Prende sul serio le divergenze, ben sapendo che soffrire per la disunione è più fruttuoso di una unità ambigua. Ha cura di far emergere le istanze valide, che di solito si nascondono anche nelle posizioni discordanti, ed è pronto ad accoglierle e valorizzarle.
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[466]
La conoscenza reciproca genera la fiducia e rende possibile la collaborazione. Malgrado le divergenze, a volte notevoli, in vari ambiti della morale personale e sociale, si può e si deve giungere ad un’intesa per quanto riguarda le numerose opere di giustizia e di carità. Occorre invece un più attento discernimento in campo pastorale e liturgico.
È bene procedere a un reciproco riconoscimento del battesimo, redigendo una dichiarazione comune. Quanto alla cresima, è da considerare valida quella conferita nelle Chiese ortodosse. L’eucaristia è il vertice della comunione ecclesiale e non può rappresentare una tappa intermedia del cammino ecumenico, ma solo un punto di arrivo. Perciò ai sacerdoti non è lecito concelebrare insieme a ministri di altre confessioni. Anche i fedeli, in circostanze ordinarie, devono rivolgersi ognuno alla propria comunità. Un sacerdote cattolico può dare ai fedeli non cattolici i sacramenti dell’eucaristia, della penitenza e dell’unzione degli infermi, a condizione che lo chiedano liberamente, professino la stessa fede riguardo al sacramento richiesto, abbiano le disposizioni convenienti, si trovino nell’impossibilità di avvicinare un loro ministro. Alle stesse condizioni un fedele cattolico può ricevere questi sacramenti da un sacerdote ortodosso.
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[467] Esigono una particolare attenzione dal punto di vista ecumenico i matrimoni “misti”, tra cristiani di diverse confessioni. Queste unioni sono oggi più diffuse che nel passato e vanno incontro a difficoltà e pericoli in quanto i coniugi non possono condividere pienamente la fede, la vita liturgica, l’educazione dei figli. Se però si riesce ad evitare l’indifferenza religiosa, offrono l’opportunità di crescere nel rispetto e nella comprensione delle diverse tradizioni e di approfondire l’esperienza di Dio. I cattolici devono impegnarsi a frequentare la propria Chiesa, a seguirne gli insegnamenti, a fare il possibile per battezzare ed educare in essa i figli. La celebrazione del matrimonio deve avvenire nella forma del rito cattolico, a meno che per serie ragioni non venga concessa la dispensa per celebrarlo con rito diverso.
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[468] A parte la disciplina dei sacramenti, l’accordo può riguardare formulari liturgici, libri di preghiere, ambienti e oggetti di culto. In particolare le traduzioni interconfessionali della Bibbia e la sua diffusione favoriscono l’ecumenismo e sono testimonianza di unità.
Valorizzare con gesti concreti gli elementi di unità esistenti, soffrire per le divergenze che ancora rimangono, confidare nella grazia del Signore: per queste vie matura l’unità, che è esperienza vissuta e dono di Dio.
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Pari dignità
[497]
Nell’Antico Testamento lo Spirito Santo veniva effuso su alcuni personaggi straordinari; nel giorno di Pentecoste è dato invece in abbondanza a tutta la comunità cristiana. Lo sottolinea il discorso di Pietro, secondo cui si compie la promessa del Signore contenuta nel libro di Gioele
Tutti i fedeli ricevono lo Spirito; tutti sono incorporati a Cristo mediante il battesimo; tutti sono figli di Dio, fratelli tra di loro, eredi della vita eterna. Tutti sono chiamati alla santità, che consiste nella perfezione della carità; tutti cooperano a edificare la Chiesa
Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 90. | CCC, 871-873 |
[498]
Le discriminazioni, presenti nella società, non hanno alcun senso nella vita ecclesiale: «Tutti voi siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,26-28). Lo schiavo diventa «un fratello carissimo» (1Fm 16); la donna una sorella e una cooperatrice all’evangelizzazione. Tutti i cristiani hanno pari dignità; anzi sono uniti a Cristo e tra di loro, come una sola persona.
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Diversità e complementarità
[499]
Sparisce allora ogni differenza? L’uguaglianza fondamentale e la comunione comportano forse l’uniformità? Certamente no: dallo stesso Spirito derivano unità e varietà. Gli Atti degli apostoli mostrano che, se tutti i credenti hanno una funzione profetica, alcuni però hanno un dono particolare di profezia
Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 4. | CCC, 814CdA, 747 CONFRONTAVAI |
[500]
L’unica Chiesa, non solo esiste in molte Chiese e si esprime in molte culture, ma si edifica e compie la sua missione con il contributo di vari carismi, ministeri, stati di vita, vocazioni.
La comunità ecclesiale è come un organismo vivo e operante: «In un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione... Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi» (Rm 12,46). «Dio ha composto il corpo» in modo che «le varie membra avessero cura le une delle altre» (1Cor 12,24-25). Tutti sono abbastanza poveri per dover ricevere; tutti abbastanza ricchi per poter dare. «Non può l’occhio dire alla mano: “Non ho bisogno di te”; né la testa ai piedi: “Non ho bisogno di voi”. Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie» (1Cor 12,21-22). I credenti sono responsabili gli uni degli altri; tra loro vige la legge della reciprocità: devono stimarsi a vicenda, accogliersi, edificarsi, servirsi, sostenersi, correggersi, confortarsi. Nel mutevole intrecciarsi di tante storie personali si attua una incessante comunicazione di carità.
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[501]
«Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio» (1Pt 4,10). Nella dinamica di questo scambio, con doni diversi e complementari, lo Spirito sostiene la vita e la missione della Chiesa. Come un uomo «vede con gli occhi, ode con gli orecchi, sente odori con le narici, parla con la lingua, opera con le mani, cammina con i piedi, a tutte le membra dà la vita, a ognuno il suo compito», così lo Spirito Santo «in alcuni santi compie miracoli, in altri annuncia la verità, in altri custodisce la verginità, in altri ancora custodisce la pudicizia coniugale; in alcuni santi questo, in altri quello; a ciascuno concede di realizzare l’opera propria, a tutti parimenti di vivere»
Sant’Agostino, Discorsi, 276, 4. | |
Visibile principio di unità
[533]
Il vescovo di Roma, erede della testimonianza di Pietro, «è il perpetuo e visibile principio e il fondamento dell’unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli»
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 23. |