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CATECHISMO DEGLI ADULTI

CATECHISMO DEGLI ADULTI
INDICE TEMATICO
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Catechismo degli Adulti

Politica 1102-1108 , 540 , 1093 , 1102-1104 , 1105 , 1106 , 1107 , 1109-1111 , 1162 , 1165

Servizio per il bene comune
[1102] Molti diffidano della politica, preferiscono starsene fuori. Altri vi entrano per affermare interessi personali o di parte. Altri, infine, ne fanno una specie di messianismo, in grado di liberare l’uomo da tutti i suoi mali.
La Chiesa ha un’alta stima per la genuina azione politica; la dice «degna di lode e di considerazione»
nota
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 75.
, l’addita come «forma esigente di carità»
nota
Paolo VI, Octogesima adveniens, 46.
. Riconosce che la necessità di una comunità politica e di una pubblica autorità è inscritta nella natura sociale dell’uomo e quindi deriva dalla volontà di Dio. D’altra parte essa indica i limiti della politica e vigila perché non diventi invadente o addirittura totalitaria. Questa sua posizione è in continuità con quanto al riguardo insegna la Bibbia.
[1103]  Nella cultura dell’antico oriente, il re veniva adorato come un dio, una manifestazione della divinità suprema. Secondo la Bibbia, invece, i governanti sono soltanto servitori di Dio per il bene del popolo, sottoposti anch’essi alla legge morale e al giudizio esigente del Signore. Così essa si esprime: «Ascoltate, o re, e cercate di 28-526.pngcomprendere; imparate, governanti di tutta la terra... La vostra sovranità proviene dal Signore; la vostra potenza dall’Altissimo, il quale esaminerà le vostre opere e scruterà i vostri propositi; poiché, pur essendo ministri del suo regno, non avete governato rettamente, né avete osservato la legge, né vi siete comportati secondo il volere di Dio» (Sap 6,13-4). «Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio» (Mc 12,17). «Non c’è autorità se non da Dio... Essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora temi, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male. Perciò è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza» (Rm 13,14-5). Occorre pregare «per tutti quelli sta stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità» (1Tm 2,2).
Lo stato assume un volto demoniaco quando, dimentico del suo ruolo sussidiario di servizio, diventa totalitario e prende il posto di Dio: «Vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi e su ciascuna testa un titolo blasfemo... Il drago le diede la sua forza, il suo trono e la sua potestà grande» (Ap 13,1-2). In situazioni del genere ai cristiani si impone il dovere della resistenza.
CdA, 149
CONFRONTAVAI
[1104] Secondo la dottrina della Chiesa, l’autentica azione politica è servizio per il bene comune, con trasparenza e competenza.
Il bene comune di una popolazione consiste «nell’insieme di quelle condizioni di vita sociale, con le quali gli uomini, la famiglia e le associazioni possono ottenere il conseguimento più pieno e più spedito della loro perfezione»
nota
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 74.
. Comprende i diritti fondamentali della persona, i valori morali e culturali che sono oggetto di generale consenso, le strutture e le leggi della convivenza, la prosperità e la sicurezza. La sua figura storica complessiva è mutevole e va ridisegnata continuamente, secondo le esigenze della libertà e della solidarietà
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 78.
. È in funzione di esso che esiste la comunità politica; ad esso tutti devono contribuire con impegno perseverante e deciso.
La partecipazione dei cittadini
[1105]  I cittadini sono nello stesso tempo destinatari e protagonisti della politica
nota
Cf. Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 42.
. Sono obbligati in coscienza a osservare le leggi giuste e a pagare le tasse. Hanno il diritto-dovere di approvare l’ordinamento politico, di eleggere i governanti e di controllare il loro operato. Inseriti nelle comunità intermedie e nelle associazioni, partecipano alla gestione di numerosi servizi, specie nei settori dell’educazione, della cultura, della sanità e dell’assistenza.
L’autorità pubblica
[1106]  Se tutti devono cooperare all’attuazione del bene comune, alcuni però hanno la funzione di coordinare e dirigere ad esso le molteplici energie: sono i detentori della pubblica autorità
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 74
.
La legittimità di un governo si misura dalla capacità di rispettare e sostenere i diritti delle persone e dei soggetti sociali intermedi. Il potere deve essere esercitato per il popolo e con il popolo: l’autorità è «vicaria della moltitudine»
nota
San Tommaso d’Aquino,Somma Teologica, I-II, q. 90, a. 3.
. Ovviamente la possibilità di partecipazione è diversa secondo le condizioni culturali e le situazioni storiche.
D’altra parte è necessario un governo della società che non si limiti a mediare gli interessi particolari, ma sappia inquadrare il pluralismo entro regole precise e guidarlo verso obiettivi storici concreti.
Quanto all’esercizio dell’autorità, governano rettamente coloro che «non guardano in sé il potere del grado, ma l’uguaglianza di condizione e non godono nel fare da superiori, ma nel fare del bene agli altri»
nota
San Gregorio Magno, Commento al libro di Giobbe, 21, 15, 22.
.
Coerenza e unità dei cristiani in politica
[1107]  Ai fedeli laici, occupati nella gestione della cosa pubblica, la Chiesa ricorda il dovere della coerenza con la visione cristiana della vita. A volte la necessità di tutelare efficacemente qualche valore fondamentale comporta anche la loro unità organizzata. Ma l’unità politica di programma e di partito, a differenza della coerenza, non è per i cattolici un’esigenza assoluta e costante. Sulla base di prospettive culturali ed esperienze operative diverse, possono legittimamente arrivare a scelte diverse, pur condividendo la stessa fede, il riferimento alla dottrina della Chiesa e la sincera dedizione al bene comune. In ogni caso dai cristiani ci si aspetta che siano esemplari per rigore morale, attenzione alla gente, spirito di servizio, professionalità. È legittimo avere diverse visioni del bene comune, ma non è mai lecito subordinarlo all’interesse proprio o di partito
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 75.
.
CCC, 2442
[1108] «La comunità politica e l’autorità pubblica hanno il loro fondamento nella natura umana e perciò appartengono all’ordine stabilito da Dio»
nota
Concilio Vaticano II , Gaudium et spes , 74.
.
Tutti i cittadini devono prendere parte in qualche modo all’attività politica, intesa come servizio al bene comune. La pubblica autorità ha il compito di guidare e coordinare, nel rispetto dei diritti delle persone e delle comunità intermedie.
Impegno nella società
[540]  È senz’altro auspicabile una presenza numerosa e qualificata dei laici nelle attività ecclesiali. Tuttavia «il campo proprio della loro attività evangelizzatrice è il mondo vasto e complicato della politica, della realtà sociale, dell’economia; così pure della cultura, delle scienze e delle arti, della vita internazionale, degli strumenti della comunicazione sociale; ed anche di altre realtà particolarmente aperte all’evangelizzazione, quali l’amore, la famiglia, l’educazione dei bambini e degli adolescenti, il lavoro professionale, la sofferenza. Più ci saranno laici penetrati di spirito evangelico, responsabili di queste realtà ed esplicitamente impegnati in esse, competenti nel promuoverle e consapevoli di dover sviluppare tutta la loro capacità cristiana spesso tenuta nascosta e soffocata, tanto più queste realtà, senza nulla perdere né sacrificare del loro coefficiente umano, ma manifestando una dimensione trascendente spesso sconosciuta, si troveranno al servizio dell’edificazione del regno di Dio, e quindi della salvezza in Gesù Cristo»
nota
Paolo VI, Evangelii nuntiandi, 70.
.
L’impegno sociale e politico dei fedeli laici
[1093]  Educare le coscienze è il compito fondamentale della Chiesa. Di questo compito l’insegnamento della dottrina sociale è parte integrante. Spetta poi ai cristiani, singoli o associati, particolarmente ai fedeli laici, inserirsi intimamente nel tessuto della società civile e «inscrivere la legge divina nella vita della città terrena»
nota
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 43.
. Essi operano non a nome della Chiesa, ma con responsabilità propria, nella complessità delle situazioni concrete, sapendo che la fede stessa li obbliga ad assumersi compiti temporali e ad attuarli con coerenza evangelica
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 43.
. Alimentano il loro impegno con la formazione spirituale e culturale e con la preghiera. La carità li muove ad agire secondo una logica di servizio, con la maggior competenza possibile, con attenzione costante alle persone, specialmente a quelle che non contano, agli ultimi. Li fa disponibili al dialogo e alla collaborazione con tutti gli uomini di buona volontà. La speranza li rende tenaci nell’azione, pazienti nella sofferenza, modesti nel successo, aperti a ogni nuova possibilità di bene. Così ciascuno per la sua parte concorre, «con l’energia ricevuta da Dio» (1Pt 4,11), a edificare la città dell’uomo, come concorre a edificare la Chiesa.
È doloroso per la Chiesa dover constatare la divaricazione fra la prassi religiosa e l’azione sociale e politica dei credenti. È preoccupante per un paese dover attraversare una crisi di legalità, diffusa nella classe dirigente e nei comportamenti dei cittadini: concussione, corruzione amministrativa, voto di scambio, evasione fiscale, danneggiamento di strutture pubbliche, assenteismo dal lavoro... Solo da un’assidua opera educativa ci si può attendere una solida coerenza dei credenti e un sano costume di tutti i cittadini.
Servendo l’uomo e la società con la forza della carità e alla luce del vangelo e della dottrina sociale della Chiesa, i cristiani manifestano che Cristo salvatore è presente nella storia e dona un anticipo della salvezza.
CCC, 898-899CCC 909CCC 912
Servizio per il bene comune
[1102] Molti diffidano della politica, preferiscono starsene fuori. Altri vi entrano per affermare interessi personali o di parte. Altri, infine, ne fanno una specie di messianismo, in grado di liberare l’uomo da tutti i suoi mali.
La Chiesa ha un’alta stima per la genuina azione politica; la dice «degna di lode e di considerazione»
nota
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 75.
, l’addita come «forma esigente di carità»
nota
Paolo VI, Octogesima adveniens, 46.
. Riconosce che la necessità di una comunità politica e di una pubblica autorità è inscritta nella natura sociale dell’uomo e quindi deriva dalla volontà di Dio. D’altra parte essa indica i limiti della politica e vigila perché non diventi invadente o addirittura totalitaria. Questa sua posizione è in continuità con quanto al riguardo insegna la Bibbia.
[1103]  Nella cultura dell’antico oriente, il re veniva adorato come un dio, una manifestazione della divinità suprema. Secondo la Bibbia, invece, i governanti sono soltanto servitori di Dio per il bene del popolo, sottoposti anch’essi alla legge morale e al giudizio esigente del Signore. Così essa si esprime: «Ascoltate, o re, e cercate di 28-526.pngcomprendere; imparate, governanti di tutta la terra... La vostra sovranità proviene dal Signore; la vostra potenza dall’Altissimo, il quale esaminerà le vostre opere e scruterà i vostri propositi; poiché, pur essendo ministri del suo regno, non avete governato rettamente, né avete osservato la legge, né vi siete comportati secondo il volere di Dio» (Sap 6,13-4). «Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio» (Mc 12,17). «Non c’è autorità se non da Dio... Essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora temi, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male. Perciò è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza» (Rm 13,14-5). Occorre pregare «per tutti quelli sta stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità» (1Tm 2,2).
Lo stato assume un volto demoniaco quando, dimentico del suo ruolo sussidiario di servizio, diventa totalitario e prende il posto di Dio: «Vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi e su ciascuna testa un titolo blasfemo... Il drago le diede la sua forza, il suo trono e la sua potestà grande» (Ap 13,1-2). In situazioni del genere ai cristiani si impone il dovere della resistenza.
CdA, 149
CONFRONTAVAI
[1104] Secondo la dottrina della Chiesa, l’autentica azione politica è servizio per il bene comune, con trasparenza e competenza.
Il bene comune di una popolazione consiste «nell’insieme di quelle condizioni di vita sociale, con le quali gli uomini, la famiglia e le associazioni possono ottenere il conseguimento più pieno e più spedito della loro perfezione»
nota
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 74.
. Comprende i diritti fondamentali della persona, i valori morali e culturali che sono oggetto di generale consenso, le strutture e le leggi della convivenza, la prosperità e la sicurezza. La sua figura storica complessiva è mutevole e va ridisegnata continuamente, secondo le esigenze della libertà e della solidarietà
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 78.
. È in funzione di esso che esiste la comunità politica; ad esso tutti devono contribuire con impegno perseverante e deciso.
La partecipazione dei cittadini
[1105]  I cittadini sono nello stesso tempo destinatari e protagonisti della politica
nota
Cf. Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 42.
. Sono obbligati in coscienza a osservare le leggi giuste e a pagare le tasse. Hanno il diritto-dovere di approvare l’ordinamento politico, di eleggere i governanti e di controllare il loro operato. Inseriti nelle comunità intermedie e nelle associazioni, partecipano alla gestione di numerosi servizi, specie nei settori dell’educazione, della cultura, della sanità e dell’assistenza.
L’autorità pubblica
[1106]  Se tutti devono cooperare all’attuazione del bene comune, alcuni però hanno la funzione di coordinare e dirigere ad esso le molteplici energie: sono i detentori della pubblica autorità
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 74
.
La legittimità di un governo si misura dalla capacità di rispettare e sostenere i diritti delle persone e dei soggetti sociali intermedi. Il potere deve essere esercitato per il popolo e con il popolo: l’autorità è «vicaria della moltitudine»
nota
San Tommaso d’Aquino,Somma Teologica, I-II, q. 90, a. 3.
. Ovviamente la possibilità di partecipazione è diversa secondo le condizioni culturali e le situazioni storiche.
D’altra parte è necessario un governo della società che non si limiti a mediare gli interessi particolari, ma sappia inquadrare il pluralismo entro regole precise e guidarlo verso obiettivi storici concreti.
Quanto all’esercizio dell’autorità, governano rettamente coloro che «non guardano in sé il potere del grado, ma l’uguaglianza di condizione e non godono nel fare da superiori, ma nel fare del bene agli altri»
nota
San Gregorio Magno, Commento al libro di Giobbe, 21, 15, 22.
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Coerenza e unità dei cristiani in politica
[1107]  Ai fedeli laici, occupati nella gestione della cosa pubblica, la Chiesa ricorda il dovere della coerenza con la visione cristiana della vita. A volte la necessità di tutelare efficacemente qualche valore fondamentale comporta anche la loro unità organizzata. Ma l’unità politica di programma e di partito, a differenza della coerenza, non è per i cattolici un’esigenza assoluta e costante. Sulla base di prospettive culturali ed esperienze operative diverse, possono legittimamente arrivare a scelte diverse, pur condividendo la stessa fede, il riferimento alla dottrina della Chiesa e la sincera dedizione al bene comune. In ogni caso dai cristiani ci si aspetta che siano esemplari per rigore morale, attenzione alla gente, spirito di servizio, professionalità. È legittimo avere diverse visioni del bene comune, ma non è mai lecito subordinarlo all’interesse proprio o di partito
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 75.
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CCC, 2442
La comunità dei popoli
[1109] La Chiesa con la sua stessa esistenza testimonia l’universalità del divino disegno di salvezza ed è fattore di unità per tutto il genere umano. Essa guarda dunque con grande attenzione al progressivo intensificarsi delle relazioni tra i popoli, cercando di orientarlo nella giusta direzione.
Oggi i confini degli stati sono attraversati da un flusso continuo di uomini, informazioni, capitali, merci, armi. L’interdipendenza cresce in ampiezza e spessore. Se si vogliono evitare meccanismi perversi, che avrebbero «conseguenze funeste per i più deboli»
nota
Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, 17.
, anzi per tutti, è necessario attivare una nuova solidarietà morale, culturale, politica ed economica. «Il bene comune... oggi diventa sempre più universale, investendo diritti e doveri che riguardano l’intero genere umano»
nota
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 26.
. La pretesa dei singoli stati sovrani di porsi come vertice della società organizzata sta diventando anacronistica. Si va verso forme di collaborazione sistematica, si moltiplicano le istituzioni internazionali, si auspicano forme di governo sopranazionale con larga autonomia delle entità nazionali.
La comunità dei popoli, come quella delle persone, va costruita non sui rapporti di forza, ma sui valori di verità, giustizia, amore, libertà
nota
Cf. Giovanni XXIII, Pacem in terris, 47-67.
. Anche a livello di relazioni tra i popoli, la carità esige che un’attenzione preferenziale sia riservata ai più deboli.
CCC, 1911
La cooperazione per lo sviluppo
[1110]  I paesi del sottosviluppo interpellano quelli del benessere, come il povero Lazzaro alla porta del ricco. All’origine dei mali non c’è alcuna fatalità, ma una serie di cause concomitanti, alle quali è possibile rimediare: colonialismo, sfrenata concorrenza 28-529.pngcommerciale, imprevidenza dei governi locali, conflittualità prolungata e soprattutto arretratezza culturale. La soluzione è di natura innanzitutto etica e si chiama solidarietà.
Il primo e decisivo contributo è il sostegno a programmi di educazione e di sviluppo culturale, perché «lo sviluppo di un popolo non deriva primariamente né dal denaro, né dagli aiuti materiali, né dalle strutture tecniche, bensì dalla formazione delle coscienze, dalla maturazione delle mentalità e dei costumi. È l’uomo il protagonista dello sviluppo, non il denaro o la tecnica»
nota
Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 58.
.
Accanto all’opera formativa occorrono altre forme di aiuto: sostegno ai regimi rispettosi dei diritti umani; forniture di tecnologie semplici, di servizi primari, di incentivi all’agricoltura; riforma del commercio internazionale e del sistema monetario e finanziario mondiale.
È già un fatto positivo che cresca la consapevolezza della interdipendenza degli uomini e delle nazioni. Ma bisogna assumere impegni precisi secondo le proprie possibilità, modificando, per quanto è necessario, anche il proprio stile di vita. Cooperare allo sviluppo dei popoli «è un imperativo per tutti e per ciascuno degli uomini e delle donne, per le società e le nazioni»
nota
Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, 32.
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CCC, 1908
[1111] La crescente interdipendenza tra i popoli esige una forte solidarietà morale, culturale, economica e un’organizzazione politica della società internazionale.
negli strumenti della comunicazione sociale
[1162] Per quanto riguarda le comunicazioni sociali, i cristiani e le comunità ecclesiali devono innanzitutto essere consapevoli del loro potere, in bene e in male. Stampa, cinema, radio, televisione e altri mezzi audiovisivi ormai non sono più semplici strumenti, ma un ambiente nel quale siamo immersi. Tecnicamente sempre più perfetti, mettono a disposizione una prodigiosa quantità di informazioni, avvicinano persone e popoli quasi fossero un unico villaggio, attivano una continua e rapida trasformazione culturale. Danno ai comunicatori l’immenso potere di condizionare milioni e milioni di recettori e di formare quel fenomeno complesso che è l’opinione pubblica, capace, a prescindere dalla sua fondatezza, di influire pesantemente sulle opinioni individuali.
In tale contesto si insinua facilmente la tentazione di conquistare il consenso della gente e di manipolarlo secondo i propri obiettivi. Anziché far maturare convinzioni razionalmente motivate, si fa leva sugli istinti e sulle emozioni per imporre opinioni e comportamenti. Notizie, persone e modelli di vita si riducono a prodotti da vendere e strumenti di potere. Va in primo piano ciò che eccita e impressiona, non ciò che ha valore. L’informazione indulge all’effimero, al sensazionale, allo scandalistico. Pubblicità e propaganda invadono e ingombrano con le loro ambigue suggestioni gli spazi della vita.
La coerenza cristiana esige che i comunicatori esercitino la loro professione secondo una logica di servizio alla gente e al suo diritto alla verità. Hanno il dovere di non tacere e non deformare i fatti e di evidenziare il punto di vista in base al quale esprimono le loro valutazioni, necessariamente parziali. Non devono rinunciare, per amore del quieto vivere, a esercitare una funzione critica, secondo la loro coscienza. D’altra parte i recettori dovrebbero assumere un atteggiamento vigile di discernimento, pronti anche a far sentire la loro voce attraverso i canali opportuni.
Al potere politico spetta il compito di sostenere la libertà effettiva dei cittadini e dei gruppi sociali in campo culturale. Esso deve tutelare il pluralismo dell’informazione, perché l’opinione pubblica possa formarsi liberamente e documentarsi. Occorre evitare che ristrette oligarchie si spartiscano le agenzie di produzione e di distribuzione; semmai bisogna privilegiare i soggetti sociali senza scopo di lucro.
La comunità cristiana trova nei mezzi di comunicazione uno strumento prezioso per l’evangelizzazione, per la comunicazione intraecclesiale, per la giusta risonanza da dare alle esperienze umanamente positive. Il giornalismo cattolico è chiamato a mettere la sua competenza professionale soprattutto a servizio dei testimoni e dei fatti significativi della vita. La “buona notizia” passa attraverso la diffusione della conoscenza del bene e attraverso la formazione di coscienze libere e responsabili.
Operatori di pace
[1165] Il cristiano costruisce la pace a partire dal suo ambiente personale. Sceglie di non percorrere mai la via della violenza per affermare la verità e il bene: sa che non è lecito servirsi del male in vista di obiettivi positivi. Al più potrebbe essere costretto all’uso della forza per necessità di legittima difesa. Non fa ritorsioni per le offese subite; non solo perdona ogni singola volta, ma accetta gli altri così come sono, con il rischio di dover subire ulteriori danni dalla convivenza con loro.
Educa se stesso e gli altri al rispetto del pluralismo religioso, culturale, sociale e politico. Assume un sobrio tenore di vita, per poter condividere i beni della terra. Fa il possibile per attivare il dialogo e la solidarietà a tutti i livelli, dai rapporti interpersonali ai complessi problemi internazionali dello sviluppo e del disarmo.
«Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9). I cristiani con impegno perseverante edificano la pace, come immagine, anticipo e profezia di quella del regno di Dio. Testimoni operosi e credibili di Cristo «nostra pace» (Ef 2,14), gli consentono di manifestarsi come Salvatore presente nella storia fino a quando giungerà il compimento completo e definitivo.
CdA, 1040
CONFRONTAVAI