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CATECHISMO DEGLI ADULTI

CATECHISMO DEGLI ADULTI
INDICE TEMATICO
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Catechismo degli Adulti

Obbedienza 88 , 219 , 237 , 249 , 546 , 825 , 848-849 , 833 , 908-909

[88]  Credere è aprirsi, uscire da se stessi, fidarsi, obbedire, rischiare, mettersi in cammino verso le cose «che non si vedono» (Eb 11,1), andare dietro a Gesù «autore e perfezionatore della fede» (Eb 12,2). È assumere un atteggiamento di accoglienza operosa, che consente a Dio di fare storia insieme a noi, al di là delle umane possibilità.
Servo
[219]  Sulla strada verso Gerusalemme, la ricerca di potenza, di benessere e di prestigio dei discepoli si scontra ripetutamente con la logica di Gesù, secondo cui il Regno è servizio e in esso il primo è colui che serve. La discussione culmina con un’affermazione importante: «Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,45).
CdA, 180
CONFRONTAVAI
Al Getsemani
[237] Qual è lo stato d’animo di Gesù durante la passione? Al di là degli avvenimenti esteriori, c’è una passione interiore, ancor più dolorosa e misteriosa.
Nel Getsemani Gesù è in agonia. Si getta bocconi a terra, si alza e va dai discepoli, torna a inginocchiarsi, supplica il Padre, prova un’angoscia tremenda, fino a sudare sangue. È orrore per la morte prematura e crudele, repulsione per l’odio e il peccato, amarezza per il rifiuto della sua opera. Chi ama soffre a motivo del suo amore; e nessuno ama più del Figlio di Dio.
La solitudine lo opprime. È uomo come tutti e prova il bisogno umanissimo di essere confortato dagli amici; ma i discepoli dormono un sonno pesante, i loro occhi sono spenti: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un’ora sola?» (Mc 14,37).
A prezzo di una sofferenza indicibile, Gesù riesce ad assoggettare la sua sensibilità umana alla volontà del Padre, che lo consegna alla morte indifeso: «Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu» (Mc 14,36).
[249]  Si è offerto «con uno Spirito eterno» (Eb 9,14). Come il fuoco consumava le vittime sacrificali degli antichi sacrifici rituali, così «lo Spirito Santo agì in modo speciale in questa assoluta autodonazione del Figlio dell’uomo, per trasformare la sofferenza in amore redentivo»
nota
Giovanni Paolo II, Dominum et vivificantem, 40.
. Lo Spirito Santo era la forza divina della carità che il Padre ispirava nel Figlio e il Figlio accoglieva, offrendosi per noi.
Una sequela più espressiva
[546] La vita consacrata è un carisma dello Spirito, finalizzato sia alla santificazione personale che all’edificazione della Chiesa. Comporta un nuovo modo di essere e di agire.
Se tutti i fedeli sono chiamati a seguire Gesù, i consacrati sono chiamati a seguirlo più da vicino, configurati a lui anche nel genere esteriore di vita
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 46; Id., Perfectae caritatis, 25.
. Si impegnano a organizzare in funzione di un’intima comunione con lui tutti i loro rapporti con le cose, con gli altri e con se stessi; ad essere memoria viva della forma originaria ed esemplare della sequela dei primi discepoli.
In concreto la vita consacrata è caratterizzata dalla professione dei tre consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza in una forma di vita stabile e riconosciuta dalla Chiesa. La castità è totale dono di sé al Signore, un dono vissuto nella perfetta continenza sessuale e nell’amicizia disinteressata verso tutti. La povertà è libertà di fronte alle cose, rinuncia al possesso, sobrietà nell’uso, disponibilità a condividere. L’obbedienza è accoglienza della volontà di Dio, mediante la sottomissione alla regola, ai superiori e alla comunità, rinunciando a programmare in modo individuale la propria esistenza. Insieme i tre consigli riportano le grandi tendenze del cuore umano nella logica della carità; rendono umili e vuoti di sé, aperti a Dio e ai fratelli, pronti a camminare verso la perfezione. L’impegno a viverli viene assunto con i voti o con altri vincoli sacri. Associato ad altri elementi, come la centralità della preghiera, della parola di Dio e dell’eucaristia, gli esercizi ascetici ed eventualmente la comunità religiosa e le attività di apostolato, questo impegno viene a costituire una forma stabile di vita, che l’autorità della Chiesa riconosce canonicamente.
CCC, 1973-1974
Grati e obbedienti
[825]  Il Padre è assolutamente disinteressato. Gli sta a cuore unicamente la nostra riuscita, la nostra salvezza. Dobbiamo allora cercare, amare e compiere la sua volontà in ogni cosa, come Gesù: «Sia dunque che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio» (1Cor 10,31). Dio è glorificato quando riceviamo i suoi doni con commosso stupore davanti alla ricchezza inesauribile del suo amore gratuito e misericordioso.
Obbedienza filiale
[848]  «Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32). Gesù Cristo ci porta la buona notizia che siamo amati da Dio e ci persuade interiormente con il dono dello Spirito Santo. Noi possiamo accogliere Dio come Padre e gli altri come fratelli; ci sentiamo liberi dalla solitudine e dall’ossessione del successo ad ogni costo; riusciamo ad accettare perfino le situazioni dolorose senza ribellarci, anzi benedicendo.
Lo Spirito ci fa guardare a Cristo come modello di vita; ci aiuta ad agire come lui in sintonia con la volontà del Padre, per poter diventare anche noi “amore”, come «Dio è amore» (1Gv 4,16). Ci fa comprendere che i comandamenti esprimono le esigenze autentiche della nostra crescita e promuovono il nostro vero bene. Ci dà la capacità di osservarli secondo l’antica promessa: «Darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro;... perché seguano i miei decreti e osservino le mie leggi e le mettano in pratica» (Ez 11,19-20). Ci porta ad osservarli non «per timore del castigo», come lo schiavo, non per «attrattiva della ricompensa», come il mercenario, ma «per il bene in se stesso e per l’amore di colui che comanda», come figli
nota
San Basilio di Cesarea,Regole maggiori, Prologo, 3.
. Costruisce personalità libere e responsabili, in un certo senso autonome.
CdA, 151-152
CONFRONTAVAI
[849]  Lo Spirito ci conduce, nella logica dell’amore, oltre le prescrizioni della legge, che sono uguali per tutti. Ci dispone ad accogliere i «molteplici consigli»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 42.
, gli appelli personalizzati, gli inviti al bene, che il Signore rivolge ad ognuno nelle diverse situazioni. Guida il cammino del cristiano verso il dono totale di sé. Ed è proprio il dono totale di sé l’atto supremo della libertà: «Io offro la mia vita... Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso» (Gv 10,17-18).
Le virtù umane
[833] La carità si incarna nell’etica: unifica, sostiene ed elèva le virtù umane, energie operative buone che abilitano a compiere il bene sotto vari aspetti specifici. Quattro di esse si chiamano “virtù cardinali”, perché fanno da sostegno e riferimento a numerose altre. Sono la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza. Tra le molte virtù, che si collegano a queste, si possono ricordare: semplicità, onestà, sincerità, lealtà, fedeltà, cortesia, rispetto, generosità, riconoscenza, amicizia, coraggio, audacia, equilibrio, umiltà, castità, povertà, obbedienza.
Le buone qualità particolari danno concretezza alla perfezione cristiana. Danno alla carità un corpo e un volto.
Risonanza di Dio
[908]  La coscienza comanda in nome di Dio: è questa la sua prima 23-442.pngfunzione: «È come l’araldo e il messaggero di Dio; ciò che dice non lo comanda da se stessa, ma lo comanda come proveniente da Dio, alla maniera di un araldo quando proclama l’editto del re. E da ciò deriva il fatto che la coscienza ha forza di obbligare»
nota
San Bonaventura da Bagnoregio, Commento al II libro delle Sentenze, d. 39, a. 1, q. 3 ad 3.
. In quanto risonanza interiore della norma suprema che è la divina volontà, la coscienza diventa a sua volta «norma prossima degli atti umani»
nota
Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, Teologia morale, Libro I, 1, 1, 1.
.
Questa dottrina ha ricevuto un’autorevole formulazione nel concilio Vaticano II: «Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire e la cui voce, che lo chiama sempre ad amare e a fare il bene e a fuggire il male, quando occorre, chiaramente dice alle orecchie del cuore: fa’ questo, fuggi quest’altro... La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria. Tramite la coscienza si fa conoscere in modo mirabile quella legge che trova il suo compimento nell’amore di Dio e del prossimo»
nota
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 16.
.
Percezione dei principi e giudizio operativo
[909]  La coscienza ha un contenuto che si estende dai principi generali alle indicazioni sui singoli atti. Comanda anzitutto ad ogni uomo di fare il bene e di evitare il male. Per il cristiano questo significa vivere secondo la verità di Dio, che è amore, e dell’uomo, che è sua immagine; comporta l’obbedienza filiale alla volontà del Padre e l’osservanza del comandamento fondamentale della carità. «La carità è l’unico criterio secondo cui tutto deve essere fatto o non fatto, cambiato o non cambiato»
nota
Beato Isacco della Stella, Discorsi, 31, 21.
.
Poiché il bene si concretizza in molti beni o valori, la prima obbligazione si traduce in varie leggi morali universali, che vengono conosciute per via di intuizione e di riflessione e insegnamento. Ancora: dato che i valori si incarnano di volta in volta nei singoli atti, la coscienza attua un discernimento per identificare ciò che è doveroso o conveniente qui e ora. Procede con prudenza, ponendo a servizio della carità non una pavida cautela, ma una sapiente e coraggiosa creatività, in modo da poter mettere in opera i mezzi idonei a raggiungere il fine.
Il discernimento si conclude con il giudizio pratico concretissimo sulla bontà o malizia dell’azione che si sta per compiere. Attraverso il giudizio morale da noi formulato, Dio stesso ci interpella, in alcune situazioni con un comando, in altre con un consiglio o un invito. Ad ognuno rivolge la chiamata ad amare in modo personalissimo, mediante i diversi doni di natura e di grazia che elargisce nel mutevole intreccio delle relazioni e degli avvenimenti.