CATECHISMO DEGLI ADULTI
INDICE TEMATICO
A
Abbà, Aborto, Abramo, Adorazione, Adulterio, Aldilà, Alleanza, Ambiente, Amore, Anàmnesi, Angeli, Angoscia, Anima, Anno liturgico, Annuncio, Antico Testamento, Anziani, Apostolato, Apostoli, Apparizioni, Armi, Arte, Ascensione, Ascesi, Assemblea, Associazioni ecclesiali, Assoluzione, Ateismo, Attrizione, Autoerotismo, Autorità, Avvento, Azione Cattolica,
B
C
Canone biblico, Carattere sacramentale, Carisma, Carità, Castità, Catechesi, Catechismo, Catecumenato, Cattolico, Celibato, Cena, Chiesa, Cibo, Civiltà cristiana, Collegialità episcopale, Collettivismo, Comandamenti, Comunicazione, Comunione, Comunità, Concilio, Concupiscenza, Confermazione, Confessione, Conoscenza di Dio, Consacrazione, Consigli evangelici, Contraccezione, Contrizione, Conversione, Coppia, Corpo, Coscienza, Creazione, Credo, Cresima, Criminalità, Cristo, Critica, Croce, Culto, Cultura, Cuore,
Canone biblico
Carattere sacramentale
Carisma
Carità
Castità
Catechesi
Catechismo
Catecumenato
Cattolico
Celibato
Cena
Chiesa
Carattere sacramentale
Carisma
Carità
Castità
Catechesi
Catechismo
Catecumenato
Cattolico
Celibato
Cena
Chiesa
Cibo
Civiltà cristiana
Collegialità episcopale
Collettivismo
Comandamenti
Comunicazione
Comunione
Comunità
Concilio
Concupiscenza
Confermazione
Confessione
Civiltà cristiana
Collegialità episcopale
Collettivismo
Comandamenti
Comunicazione
Comunione
Comunità
Concilio
Concupiscenza
Confermazione
Confessione
Conoscenza di Dio
Consacrazione
Consigli evangelici
Contraccezione
Contrizione
Conversione
Coppia
Corpo
Coscienza
Creazione
Credo
Cresima
Consacrazione
Consigli evangelici
Contraccezione
Contrizione
Conversione
Coppia
Corpo
Coscienza
Creazione
Credo
Cresima
D
E
F
G
I
Idolatria, Illuminismo, Imitazione, Immagini sacre, Immortalità, Impegno, Impresa, Impurità, Incarnazione, Incesto, Indissolubilità, Individuo, Induismo, Indulgenze, Infallibilità, Inferi, Infermi, Inferno, Iniziazione cristiana, Inquinamento ambientale, Intenzione fondamentale, Intercessione, Interpretazione, Invocazione, Islam, Ispirazione, Israele, Istituti secolari,
L
M
Maestro, Magistero, Malattia, Male, Marana tha, Maria, Martirio, Masturbazione, Materia, Materialismo, Matrimonio, Mediazione, Meditazione, Memoriale, Mente, Meriti, Messa, Messia, Ministeri, Ministro, Miracoli, Misericordia, Missione, Mistero, Mistica, Monachesimo, Mondo, Monoteismo, Morale, Morte, Movimenti,
N
O
P
Pace, Padre, Paolo, Papa, Parabole, Paradiso, Parola, Parrocchia, Parusia, Pasqua, Passione, Pastori, Pazienza, Peccato, Pelagianesimo, Pena, Penitenza, Pentecoste, Perdono, Persecuzione, Persona, Piacere, Pietro, Pluralismo, Poligamia, Politeismo, Politica, Popolo, Possessione, Povertà, Predestinazione, Predicazione, Preghiera, Presbitero, Presenza, Primato, Processo, Procreazione responsabile, Profeta, Progresso, Proprietà, Prostituzione, Provvidenza, Prudenza, Pudore, Purgatorio, Purificazione, Puro,
Pazienza
Peccato
Pelagianesimo
Pena
Penitenza
Pentecoste
Perdono
Persecuzione
Persona
Piacere
Pietro
Pluralismo
Peccato
Pelagianesimo
Pena
Penitenza
Pentecoste
Perdono
Persecuzione
Persona
Piacere
Pietro
Pluralismo
Poligamia
Politeismo
Politica
Popolo
Possessione
Povertà
Predestinazione
Predicazione
Preghiera
Presbitero
Presenza
Primato
Politeismo
Politica
Popolo
Possessione
Povertà
Predestinazione
Predicazione
Preghiera
Presbitero
Presenza
Primato
Processo
Procreazione responsabile
Profeta
Progresso
Proprietà
Prostituzione
Provvidenza
Prudenza
Pudore
Purgatorio
Purificazione
Puro
Procreazione responsabile
Profeta
Progresso
Proprietà
Prostituzione
Provvidenza
Prudenza
Pudore
Purgatorio
Purificazione
Puro
R
S
Sacerdozio, Sacramentali, Sacramenti, Sacrificio, Salario, Salmi, Salute, Salvezza, Santi, Santità, Sapienza, Satana, Scienza, Scrittura Sacra, Scuola, Segno, Sentimenti, Servizio, Sessualità, Signore, Simbolo, Sindacato, Società, Soddisfazione, Sofferenza, Solidarietà, Sopravvivenza, Speranza, Spirito Santo, Spiritualità, Sport, Sposi, Stati di vita, Stato, Storia, Successione apostolica, Suffragi, Suicidio, Superstizione,
T
V
Z
Catechismo degli Adulti
Povertà
127-135
, 127
, 130-131
, 1088
, 128-129
, 132
, 147
, 161
, 1121-1122
, 546
, 569-570
, 887
, 1089
, 857
, 890
Una proclamazione di felicità
[127] Il regno di Dio non risolve i problemi e non cambia le situazioni come per incanto. Ci si può chiedere, allora, in che senso esso sia una buona notizia, quale felicità porti e a quali condizioni se ne possa fare l’esperienza.
Senz’altro Gesù di Nàzaret intende fare un annuncio e un’offerta di felicità. Le beatitudini del Regno, riferite dagli evangelisti Matteo e Luca
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Dio difensore degli oppressi
[128]
Nella Bibbia troviamo delineata con tratti impressionanti la condizione dei poveri: duramente sfruttati nei lavori occasionali; derubati del bue, dell’asino e delle pecore; curvati dalle fatiche e dalle umiliazioni; si nutrono di erbe trovate nei campi e di qualche grappolo rimasto nelle vigne dopo la vendemmia; passano la notte nudi e indifesi dal freddo, bagnati di pioggia, quando non trovano neppure una grotta dove rifugiarsi
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[129]
Secondo la Bibbia, un re è giusto quando si fa difensore dei poveri, degli orfani e delle vedove, di quanti non sono in grado di farsi rispettare. A maggior ragione, la giustizia regale di Dio si manifesta a favore degli oppressi: «Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe, chi spera nel Signore suo Dio, creatore del cielo e della terra, del mare e di quanto contiene. Egli è fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri, il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge lo straniero, egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie degli empi. Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, per ogni generazione» (Sal 146,5-10).
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Liberazione dalla sofferenza
[130]
Dando compimento all’attesa, Gesù annuncia che Dio, nella sua nuova e definitiva manifestazione, si mette a fianco degli oppressi, degli affamati, dei malati, degli afflitti, dei perseguitati e comincia a liberarli.
Rendendo visibile con il suo comportamento l’agire stesso di Dio, il Maestro va incontro a ogni miseria spirituale e materiale. Nutre con la parola e con il pane le folle stanche e senza guida, disprezzate dai gruppi religiosi osservanti. Si commuove di fronte ai malati, che gli si accalcano intorno, e li guarisce. Avvicina varie categorie di emarginati, i bambini, le donne, i lebbrosi, i peccatori segnati a dito, come i pubblicani e le prostitute, i pagani. Tende la mano a chiunque è umiliato dal peccato, dalla sofferenza, dal disprezzo altrui.
Non si limita a operare in prima persona. Coinvolge i discepoli nella sua missione a servizio del Regno; esige da tutti un serio impegno, mediante le opere di misericordia, per la liberazione, sia pure parziale e provvisoria, da ogni forma di male, fino a quando non verrà la gloria del compimento totale
| CdA, 712 CONFRONTAVAI CdA 854-856 CONFRONTAVAI |
Beati gli ultimi
[131]
Gesù proclama beati gli ultimi della società, perché sono i primi destinatari del Regno. Proprio perché sono poveri e bisognosi, Dio nel suo amore gratuito e misericordioso va loro incontro e li chiama ad essere suoi figli, conferendo loro una dignità che nessuna circostanza esteriore può annullare o diminuire: né l’indigenza, né l’emarginazione, né la malattia, né l’insuccesso, né l’umiliazione, né la persecuzione, né alcun’altra avversità.
Anzi, una situazione fallimentare può riuscire addirittura vantaggiosa. I poveri, i sofferenti e i peccatori sperimentano acutamente la loro debolezza. Sono disposti a lasciarsi salvare da Dio. Sono portati a misurare il valore della propria persona non dai beni esteriori, ma dall’amore che il Padre ha per loro. Così «passano avanti nel regno di Dio» (Mt 21,31). Per farne però l’esperienza gioiosa, devono abbandonarsi al suo amore, con umiltà e fiducia, e quindi convertirsi. In tal caso possono essere beati perfino in mezzo alle tribolazioni
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La gioia di Gesù
[132]
Gesù stesso è povero e perseguitato, ma pieno di gioia; esulta nello Spirito Santo e loda il Padre
Egli vuole comunicare la sua gioia: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò» (Mt 11,28); «La mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11); «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv 14, 27). Gesù dona una felicità, che può coesistere anche con la sofferenza, qualora non sia possibile eliminarla; anzi rende piena di significato la stessa sofferenza.
È necessario però condividere la sua comunione con il Padre, essere umili come lui, «poveri in spirito» (Mt 5,3), come egli si esprime. Il Regno è offerto a tutti, ma raggiunge effettivamente solo chi, riconoscendo la propria insufficienza e la precarietà dei beni terreni, attende la salvezza unicamente da Dio e, con la sua grazia, diventa giusto, mite e misericordioso con gli altri.
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Le beatitudini
[133]
Gli atteggiamenti per accogliere il Regno sono ben esplicitati nella redazione delle beatitudini fissata dall’evangelista Matteo. Rimandando alla lettura del testo
“Beati gli umili che confidano solo in Dio, perché ad essi è riservato il suo regno.
Beati coloro che si affliggono per il male presente nel mondo e in loro stessi, perché Dio li consolerà.
Beati i miti, coloro che sono accoglienti, cordiali, pazienti e rinunciano a imporsi agli altri con la forza, perché Dio concederà loro di conquistare il mondo.
Beati quelli che desiderano ardentemente la volontà di Dio per sé e per gli altri, perché Dio li sazierà alla sua mensa.
Beati i misericordiosi, che sanno perdonare e compiere opere di carità, perché Dio sarà misericordioso con loro.
Beati i puri di cuore, che hanno una coscienza retta, perché Dio li ammetterà alla sua presenza nella liturgia celeste.
Beati quelli che costruiscono una convivenza pacifica, giusta e fraterna, perché Dio li accoglierà come figli.
Beati i perseguitati a motivo della nuova giustizia evangelica, perché Dio, re giusto, li salverà”.
| CdA, 857-864 CONFRONTAVAI |
Illusoria autosufficienza
[134] L’attenzione preferenziale agli ultimi non significa esclusione degli altri. Gesù frequenta anche i “ricchi” e i “giusti”, coloro che nella società sono in vista per il benessere materiale o per la devota osservanza della Legge. Verso di loro però usa generalmente un linguaggio severo, perché li vede soddisfatti di sé, chiusi verso Dio e senza misericordia per il prossimo.
| CCC, 2544-2547 |
[135] Beati i poveri, perché Dio li ama, si impegna a liberarli dalla sofferenza e fin d’ora conferisce loro la dignità di suoi figli, che nessuna circostanza esteriore può compromettere.
Chi vive consapevolmente la comunione filiale con Dio, fa esperienza di gioia anche in mezzo alle tribolazioni, come Gesù. È necessario però condividere l’atteggiamento del Maestro «mite e umile di cuore» (
Mt 11,29
) e vivere secondo lo spirito delle beatitudini.
Confidare nella ricchezza, gloriarsi della propria giustizia, considerarsi autosufficienti: ecco ciò che impedisce di accogliere il regno di Dio, che è dono gratuito.
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Una proclamazione di felicità
[127] Il regno di Dio non risolve i problemi e non cambia le situazioni come per incanto. Ci si può chiedere, allora, in che senso esso sia una buona notizia, quale felicità porti e a quali condizioni se ne possa fare l’esperienza.
Senz’altro Gesù di Nàzaret intende fare un annuncio e un’offerta di felicità. Le beatitudini del Regno, riferite dagli evangelisti Matteo e Luca
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Liberazione dalla sofferenza
[130]
Dando compimento all’attesa, Gesù annuncia che Dio, nella sua nuova e definitiva manifestazione, si mette a fianco degli oppressi, degli affamati, dei malati, degli afflitti, dei perseguitati e comincia a liberarli.
Rendendo visibile con il suo comportamento l’agire stesso di Dio, il Maestro va incontro a ogni miseria spirituale e materiale. Nutre con la parola e con il pane le folle stanche e senza guida, disprezzate dai gruppi religiosi osservanti. Si commuove di fronte ai malati, che gli si accalcano intorno, e li guarisce. Avvicina varie categorie di emarginati, i bambini, le donne, i lebbrosi, i peccatori segnati a dito, come i pubblicani e le prostitute, i pagani. Tende la mano a chiunque è umiliato dal peccato, dalla sofferenza, dal disprezzo altrui.
Non si limita a operare in prima persona. Coinvolge i discepoli nella sua missione a servizio del Regno; esige da tutti un serio impegno, mediante le opere di misericordia, per la liberazione, sia pure parziale e provvisoria, da ogni forma di male, fino a quando non verrà la gloria del compimento totale
| CdA, 712 CONFRONTAVAI CdA 854-856 CONFRONTAVAI |
Beati gli ultimi
[131]
Gesù proclama beati gli ultimi della società, perché sono i primi destinatari del Regno. Proprio perché sono poveri e bisognosi, Dio nel suo amore gratuito e misericordioso va loro incontro e li chiama ad essere suoi figli, conferendo loro una dignità che nessuna circostanza esteriore può annullare o diminuire: né l’indigenza, né l’emarginazione, né la malattia, né l’insuccesso, né l’umiliazione, né la persecuzione, né alcun’altra avversità.
Anzi, una situazione fallimentare può riuscire addirittura vantaggiosa. I poveri, i sofferenti e i peccatori sperimentano acutamente la loro debolezza. Sono disposti a lasciarsi salvare da Dio. Sono portati a misurare il valore della propria persona non dai beni esteriori, ma dall’amore che il Padre ha per loro. Così «passano avanti nel regno di Dio» (Mt 21,31). Per farne però l’esperienza gioiosa, devono abbandonarsi al suo amore, con umiltà e fiducia, e quindi convertirsi. In tal caso possono essere beati perfino in mezzo alle tribolazioni
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Regno di Dio e riforma della società
[1088] Dio vuole innanzitutto cambiare il cuore dell’uomo, ma, a partire dal cuore, vuole rinnovare anche la società.
È il liberatore degli oppressi: protegge i poveri, gli stranieri, gli orfani, le vedove; vuole giustizia e solidarietà
| CCC, 1886-1889CCC 2820CdA, 129 CONFRONTAVAI |
Dio difensore degli oppressi
[128]
Nella Bibbia troviamo delineata con tratti impressionanti la condizione dei poveri: duramente sfruttati nei lavori occasionali; derubati del bue, dell’asino e delle pecore; curvati dalle fatiche e dalle umiliazioni; si nutrono di erbe trovate nei campi e di qualche grappolo rimasto nelle vigne dopo la vendemmia; passano la notte nudi e indifesi dal freddo, bagnati di pioggia, quando non trovano neppure una grotta dove rifugiarsi
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[129]
Secondo la Bibbia, un re è giusto quando si fa difensore dei poveri, degli orfani e delle vedove, di quanti non sono in grado di farsi rispettare. A maggior ragione, la giustizia regale di Dio si manifesta a favore degli oppressi: «Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe, chi spera nel Signore suo Dio, creatore del cielo e della terra, del mare e di quanto contiene. Egli è fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri, il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge lo straniero, egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie degli empi. Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, per ogni generazione» (Sal 146,5-10).
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La gioia di Gesù
[132]
Gesù stesso è povero e perseguitato, ma pieno di gioia; esulta nello Spirito Santo e loda il Padre
Egli vuole comunicare la sua gioia: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò» (Mt 11,28); «La mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11); «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv 14, 27). Gesù dona una felicità, che può coesistere anche con la sofferenza, qualora non sia possibile eliminarla; anzi rende piena di significato la stessa sofferenza.
È necessario però condividere la sua comunione con il Padre, essere umili come lui, «poveri in spirito» (Mt 5,3), come egli si esprime. Il Regno è offerto a tutti, ma raggiunge effettivamente solo chi, riconoscendo la propria insufficienza e la precarietà dei beni terreni, attende la salvezza unicamente da Dio e, con la sua grazia, diventa giusto, mite e misericordioso con gli altri.
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[147]
La preoccupazione del benessere va ridimensionata. Ci sono valori più importanti e decisivi che non il cibo e il vestito: «Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta» (Mt 6,26-33). Occorre certo seminare e mietere, filare e tessere, progettare e lavorare, ma senza ansia per il domani
Il vangelo comanda di distribuire e mettere in circolazione i propri beni: «Fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma» (Lc 12,33). Condanna il possesso egoistico, che non tiene conto delle necessità altrui. Non chiede però di vivere nella miseria. Valore assoluto è la fraternità, non la povertà materiale. Lo conferma l’esperienza della prima Chiesa a Gerusalemme, dove i credenti avevano «un cuore solo e un’anima sola» (At 4,32), mettevano le loro cose in comune e così «nessuno tra loro era bisognoso» (At 4,34).
| CdA, 1122 CONFRONTAVAI |
Convivenza fraterna
[161] Se Gesù di Nàzaret dona e nello stesso tempo esige il distacco dalle ricchezze, dall’ambizione, dagli affetti disordinati, dai pregiudizi culturali e religiosi, lo fa in nome di una libertà che si attua nella comunione con i fratelli e con Dio.
Quelli che si convertono al regno di Dio e obbediscono alla sua volontà, costituiscono una famiglia più salda che non la parentela fondata sui legami di sangue
Neppure tra i seguaci di Gesù mancano egoismi e tensioni, ma la legge che regola i rapporti è quella della carità. Chi decide di seguirlo, sa che deve impegnarsi seriamente per una forma di vita, che prevede servizio scambievole, correzione fraterna, perdono, riconciliazione, attenzione ai più deboli.
| CdA, 850 CONFRONTAVAI |
La “disumana ricchezza” nella Bibbia
[1121]
La condanna della ricchezza disumana attraversa tutto l’Antico Testamento. L’avidità rende ansiosi di accumulare, magari con la frode e la prepotenza; sfrutta i poveri o li umilia con lo spreco ostentato. I ricchi confidano nei loro mezzi; non si curano di Dio, lo dimenticano e lo rinnegano. «L’uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono» (Sal 49,21). «Chi confida nella propria ricchezza cadrà» (Pr 11,28).
Nel Nuovo Testamento, Gesù invita a confidare in Dio, Padre sempre premuroso e vicino, e a vivere nel presente liberi dall’ansia per il domani. L’uomo vale assai più dei beni materiali e del potere. È stoltezza far dipendere il proprio valore e la propria salvezza dalla ricchezza accumulata. La salvezza, come il Maestro sottolinea in casa delle due sorelle Marta e Maria, viene dall’abbandono fiducioso alla parola di Dio e non dall’attivismo pieno di affanni
Lavoro e ricchezza, pur essendo certamente dei beni, non danno senso alla vita. Sono essi piuttosto a ricevere senso dalla comunione con Dio e con i fratelli. Il cristiano si guarda dalla bramosia del possesso, da «quella avarizia insaziabile che è idolatria» (Col 3,5); lavora in pace, vive con sobrietà. Chi eccelle solo per l’entità di guadagni o dei consumi non costituisce per lui un modello; gli appare carente di umanità e schiavo delle cose, posseduto dalle ricchezze più che capace di possederle
Cf. San Basilio di Cesarea, Sui ricchi; Sant’Ambrogio, La storia di Nabot, 13, 54. San Basilio di Cesarea, Sull’avarizia, 6. | CdA, 146 CONFRONTAVAI |
[1122]
Il cristiano, al contrario, è convinto che «diviene più ricco l’uomo misericordioso, quando comincia ad avere di meno per donare ai poveri»
San Massimo di Torino,Discorsi, 71, 44. | CdA, 147 CONFRONTAVAI |
Una sequela più espressiva
[546] La vita consacrata è un carisma dello Spirito, finalizzato sia alla santificazione personale che all’edificazione della Chiesa. Comporta un nuovo modo di essere e di agire.
Se tutti i fedeli sono chiamati a seguire Gesù, i consacrati sono chiamati a seguirlo più da vicino, configurati a lui anche nel genere esteriore di vita
Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 46; Id., Perfectae caritatis, 25. In concreto la vita consacrata è caratterizzata dalla professione dei tre consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza in una forma di vita stabile e riconosciuta dalla Chiesa. La castità è totale dono di sé al Signore, un dono vissuto nella perfetta continenza sessuale e nell’amicizia disinteressata verso tutti. La povertà è libertà di fronte alle cose, rinuncia al possesso, sobrietà nell’uso, disponibilità a condividere. L’obbedienza è accoglienza della volontà di Dio, mediante la sottomissione alla regola, ai superiori e alla comunità, rinunciando a programmare in modo individuale la propria esistenza. Insieme i tre consigli riportano le grandi tendenze del cuore umano nella logica della carità; rendono umili e vuoti di sé, aperti a Dio e ai fratelli, pronti a camminare verso la perfezione. L’impegno a viverli viene assunto con i voti o con altri vincoli sacri. Associato ad altri elementi, come la centralità della preghiera, della parola di Dio e dell’eucaristia, gli esercizi ascetici ed eventualmente la comunità religiosa e le attività di apostolato, questo impegno viene a costituire una forma stabile di vita, che l’autorità della Chiesa riconosce canonicamente.
| CCC, 1973-1974 |
[569]
Interpella le coscienze con particolare efficacia l’amore preferenziale per i poveri, che, mentre contraddice l’egoismo radicato nell’uomo e le discriminazioni presenti nella società, si fa espressione di una benevolenza diversa, quella di Dio, gratuita e rivolta a tutti. Per questo l’azione caritativa ha sempre avuto grande rilievo nella vita e nella missione della Chiesa. Già la comunità di Gerusalemme aveva un’assistenza organizzata per i bisognosi
Cf. San Cornelio papa, Lettera a Fabio di Antiochia (in Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica, 6, 43, 11. | |
[570]
A partire dall’attenzione preferenziale ai poveri, la carità evangelica è criterio ed energia per la «trasformazione del mondo»
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 38. Cf. Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 42. Cf. Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 43. | |
Settimo comandamento
[887]
Il settimo comandamento “Non rubare” educa al corretto uso delle cose materiali nella relazione con gli altri, alla luce del primato di Dio e della carità fraterna. Proibisce di offendere il prossimo usurpando o danneggiando i suoi beni. Prescrive l’osservanza della giustizia, esigendo che si rispettino sia l’universale destinazione dei beni sia il diritto alla proprietà privata. Promuove la solidarietà tra le persone e tra i popoli, con una speciale attenzione ai poveri, nel rispetto dell’integrità del creato.
| CCC, 2401-2449CdA, 1112-1143 CONFRONTAVAI |
[1089]
Di fatto Gesù di Nàzaret, mentre rivela la paternità di Dio, promuove una giustizia più perfetta, che implica fedeltà, sincerità, amore preferenziale per i poveri, riconciliazione con i nemici
Il regno di Dio, pur non essendo di questo mondo, opera in questo mondo. La salvezza messianica si compie nell’eternità, ma comincia nella storia e si manifesta restituendo autenticità e bellezza a ogni dimensione della vita, quella sociale compresa. La Chiesa fin dalle origini è consapevole di aver ricevuto un messaggio che ha rilevanza anche per la società.
| CdA, 130 CONFRONTAVAI CdA 133 CONFRONTAVAI CdA 155 CONFRONTAVAI CdA 856-864 CONFRONTAVAI |
Un commento alle beatitudini
[857]
«Beati i poveri in spirito» (Mt 5,3), cioè gli umili di cuore. I Padri della Chiesa di solito interpretano la povertà in spirito come umiltà: «Aggiunse “in spirito”, perché si intendesse l’umiltà, non la penuria»
San Girolamo, Commento al Vangelo di Matteo, 1, 5. San Basilio di Cesarea, Commento ai Salmi, 33, 7, 11. | |
Decimo comandamento
| CCC, 2534-2550CdA, 1112-1143 CONFRONTAVAI |