CATECHISMO DEGLI ADULTI
INDICE TEMATICO
A
Abbà, Aborto, Abramo, Adorazione, Adulterio, Aldilà, Alleanza, Ambiente, Amore, Anàmnesi, Angeli, Angoscia, Anima, Anno liturgico, Annuncio, Antico Testamento, Anziani, Apostolato, Apostoli, Apparizioni, Armi, Arte, Ascensione, Ascesi, Assemblea, Associazioni ecclesiali, Assoluzione, Ateismo, Attrizione, Autoerotismo, Autorità, Avvento, Azione Cattolica,
B
C
Canone biblico, Carattere sacramentale, Carisma, Carità, Castità, Catechesi, Catechismo, Catecumenato, Cattolico, Celibato, Cena, Chiesa, Cibo, Civiltà cristiana, Collegialità episcopale, Collettivismo, Comandamenti, Comunicazione, Comunione, Comunità, Concilio, Concupiscenza, Confermazione, Confessione, Conoscenza di Dio, Consacrazione, Consigli evangelici, Contraccezione, Contrizione, Conversione, Coppia, Corpo, Coscienza, Creazione, Credo, Cresima, Criminalità, Cristo, Critica, Croce, Culto, Cultura, Cuore,
Canone biblico
Carattere sacramentale
Carisma
Carità
Castità
Catechesi
Catechismo
Catecumenato
Cattolico
Celibato
Cena
Chiesa
Carattere sacramentale
Carisma
Carità
Castità
Catechesi
Catechismo
Catecumenato
Cattolico
Celibato
Cena
Chiesa
Cibo
Civiltà cristiana
Collegialità episcopale
Collettivismo
Comandamenti
Comunicazione
Comunione
Comunità
Concilio
Concupiscenza
Confermazione
Confessione
Civiltà cristiana
Collegialità episcopale
Collettivismo
Comandamenti
Comunicazione
Comunione
Comunità
Concilio
Concupiscenza
Confermazione
Confessione
Conoscenza di Dio
Consacrazione
Consigli evangelici
Contraccezione
Contrizione
Conversione
Coppia
Corpo
Coscienza
Creazione
Credo
Cresima
Consacrazione
Consigli evangelici
Contraccezione
Contrizione
Conversione
Coppia
Corpo
Coscienza
Creazione
Credo
Cresima
D
E
F
G
I
Idolatria, Illuminismo, Imitazione, Immagini sacre, Immortalità, Impegno, Impresa, Impurità, Incarnazione, Incesto, Indissolubilità, Individuo, Induismo, Indulgenze, Infallibilità, Inferi, Infermi, Inferno, Iniziazione cristiana, Inquinamento ambientale, Intenzione fondamentale, Intercessione, Interpretazione, Invocazione, Islam, Ispirazione, Israele, Istituti secolari,
L
M
Maestro, Magistero, Malattia, Male, Marana tha, Maria, Martirio, Masturbazione, Materia, Materialismo, Matrimonio, Mediazione, Meditazione, Memoriale, Mente, Meriti, Messa, Messia, Ministeri, Ministro, Miracoli, Misericordia, Missione, Mistero, Mistica, Monachesimo, Mondo, Monoteismo, Morale, Morte, Movimenti,
N
O
P
Pace, Padre, Paolo, Papa, Parabole, Paradiso, Parola, Parrocchia, Parusia, Pasqua, Passione, Pastori, Pazienza, Peccato, Pelagianesimo, Pena, Penitenza, Pentecoste, Perdono, Persecuzione, Persona, Piacere, Pietro, Pluralismo, Poligamia, Politeismo, Politica, Popolo, Possessione, Povertà, Predestinazione, Predicazione, Preghiera, Presbitero, Presenza, Primato, Processo, Procreazione responsabile, Profeta, Progresso, Proprietà, Prostituzione, Provvidenza, Prudenza, Pudore, Purgatorio, Purificazione, Puro,
Pazienza
Peccato
Pelagianesimo
Pena
Penitenza
Pentecoste
Perdono
Persecuzione
Persona
Piacere
Pietro
Pluralismo
Peccato
Pelagianesimo
Pena
Penitenza
Pentecoste
Perdono
Persecuzione
Persona
Piacere
Pietro
Pluralismo
Poligamia
Politeismo
Politica
Popolo
Possessione
Povertà
Predestinazione
Predicazione
Preghiera
Presbitero
Presenza
Primato
Politeismo
Politica
Popolo
Possessione
Povertà
Predestinazione
Predicazione
Preghiera
Presbitero
Presenza
Primato
Processo
Procreazione responsabile
Profeta
Progresso
Proprietà
Prostituzione
Provvidenza
Prudenza
Pudore
Purgatorio
Purificazione
Puro
Procreazione responsabile
Profeta
Progresso
Proprietà
Prostituzione
Provvidenza
Prudenza
Pudore
Purgatorio
Purificazione
Puro
R
S
Sacerdozio, Sacramentali, Sacramenti, Sacrificio, Salario, Salmi, Salute, Salvezza, Santi, Santità, Sapienza, Satana, Scienza, Scrittura Sacra, Scuola, Segno, Sentimenti, Servizio, Sessualità, Signore, Simbolo, Sindacato, Società, Soddisfazione, Sofferenza, Solidarietà, Sopravvivenza, Speranza, Spirito Santo, Spiritualità, Sport, Sposi, Stati di vita, Stato, Storia, Successione apostolica, Suffragi, Suicidio, Superstizione,
T
V
Z
Catechismo degli Adulti
[247]
Nel suo amore sempre fedele, nella sua misericordia senza limiti, «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Lo ha mandato, uomo tra gli uomini; gli ha ispirato e comunicato il suo amore misericordioso per i peccatori
Cf. San Tommaso d’Aquino, Somma Teologica, III, q. 47, a. 3; q. 49, a. 4.
L’iniziativa è del Padre: «È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo» (2Cor 5,19). È lui che ama per primo; è lui che per primo «soffre una passione d’amore»
Origene, Omelie su Ezechiele, 6, 6. San Gregorio Taumaturgo, A Teopompo sulla passibilità o impassibilità di Dio. Giovanni Paolo II, Dominum et vivificantem, 39. | |
[251]
Dopo l’evento pasquale, attraverso il ministero della Chiesa, in virtù dello Spirito di Cristo, la salvezza raggiunge i singoli uomini. Così la vita nuova «viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione... Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro» (2Cor 5,1820).
I credenti, accogliendo la redenzione, diventano anche cooperatori della salvezza degli altri. Seguendo Cristo, sostenuti dalla sua grazia, abbracciano la croce, muoiono al proprio egoismo, ricevono la forza nuova dell’amore e la introducono nel tessuto sociale della famiglia umana.
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Primo e ultimo
[406]
Pensiamo mai seriamente alla meta verso cui siamo incamminati? Siamo solidali con gli innumerevoli fratelli che fanno lo stesso cammino? Siamo «lieti nella speranza, forti nella tribolazione» (Rm 12,12)?
Il mondo è stato creato per mezzo di Cristo; è come un’eco e un riflesso di lui; cresce verso di lui; troverà compimento in lui. Egli è «il Primo e l’Ultimo e il Vivente» (Ap 1,17-18). Attraverso di lui Dio vuole «riconciliare a sé tutte le cose» (Col 1,20), liberarle, rinnovarle, perfezionarle, condurle all’unità sotto un solo capo.
Le creature sono orientate al Cristo risorto fin dall’inizio e tendono a lui, per essere veramente se stesse. Gli uomini, elevati alla dignità di figli di Dio, anelano a conseguire in lui la completa rigenerazione, con la glorificazione del proprio corpo e la trasfigurazione del loro ambiente.
L’ultimo traguardo sarà la perfetta comunione, il mondo accolto e pacificato nel Figlio e il Figlio irradiato nel mondo
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Fondamento biblico
[701]
Durante il suo ministero pubblico, Gesù ha invitato la gente a convertirsi e a credere che Dio è misericordioso e che nessun peccato è più grande della sua misericordia. Ha accolto i peccatori e ha partecipato a conviti festosi con loro, per riconciliarli con Dio. Compiendo miracoli, ha manifestato di possedere il potere divino di rimettere i peccati, come quando a Cafàrnao ha operato la guarigione fisica del paralitico dopo aver operato quella spirituale
| CdA, 196-198 CONFRONTAVAI |
[702]
Dopo la sua morte e risurrezione, il Signore ha effettivamente trasmesso alla Chiesa il potere di rimettere i peccati nella potenza dello Spirito, come parte fondamentale della salvezza realizzata nel mistero pasquale: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi» (Gv 20,22-23). Per questo l’apostolo Paolo può dire che Dio «ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione» (2Cor 5,18).
Questa missione viene svolta innanzitutto con la predicazione del vangelo, che chiama alla fede e alla conversione, e poi con il battesimo, che cancella ogni genere di peccato. Ma, pur essendo riconciliati, i battezzati non sono immuni per sempre dal peccato; possono ancora cadervi, come accadde agli ebrei nel deserto: tutti attraversarono il mare e ricevettero l’alleanza, pochi restarono fedeli
Gli apostoli sono consapevoli di aver ricevuto da lui il potere di escludere i peccatori dall’assemblea ecclesiale, in vista della loro correzione, e di riammetterli una volta pentiti, come segno efficace della riconciliazione con Dio. Di questo potere si avvale l’apostolo Paolo: mette fuori dalla comunione un incestuoso a Corinto, perché si converta e «il suo spirito possa ottenere la salvezza» (1Cor 5,5); ordina di fare altrettanto «con chi si dice fratello, ed è impudico o avaro o idolàtra o maldicente o ubriacone o ladro; con questi tali non dovete neanche mangiare insieme» (1Cor 5,11); infine reintegra nella pienezza della vita ecclesiale un contestatore, che in precedenza era stato escluso
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Evoluzione storica e situazione attuale
[703] La Chiesa ha sempre avuto viva coscienza di dover dispensare la grazia del perdono a nome di Cristo in virtù del suo Spirito; ma ha esercitato questo compito in diverse forme, in rapporto alle esigenze dei tempi e alla comprensione via via maturata. Nei primi secoli la disciplina di questo sacramento era molto rigorosa: i penitenti, dopo aver confessato le colpe al vescovo della propria comunità, dovevano passare per un lungo e austero periodo di riparazione, al termine del quale ricevevano pubblicamente l’assoluzione dal vescovo alla presenza della comunità. Successivamente, soprattutto per impulso dei monaci, la prassi penitenziale si concentrò nella celebrazione privata del sacramento: ciascun penitente doveva eseguire le opere penitenziali prescritte per i suoi peccati e poi otteneva l’assoluzione da un presbitero. Infine si è arrivati all’assoluzione dei peccati anticipata rispetto alle opere di penitenza e a un forte alleggerimento di queste ultime.
Il rito attuale della penitenza prevede tre modalità di celebrazione: la confessione e assoluzione individuale, che pone in evidenza l’aspetto personale della conversione; la confessione e assoluzione individuale all’interno di una celebrazione comunitaria, che esprime meglio la dimensione ecclesiale; la confessione e assoluzione collettiva, riservata a situazioni particolari.
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[704] La pratica di questo sacramento conosce oggi una vasta crisi, in una situazione culturale in cui appaiono offuscati il senso di Dio e il senso del peccato. Non manca certo, anzi è molto decisa, la condanna di fatti come la guerra, la tortura, il terrorismo, la mafia, le discriminazioni razziali, la corruzione amministrativa, la speculazione edilizia, l’inquinamento, la fame nel mondo. In queste cose, però, per lo più non si vede un’offesa all’amore di Dio, ma un’offesa all’uomo; non una colpa personale, di cui in qualche misura ci rendiamo complici, ma solo un disordine sociale oggettivo, un meccanismo strutturale distorto. Senza dire di altri settori della morale, in cui l’insensibilità è ancor più marcata. Incertezze e oscuri sensi di colpa affiorano comunque, ma si pensa di poter risolvere tutto in chiave psicologica, oppure si cerca di evadere con la corsa al consumismo o, più tragicamente, ricercando i paradisi artificiali della droga.
È senz’altro più salutare attingere dalla rivelazione la fiducia nel Padre misericordioso e il senso di responsabilità davanti a lui, ascoltando il monito severo e appassionato di Gesù: «Se non vi convertirete... non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 18,3). Solo all’interno di un serio cammino di conversione il sacramento della penitenza, cioè della conversione, ritrova il suo pieno significato. Esso coinvolge direttamente le persone, una per una, nella loro più segreta interiorità. La sua importanza è decisiva per la formazione di una coscienza cristiana. Si avverte perciò la necessità di una maggiore disponibilità da parte dei sacerdoti e di una pastorale più attenta, che riservi al sacramento un posto privilegiato.
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Elementi costitutivi
[705] Il sacramento che esprime e attua la conversione del cristiano viene designato con tre nomi, che derivano dai suoi elementi costitutivi: penitenza, confessione, riconciliazione.
Occorre anzitutto la penitenza o cambiamento del cuore. Il peccatore, mosso dallo Spirito Santo, riscopre il volto santo e misericordioso del Padre, esamina se stesso, prende coscienza dei propri peccati; ne prova dolore; li detesta; propone di non commetterli più; si impegna a cambiare radicalmente la propria vita, a riordinarla secondo il vangelo
Cf. Concilio di Trento, Sess. XIV, Decr. Sul sacramento della penitenza, 4 - DS 1676. | |
[706] Fare l’esame di coscienza significa valutare la propria posizione davanti a Dio, alla luce della sua parola, e riconoscere i peccati commessi in pensieri, parole, opere e omissioni, gravi o leggeri, con piena responsabilità o per fragilità.
Il pentimento dei peccati si chiama anche “dolore perfetto” o “contrizione”, quando è ispirato dall’amore filiale verso Dio, degno di essere amato sopra ogni cosa; “dolore imperfetto” o “attrizione”, quando è ispirato dalla paura. Nell’un caso come nell’altro include il fermo proposito di rompere con il peccato e di evitare le occasioni, quindi è sufficiente per disporsi a ricevere il perdono nel sacramento; anzi il dolore perfetto, che include anche il proposito di confessarsi al più presto possibile, ottiene subito il perdono, prima del rito sacramentale.
| CdA, 927-929 CONFRONTAVAI |
[707]
Il pentimento interiore si esprime esteriormente nella confessione e in un impegno concreto di penitenza
Cf. Rito della penitenza, Premesse, 6.
L’impegno di penitenza, chiamato anche soddisfazione, è un rimedio del peccato, un segno di riparazione e di cambiamento della vita
Cf. Rito della penitenza, Premesse, 6. | |
[708]
Al peccatore che manifesta il suo pentimento mediante la confessione dei peccati e l’accettazione di un impegno di penitenza, Dio concede il suo perdono attraverso l’assoluzione data dal sacerdote
Cf. Rito della penitenza, Premesse, 6.
Il sacerdote, come il Signore Gesù, è fratello che comprende, medico che cura, maestro che insegna la strada, giudice che lega e scioglie. L’assoluzione che egli dà, è riconciliazione con Dio e con la Chiesa, come insegna il concilio Vaticano II: «Coloro che si accostano al sacramento della penitenza ottengono dalla misericordia di Dio il perdono delle offese a lui arrecate e la riconciliazione con la Chiesa che hanno ferito col loro peccato»
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 11. Il peccato è offesa all’amore di Dio e insieme danno arrecato, direttamente o indirettamente, alla Chiesa: è quindi ragionevole che la riconciliazione con Dio sia congiunta alla riconciliazione con la Chiesa; è ragionevole che si debba ricorrere al sacerdote che la rappresenta. Di più, la presenza del sacerdote indica che la giustificazione è dono che si riceve, non traguardo che si conquista. Non ci si battezza da soli e non ci si assolve da soli: un peccatore non può darsi la vita nuova dei figli di Dio, come un morto non può risuscitare se stesso.
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Necessità e utilità del sacramento
[709]
Il sacramento della penitenza è il vertice di un più ampio ministero di riconciliazione, con cui la Chiesa accompagna il cammino di conversione dei suoi membri: annuncio della parola di Dio, correzione fraterna, perdono delle offese, gesti penitenziali, opere di carità. Il sacramento è necessario per quanti sono caduti in peccato mortale dopo il battesimo: nella Chiesa per la riconciliazione «ci sono l’acqua e le lacrime, l’acqua del battesimo e le lacrime della penitenza»
Sant’Ambrogio, Lettere, 41, 12.
Invece il sacramento non è necessario per la remissione dei peccati veniali: basta essere sinceramente pentiti, compiere opere di carità, partecipare all’eucaristia. È comunque utile confessare anche i peccati veniali, per ricevere la forza di una più sicura crescita spirituale. In pratica conviene confessarsi con frequenza e regolarità, scandendo con il sacramento i passi di un cammino permanente di conversione, senza dimenticare che anche l’eucaristia da parte sua rimette i peccati veniali e preserva da quelli mortali
Cf. Concilio di Trento, Sess. XIII, Decr. Sul sacramento dell’eucaristia, 2 - DS 1638. | CdA, 932 CONFRONTAVAI CdA 942 CONFRONTAVAI |
Indulgenza
[710] I peccati non solo distruggono o feriscono la comunione con Dio, ma compromettono anche l’equilibrio interiore della persona e il suo ordinato rapporto con le creature. Per un risanamento totale, non occorrono solo il pentimento e la remissione delle colpe, ma anche una riparazione del disordine provocato, che di solito continua a sussistere. In questo impegno di purificazione il penitente non è isolato. Si trova inserito in un mistero di solidarietà, per cui la santità di Cristo e dei santi giova anche a lui. Dio gli comunica le grazie da altri meritate con l’immenso valore della loro esistenza, per rendere più rapida ed efficace la sua riparazione.
La Chiesa ha sempre esortato i fedeli a offrire preghiere, opere buone e sofferenze come intercessione per i peccatori e suffragio per i defunti. Nei primi secoli i vescovi riducevano ai penitenti la durata e il rigore della penitenza pubblica per intercessione dei testimoni della fede sopravvissuti ai supplizi. Progressivamente è cresciuta la consapevolezza che il potere di legare e sciogliere, ricevuto dal Signore, include la facoltà di liberare i penitenti anche dei residui lasciati dai peccati già perdonati, applicando loro i meriti di Cristo e dei santi, in modo da ottenere la grazia di una fervente carità.
I pastori concedono tale beneficio a chi ha le dovute disposizioni interiori e compie alcuni atti prescritti. Questo loro intervento nel cammino penitenziale è la concessione dell’indulgenza. Si ha l’indulgenza “plenaria” quando la liberazione è totale; altrimenti si ha l’indulgenza “parziale”. Per ricevere l’indulgenza plenaria si richiedono: una disposizione di distacco affettivo da qualsiasi peccato, anche veniale; l’attuazione di un’opera indulgenziata; il soddisfacimento, anche in giorni diversi, di tre condizioni, che sono la confessione sacramentale, la comunione eucaristica e la preghiera secondo l’intenzione del papa
Cf. Paolo VI, Indulgentiarum doctrina, Norme, 7. La pratica delle indulgenze non pregiudica il valore di altri mezzi di purificazione, come anzitutto la santa Messa e l’offerta della propria sofferenza. Costituisce anzi un incoraggiamento a compiere opere buone a vantaggio di tutti.
| CdA, 944 CONFRONTAVAI |
[711] Il cristiano, che ha peccato dopo il battesimo, viene riconciliato con Dio attraverso la riconciliazione con la Chiesa. Il pentimento, la confessione dei peccati, l’impegno di penitenza e di riparazione del penitente, si incontrano con il gesto del sacerdote, l’assoluzione data in nome di Cristo e della Chiesa.
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Pegno della gloria futura
[696]
Far comunione con colui che è passato da questo mondo al Padre significa ricevere un anticipo della vita eterna. Cristo conforma a sé la nostra personalità, preparando la completa trasformazione della gloriosa risurrezione: «Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti... Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,48-4954). Il convito pasquale prelude al «banchetto delle nozze dell’Agnello» (Ap 19,9) e accende il desiderio del suo ritorno: «Marana tha: vieni, o Signore!» (1Cor 16,22). «Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga» (1Cor 11,26). Si rafforza la speranza. Si fa più intensa l’unione con l’assemblea celeste, «con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con i tuoi santi apostoli, i gloriosi martiri e tutti i santi, nostri intercessori presso di te»
Messale Romano, Preghiera eucaristica III. Rito della comunione fuori della Messa e culto eucaristico, 28 (Antifona. | |
Fondamento biblico
[701]
Durante il suo ministero pubblico, Gesù ha invitato la gente a convertirsi e a credere che Dio è misericordioso e che nessun peccato è più grande della sua misericordia. Ha accolto i peccatori e ha partecipato a conviti festosi con loro, per riconciliarli con Dio. Compiendo miracoli, ha manifestato di possedere il potere divino di rimettere i peccati, come quando a Cafàrnao ha operato la guarigione fisica del paralitico dopo aver operato quella spirituale
| CdA, 196-198 CONFRONTAVAI |
[702]
Dopo la sua morte e risurrezione, il Signore ha effettivamente trasmesso alla Chiesa il potere di rimettere i peccati nella potenza dello Spirito, come parte fondamentale della salvezza realizzata nel mistero pasquale: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi» (Gv 20,22-23). Per questo l’apostolo Paolo può dire che Dio «ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione» (2Cor 5,18).
Questa missione viene svolta innanzitutto con la predicazione del vangelo, che chiama alla fede e alla conversione, e poi con il battesimo, che cancella ogni genere di peccato. Ma, pur essendo riconciliati, i battezzati non sono immuni per sempre dal peccato; possono ancora cadervi, come accadde agli ebrei nel deserto: tutti attraversarono il mare e ricevettero l’alleanza, pochi restarono fedeli
Gli apostoli sono consapevoli di aver ricevuto da lui il potere di escludere i peccatori dall’assemblea ecclesiale, in vista della loro correzione, e di riammetterli una volta pentiti, come segno efficace della riconciliazione con Dio. Di questo potere si avvale l’apostolo Paolo: mette fuori dalla comunione un incestuoso a Corinto, perché si converta e «il suo spirito possa ottenere la salvezza» (1Cor 5,5); ordina di fare altrettanto «con chi si dice fratello, ed è impudico o avaro o idolàtra o maldicente o ubriacone o ladro; con questi tali non dovete neanche mangiare insieme» (1Cor 5,11); infine reintegra nella pienezza della vita ecclesiale un contestatore, che in precedenza era stato escluso
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Evoluzione storica e situazione attuale
[703] La Chiesa ha sempre avuto viva coscienza di dover dispensare la grazia del perdono a nome di Cristo in virtù del suo Spirito; ma ha esercitato questo compito in diverse forme, in rapporto alle esigenze dei tempi e alla comprensione via via maturata. Nei primi secoli la disciplina di questo sacramento era molto rigorosa: i penitenti, dopo aver confessato le colpe al vescovo della propria comunità, dovevano passare per un lungo e austero periodo di riparazione, al termine del quale ricevevano pubblicamente l’assoluzione dal vescovo alla presenza della comunità. Successivamente, soprattutto per impulso dei monaci, la prassi penitenziale si concentrò nella celebrazione privata del sacramento: ciascun penitente doveva eseguire le opere penitenziali prescritte per i suoi peccati e poi otteneva l’assoluzione da un presbitero. Infine si è arrivati all’assoluzione dei peccati anticipata rispetto alle opere di penitenza e a un forte alleggerimento di queste ultime.
Il rito attuale della penitenza prevede tre modalità di celebrazione: la confessione e assoluzione individuale, che pone in evidenza l’aspetto personale della conversione; la confessione e assoluzione individuale all’interno di una celebrazione comunitaria, che esprime meglio la dimensione ecclesiale; la confessione e assoluzione collettiva, riservata a situazioni particolari.
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[704] La pratica di questo sacramento conosce oggi una vasta crisi, in una situazione culturale in cui appaiono offuscati il senso di Dio e il senso del peccato. Non manca certo, anzi è molto decisa, la condanna di fatti come la guerra, la tortura, il terrorismo, la mafia, le discriminazioni razziali, la corruzione amministrativa, la speculazione edilizia, l’inquinamento, la fame nel mondo. In queste cose, però, per lo più non si vede un’offesa all’amore di Dio, ma un’offesa all’uomo; non una colpa personale, di cui in qualche misura ci rendiamo complici, ma solo un disordine sociale oggettivo, un meccanismo strutturale distorto. Senza dire di altri settori della morale, in cui l’insensibilità è ancor più marcata. Incertezze e oscuri sensi di colpa affiorano comunque, ma si pensa di poter risolvere tutto in chiave psicologica, oppure si cerca di evadere con la corsa al consumismo o, più tragicamente, ricercando i paradisi artificiali della droga.
È senz’altro più salutare attingere dalla rivelazione la fiducia nel Padre misericordioso e il senso di responsabilità davanti a lui, ascoltando il monito severo e appassionato di Gesù: «Se non vi convertirete... non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 18,3). Solo all’interno di un serio cammino di conversione il sacramento della penitenza, cioè della conversione, ritrova il suo pieno significato. Esso coinvolge direttamente le persone, una per una, nella loro più segreta interiorità. La sua importanza è decisiva per la formazione di una coscienza cristiana. Si avverte perciò la necessità di una maggiore disponibilità da parte dei sacerdoti e di una pastorale più attenta, che riservi al sacramento un posto privilegiato.
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Elementi costitutivi
[705] Il sacramento che esprime e attua la conversione del cristiano viene designato con tre nomi, che derivano dai suoi elementi costitutivi: penitenza, confessione, riconciliazione.
Occorre anzitutto la penitenza o cambiamento del cuore. Il peccatore, mosso dallo Spirito Santo, riscopre il volto santo e misericordioso del Padre, esamina se stesso, prende coscienza dei propri peccati; ne prova dolore; li detesta; propone di non commetterli più; si impegna a cambiare radicalmente la propria vita, a riordinarla secondo il vangelo
Cf. Concilio di Trento, Sess. XIV, Decr. Sul sacramento della penitenza, 4 - DS 1676. | |
[706] Fare l’esame di coscienza significa valutare la propria posizione davanti a Dio, alla luce della sua parola, e riconoscere i peccati commessi in pensieri, parole, opere e omissioni, gravi o leggeri, con piena responsabilità o per fragilità.
Il pentimento dei peccati si chiama anche “dolore perfetto” o “contrizione”, quando è ispirato dall’amore filiale verso Dio, degno di essere amato sopra ogni cosa; “dolore imperfetto” o “attrizione”, quando è ispirato dalla paura. Nell’un caso come nell’altro include il fermo proposito di rompere con il peccato e di evitare le occasioni, quindi è sufficiente per disporsi a ricevere il perdono nel sacramento; anzi il dolore perfetto, che include anche il proposito di confessarsi al più presto possibile, ottiene subito il perdono, prima del rito sacramentale.
| CdA, 927-929 CONFRONTAVAI |
[707]
Il pentimento interiore si esprime esteriormente nella confessione e in un impegno concreto di penitenza
Cf. Rito della penitenza, Premesse, 6.
L’impegno di penitenza, chiamato anche soddisfazione, è un rimedio del peccato, un segno di riparazione e di cambiamento della vita
Cf. Rito della penitenza, Premesse, 6. | |
[708]
Al peccatore che manifesta il suo pentimento mediante la confessione dei peccati e l’accettazione di un impegno di penitenza, Dio concede il suo perdono attraverso l’assoluzione data dal sacerdote
Cf. Rito della penitenza, Premesse, 6.
Il sacerdote, come il Signore Gesù, è fratello che comprende, medico che cura, maestro che insegna la strada, giudice che lega e scioglie. L’assoluzione che egli dà, è riconciliazione con Dio e con la Chiesa, come insegna il concilio Vaticano II: «Coloro che si accostano al sacramento della penitenza ottengono dalla misericordia di Dio il perdono delle offese a lui arrecate e la riconciliazione con la Chiesa che hanno ferito col loro peccato»
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 11. Il peccato è offesa all’amore di Dio e insieme danno arrecato, direttamente o indirettamente, alla Chiesa: è quindi ragionevole che la riconciliazione con Dio sia congiunta alla riconciliazione con la Chiesa; è ragionevole che si debba ricorrere al sacerdote che la rappresenta. Di più, la presenza del sacerdote indica che la giustificazione è dono che si riceve, non traguardo che si conquista. Non ci si battezza da soli e non ci si assolve da soli: un peccatore non può darsi la vita nuova dei figli di Dio, come un morto non può risuscitare se stesso.
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Necessità e utilità del sacramento
[709]
Il sacramento della penitenza è il vertice di un più ampio ministero di riconciliazione, con cui la Chiesa accompagna il cammino di conversione dei suoi membri: annuncio della parola di Dio, correzione fraterna, perdono delle offese, gesti penitenziali, opere di carità. Il sacramento è necessario per quanti sono caduti in peccato mortale dopo il battesimo: nella Chiesa per la riconciliazione «ci sono l’acqua e le lacrime, l’acqua del battesimo e le lacrime della penitenza»
Sant’Ambrogio, Lettere, 41, 12.
Invece il sacramento non è necessario per la remissione dei peccati veniali: basta essere sinceramente pentiti, compiere opere di carità, partecipare all’eucaristia. È comunque utile confessare anche i peccati veniali, per ricevere la forza di una più sicura crescita spirituale. In pratica conviene confessarsi con frequenza e regolarità, scandendo con il sacramento i passi di un cammino permanente di conversione, senza dimenticare che anche l’eucaristia da parte sua rimette i peccati veniali e preserva da quelli mortali
Cf. Concilio di Trento, Sess. XIII, Decr. Sul sacramento dell’eucaristia, 2 - DS 1638. | CdA, 932 CONFRONTAVAI CdA 942 CONFRONTAVAI |
Indulgenza
[710] I peccati non solo distruggono o feriscono la comunione con Dio, ma compromettono anche l’equilibrio interiore della persona e il suo ordinato rapporto con le creature. Per un risanamento totale, non occorrono solo il pentimento e la remissione delle colpe, ma anche una riparazione del disordine provocato, che di solito continua a sussistere. In questo impegno di purificazione il penitente non è isolato. Si trova inserito in un mistero di solidarietà, per cui la santità di Cristo e dei santi giova anche a lui. Dio gli comunica le grazie da altri meritate con l’immenso valore della loro esistenza, per rendere più rapida ed efficace la sua riparazione.
La Chiesa ha sempre esortato i fedeli a offrire preghiere, opere buone e sofferenze come intercessione per i peccatori e suffragio per i defunti. Nei primi secoli i vescovi riducevano ai penitenti la durata e il rigore della penitenza pubblica per intercessione dei testimoni della fede sopravvissuti ai supplizi. Progressivamente è cresciuta la consapevolezza che il potere di legare e sciogliere, ricevuto dal Signore, include la facoltà di liberare i penitenti anche dei residui lasciati dai peccati già perdonati, applicando loro i meriti di Cristo e dei santi, in modo da ottenere la grazia di una fervente carità.
I pastori concedono tale beneficio a chi ha le dovute disposizioni interiori e compie alcuni atti prescritti. Questo loro intervento nel cammino penitenziale è la concessione dell’indulgenza. Si ha l’indulgenza “plenaria” quando la liberazione è totale; altrimenti si ha l’indulgenza “parziale”. Per ricevere l’indulgenza plenaria si richiedono: una disposizione di distacco affettivo da qualsiasi peccato, anche veniale; l’attuazione di un’opera indulgenziata; il soddisfacimento, anche in giorni diversi, di tre condizioni, che sono la confessione sacramentale, la comunione eucaristica e la preghiera secondo l’intenzione del papa
Cf. Paolo VI, Indulgentiarum doctrina, Norme, 7. La pratica delle indulgenze non pregiudica il valore di altri mezzi di purificazione, come anzitutto la santa Messa e l’offerta della propria sofferenza. Costituisce anzi un incoraggiamento a compiere opere buone a vantaggio di tutti.
| CdA, 944 CONFRONTAVAI |