CATECHISMO DEGLI ADULTI
INDICE TEMATICO
A
Abbà, Aborto, Abramo, Adorazione, Adulterio, Aldilà, Alleanza, Ambiente, Amore, Anàmnesi, Angeli, Angoscia, Anima, Anno liturgico, Annuncio, Antico Testamento, Anziani, Apostolato, Apostoli, Apparizioni, Armi, Arte, Ascensione, Ascesi, Assemblea, Associazioni ecclesiali, Assoluzione, Ateismo, Attrizione, Autoerotismo, Autorità, Avvento, Azione Cattolica,
B
C
Canone biblico, Carattere sacramentale, Carisma, Carità, Castità, Catechesi, Catechismo, Catecumenato, Cattolico, Celibato, Cena, Chiesa, Cibo, Civiltà cristiana, Collegialità episcopale, Collettivismo, Comandamenti, Comunicazione, Comunione, Comunità, Concilio, Concupiscenza, Confermazione, Confessione, Conoscenza di Dio, Consacrazione, Consigli evangelici, Contraccezione, Contrizione, Conversione, Coppia, Corpo, Coscienza, Creazione, Credo, Cresima, Criminalità, Cristo, Critica, Croce, Culto, Cultura, Cuore,
Canone biblico
Carattere sacramentale
Carisma
Carità
Castità
Catechesi
Catechismo
Catecumenato
Cattolico
Celibato
Cena
Chiesa
Carattere sacramentale
Carisma
Carità
Castità
Catechesi
Catechismo
Catecumenato
Cattolico
Celibato
Cena
Chiesa
Cibo
Civiltà cristiana
Collegialità episcopale
Collettivismo
Comandamenti
Comunicazione
Comunione
Comunità
Concilio
Concupiscenza
Confermazione
Confessione
Civiltà cristiana
Collegialità episcopale
Collettivismo
Comandamenti
Comunicazione
Comunione
Comunità
Concilio
Concupiscenza
Confermazione
Confessione
Conoscenza di Dio
Consacrazione
Consigli evangelici
Contraccezione
Contrizione
Conversione
Coppia
Corpo
Coscienza
Creazione
Credo
Cresima
Consacrazione
Consigli evangelici
Contraccezione
Contrizione
Conversione
Coppia
Corpo
Coscienza
Creazione
Credo
Cresima
D
E
F
G
I
Idolatria, Illuminismo, Imitazione, Immagini sacre, Immortalità, Impegno, Impresa, Impurità, Incarnazione, Incesto, Indissolubilità, Individuo, Induismo, Indulgenze, Infallibilità, Inferi, Infermi, Inferno, Iniziazione cristiana, Inquinamento ambientale, Intenzione fondamentale, Intercessione, Interpretazione, Invocazione, Islam, Ispirazione, Israele, Istituti secolari,
L
M
Maestro, Magistero, Malattia, Male, Marana tha, Maria, Martirio, Masturbazione, Materia, Materialismo, Matrimonio, Mediazione, Meditazione, Memoriale, Mente, Meriti, Messa, Messia, Ministeri, Ministro, Miracoli, Misericordia, Missione, Mistero, Mistica, Monachesimo, Mondo, Monoteismo, Morale, Morte, Movimenti,
N
O
P
Pace, Padre, Paolo, Papa, Parabole, Paradiso, Parola, Parrocchia, Parusia, Pasqua, Passione, Pastori, Pazienza, Peccato, Pelagianesimo, Pena, Penitenza, Pentecoste, Perdono, Persecuzione, Persona, Piacere, Pietro, Pluralismo, Poligamia, Politeismo, Politica, Popolo, Possessione, Povertà, Predestinazione, Predicazione, Preghiera, Presbitero, Presenza, Primato, Processo, Procreazione responsabile, Profeta, Progresso, Proprietà, Prostituzione, Provvidenza, Prudenza, Pudore, Purgatorio, Purificazione, Puro,
Pazienza
Peccato
Pelagianesimo
Pena
Penitenza
Pentecoste
Perdono
Persecuzione
Persona
Piacere
Pietro
Pluralismo
Peccato
Pelagianesimo
Pena
Penitenza
Pentecoste
Perdono
Persecuzione
Persona
Piacere
Pietro
Pluralismo
Poligamia
Politeismo
Politica
Popolo
Possessione
Povertà
Predestinazione
Predicazione
Preghiera
Presbitero
Presenza
Primato
Politeismo
Politica
Popolo
Possessione
Povertà
Predestinazione
Predicazione
Preghiera
Presbitero
Presenza
Primato
Processo
Procreazione responsabile
Profeta
Progresso
Proprietà
Prostituzione
Provvidenza
Prudenza
Pudore
Purgatorio
Purificazione
Puro
Procreazione responsabile
Profeta
Progresso
Proprietà
Prostituzione
Provvidenza
Prudenza
Pudore
Purgatorio
Purificazione
Puro
R
S
Sacerdozio, Sacramentali, Sacramenti, Sacrificio, Salario, Salmi, Salute, Salvezza, Santi, Santità, Sapienza, Satana, Scienza, Scrittura Sacra, Scuola, Segno, Sentimenti, Servizio, Sessualità, Signore, Simbolo, Sindacato, Società, Soddisfazione, Sofferenza, Solidarietà, Sopravvivenza, Speranza, Spirito Santo, Spiritualità, Sport, Sposi, Stati di vita, Stato, Storia, Successione apostolica, Suffragi, Suicidio, Superstizione,
T
V
Z
Catechismo degli Adulti
Liturgia
633-662
, 71
, 466-468
, 625
, 628-629
, 687
, 635
, 636
, 637-638
, 639-641
, 643-644
, 645-646
, 647-651
, 653-654
, 655
, 656
, 657-660
, 659
, 660
, 943
, 992
[633] Essere cristiani non è aderire a un’idea, ma a una persona. Mediante le celebrazioni liturgiche della Chiesa, il Signore Gesù, crocifisso e risorto, ci viene incontro personalmente in modo conforme alla nostra condizione storica. Ci comunica il dono pasquale del suo Spirito e della vita nuova, che santifica la nostra esistenza nelle molteplici situazioni, a lode di Dio Padre.
| |
Liturgia pasquale
[634]
Di ritorno dalla Grecia e dalla Macedonia, Paolo si ferma a Tròade, nell’Asia Minore. La domenica, giorno della risurrezione del Signore, la comunità cristiana della città si riunisce, per ascoltare la parola di Dio e celebrare l’eucaristia. C’è aria di festa; molte lampade sono accese per la veglia notturna. L’apostolo parla a lungo e l’assemblea lo segue con attenzione. A un certo momento un ragazzo di nome Eutìco, seduto sulla finestra, si addormenta e precipita dal terzo piano. Lo raccolgono morto. Paolo scende, lo abbraccia e nel nome del Signore lo riporta alla vita tra lo stupore e la gioia di tutti. Poi prosegue la celebrazione con l’offerta e la distribuzione del pane eucaristico, pegno di vita eterna
Davvero nella liturgia della Chiesa è presente il Signore risorto e ci rende partecipi della sua vittoria pasquale sulla morte! È significativo che durante i primi tre secoli i cristiani abbiano avuto una sola festa, la Pasqua: settimanale ogni domenica, annuale all’inizio della primavera. La liturgia cristiana è essenzialmente celebrazione del mistero pasquale; solo in riferimento ad esso prende in considerazione altri eventi salvifici.
Ma che cosa significa celebrare? Perché si compiono gesti simbolici e rituali? Come si colloca la liturgia cristiana nella storia della salvezza?
| |
Linguaggio simbolico
[635]
L’uomo, essere spirituale e corporeo, percepisce ed esprime le realtà spirituali mediante segni materiali o simboli. La sua vita quotidiana è intessuta di azioni simboliche: sorrisi, lacrime, strette di mano, baci, abbracci. Basta pensare ai rapporti tra amici, fidanzati, sposi, genitori e figli. Le parole da sole sarebbero del tutto inadeguate, specialmente nei momenti intensi di amore, di gioia e di dolore. I gesti rafforzano le parole; danno corpo alle intuizioni, ai valori e ai sentimenti; toccano il cuore e plasmano la personalità.
Il linguaggio simbolico è un modo di essere e di comunicare. Coinvolge tutta la persona: intelligenza, volontà, affettività e corporeità. Non solo rappresenta le realtà spirituali invisibili, ma le contiene e le comunica effettivamente.
L’esperienza religiosa si serve del linguaggio simbolico come mediazione dell’incontro con la divinità. Il mondo è come un grande simbolo della grandezza di Dio e della sua vicinanza. La luce, il fuoco, l’aria, l’acqua, l’avvicendarsi delle stagioni, i frutti della terra, ogni realtà visibile rimanda al di là di se stessa, verso il Mistero. I gesti della vita sociale si caricano spontaneamente di senso religioso. Partecipare a un convito non è solo prendere cibo, ma è un modo di interpretare la realtà, un modo di essere con le cose, con gli altri e in definitiva con Dio. La relazione con Dio viene vissuta con più intensità nei passaggi critici della vita - nascita, crescita, matrimonio, morte - o negli avvenimenti storici in cui si riconoscono importanti valori e motivi di speranza.
Tutte le religioni fanno largo uso di gesti simbolici, organizzandoli in sistemi più o meno complessi, cioè in riti. I simboli presentano analogie e convergenze sorprendenti; ma i significati sono per lo più molto diversi da una religione all’altra.
| CCC, 1145-1149 |
Memoriale
[636]
Nell’Antico Testamento i simboli, i riti e le feste, pur mantenendo un riferimento alle vicende della natura e ai momenti della vita sociale, diventano segni dell’alleanza, memoria e attualizzazione delle opere mirabili compiute da Dio nella storia a favore del suo popolo. In particolare la Pasqua ebraica, immolazione di un agnello da consumare in una cena rituale, ricorda l’esodo dall’Egitto e vi fa in qualche modo partecipare i presenti al rito, perché Dio viene ancora a fare per i figli quello che un tempo aveva fatto per i padri. «Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione, lo celebrerete come un rito perenne» (Es 12,14). Il memoriale comunica la grazia dell’evento ricordato.
| CCC, 1093-1094CCC 1150CCC 1363 |
Celebrazione del mistero pasquale
[637]
Gesù Cristo porta a compimento gli eventi e i riti dell’antica alleanza. Nella sua persona Dio stesso si rivela, si comunica e ci salva. La sua predicazione, la sua azione, l’offerta della sua vita sono eventi concreti e irripetibili; una storia, non un rito liturgico. Tuttavia, nel modo più sublime, realizzano il fine di tutti i riti, che è quello di introdurre nella comunione con Dio. Gli antichi sacrifici, basati sull’offerta della vittima in sostituzione della vita dell’offerente, sono superati dal dono totale di lui stesso
| CCC, 1151-1152CCC 1364CdA, 688-690 CONFRONTAVAI |
[638]
Il cristianesimo non comporta l’abolizione delle celebrazioni rituali, ma un profondo cambiamento di significato.
Secondo il Nuovo Testamento, Gesù stesso istituisce il rito eucaristico, come memoriale dell’unico e perfetto sacrificio della croce: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22,191Cor 11,24). Non si tratta né di una semplice evocazione mentale, né di una ripetizione, né di un’aggiunta, ma di una ripresentazione efficace mediante un’azione simbolica, quella della cena.
L’atto di donazione, con cui Gesù è morto, rimane nel Signore risorto come perenne intercessione presso il Padre
Cf. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 7; 61; Id., Lumen gentium, 7. | |
Prospettiva storico-salvifica
[639] Nei primi secoli i Padri della Chiesa, nelle loro catechesi “mistagogiche” di spiegazione dei riti sacramentali, prendono avvio dalla descrizione del rito, risalgono alle figure dell’Antico Testamento, mettono in evidenza il compimento una volta per sempre della salvezza in Cristo morto e risorto, tornano a illustrare il sacramento come attualizzazione simbolica del mistero pasquale, concludono esortando ad accogliere il dono di Dio e a viverlo nell’esistenza quotidiana come anticipo della vita eterna. Ci offrono così, in modo suggestivo, una visione sintetica della storia e, all’interno di essa, individuano lucidamente la funzione essenziale della liturgia cristiana, come azione efficace del Signore Gesù nella sua donazione pasquale mediante parole e gesti simbolici, come memoria, presenza e attesa della salvezza.
| |
[640]
Anche il significato dei singoli sacramenti emerge solo nell’ambito della storia della salvezza. I gesti non sono particolarmente originali. Il cristianesimo non li ha inventati, ma li ha ereditati dall’ebraismo. Anzi, derivano in definitiva dalla vita ordinaria. In conformità allo stile del regno di Dio, sono caratterizzati da semplicità e umiltà. Vediamo povere cose: un po’ d’acqua, un pezzo di pane, un sorso di vino, una goccia d’olio. Osserviamo gesti comuni: lavare, mangiare e bere, ungere. Ma questi gesti, completati dalle parole e inseriti nella storia della salvezza, acquistano un grandioso significato. Per esempio, nel battesimo il gesto di immergere nell’acqua - o almeno aspergere con essa -, collegato con il diluvio, con il passaggio del Mar Rosso e soprattutto con la morte e risurrezione del Signore, diventa inserimento in Cristo e nella Chiesa, liberazione dal peccato e rinascita alla vita nuova
| |
[641]
«Non vi è altro mistero di Dio, se non Cristo»
Sant’Agostino, Lettere, 187, 11, 34. | |
[642] «Fate questo in memoria di me» (Lc 22,191Cor 11,24): nella liturgia della Chiesa viene attualizzato mediante azioni simboliche il mistero pasquale, fulcro di tutta la storia della salvezza, perché i credenti siano inseriti in esso e vengano santificati.
| |
Azioni di Cristo e della Chiesa
[643]
Nelle altre religioni i riti sono azioni simboliche dei credenti per esprimere la loro ricerca di Dio. Evidentemente anche nel cristianesimo i sacramenti sono azioni di culto della comunità ecclesiale. Ma la Chiesa fa i sacramenti in quanto aderisce a Cristo e accoglie la sua iniziativa. È innanzitutto il Signore Gesù che nella liturgia unisce a sé i fedeli per ricondurli al Padre: «Cristo associa sempre a sé la Chiesa, sua sposa amatissima, la quale prega il suo Signore e per mezzo di lui rende culto all’eterno Padre»
Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 7. | CCC, 1136 |
Cristo autore dei sacramenti
[644]
«Ognuno ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio» (1Cor 4,1). La Chiesa non dispone dei sacramenti a suo piacimento; li riceve e li custodisce fedelmente. Il loro autore è il Signore Gesù, che li ha istituiti una volta per sempre e ogni volta agisce in essi per comunicare lo Spirito e la vita nuova. La celebrazione è un incontro con lui: «Non per via di specchi, né per mezzo di enigmi, ma faccia a faccia ti sei mostrato a me, o Cristo, e io nei tuoi sacramenti trovo te»
Sant’Ambrogio, Apologia del profeta David, 1, 2. | CCC, 1137-1139CCC 1210 |
Efficacia oggettiva
[645]
È Cristo che celebra: è lui che battezza, riconcilia, consacra e benedice. Il ministro - vescovo, presbitero, diacono o laico, a seconda dei casi - agisce sempre in suo nome, come segno della sua presenza, e deve avere l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa unita a Cristo. Quale che sia la sua fede e santità personale, l’efficacia del sacramento non dipende da lui: «Se Pietro battezza, è Cristo che battezza; se Giuda battezza, è Cristo che battezza»
Sant’Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, 6, 7. Concilio di Trento, Sess. VII, Decr. Sui sacramenti, Can. sui sacramenti in genere 6 - DS 1606. | |
Cooperazione personale
[646]
Tuttavia i sacramenti rimangono senza frutti, se chi li riceve non ha le dovute disposizioni, pone ostacolo alla grazia e non coopera con essa. Non hanno infatti la funzione di sostituire l’impegno personale, ma piuttosto di risvegliarlo, come un abbraccio non sostituisce l’amore, ma lo intensifica.
È da evitare comunque anche l’errore opposto, di chi trascura i sacramenti e tende a considerare essenziale solo l’impegno morale e sociale. Il cristianesimo è incontro con Gesù Cristo, adesione alla sua persona, partecipazione alla sua vita. La piena onestà morale non è una conquista solitaria; è resa possibile da lui ed è accetta al Padre solo in quanto è unita alla sua dedizione filiale, al suo sacrificio.
La salvezza non viene né dalla sola fede, né dal solo impegno, né automaticamente dal solo rito oggettivo; ma viene dal gesto sacramentale di Cristo, accolto con fede e vissuto nella carità
Cf. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 11. | |
Per la consacrazione e santificazione dell’uomo a lode di Dio
[647]
La liturgia è memoriale (anàmnesi), in quanto attualizza nell’azione simbolica il mistero pasquale; è invocazione (epìclesi), in quanto comunica il dono pasquale dello Spirito con molteplici doni particolari; è lode e glorificazione (dossologia) di Dio, in quanto riconosce in lui il primo riferimento dell’intera esistenza e di tutta la storia: «Dio al primo posto; la preghiera, prima nostra obbligazione; la liturgia, prima fonte della vita divina a noi comunicata, prima scuola della nostra vita spirituale, primo dono che noi possiamo fare al popolo cristiano... e primo invito al mondo, perché sciolga in preghiera beata e verace la muta sua lingua e senta l’ineffabile potenza rigeneratrice del cantare con noi le lodi divine e le speranze umane, per Cristo Signore e nello Spirito Santo»
Paolo VI, Discorso di chiusura del secondo periodo del Concilio Vaticano II, 4 dicembre 1963. | CCC, 1103-1109 |
[648]
Mediante l’azione liturgica lo Spirito incorpora a Cristo e rende partecipi della sua vita filiale. Tre sacramenti, il battesimo, la cresima e l’ordine, imprimono il carattere, un sigillo spirituale permanente, a motivo del quale non possono essere ripetuti
Cf. Concilio di Trento, Sess. VII, Decr. Sui sacramenti, Can. sui sacramenti in genere 9 - DS 1609. Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 10. | |
[649]
Tutti i sacramenti, a chi non pone ostacolo con l’attaccamento volontario al peccato, conferiscono la “grazia santificante”, cioè una partecipazione alla vita divina, che eleva intimamente nell’essere e nell’agire e abilita al dialogo con le Persone divine nella carità. Così la vita intera della Chiesa può diventare culto «in Spirito e verità» (Gv 4,23), proclamazione delle opere meravigliose di Dio che l’ha chiamata «dalle tenebre alla sua ammirabile luce» (1Pt 2,9).
| CdA, 808 CONFRONTAVAI CdA 827-828 CONFRONTAVAI |
[650]
I singoli sacramenti rendono presente l’unico mistero pasquale in forme simboliche diverse: il battesimo, ad esempio, lo fa in forma di lavacro; l’eucaristia in forma di convito. Di conseguenza esprimono significati diversi e comunicano la vita nuova secondo aspetti diversi, in relazione ad alcune situazioni esistenziali tipiche di chi li riceve. Il battesimo dà la grazia come rigenerazione e passaggio dalla morte alla vita; la confermazione come crescita e forza di testimonianza; l’eucaristia come comunione e dono di sé; la penitenza come riconciliazione; l’unzione degli infermi come purificazione e conforto; l’ordine come servizio pastorale in nome di Cristo; il matrimonio come alleanza coniugale. Nei singoli sacramenti la grazia assume modalità diverse, come la luce si rifrange nei vari colori dell’arcobaleno. Si parla perciò di “grazia sacramentale”.
| |
Organismo sacramentale
[651] Insieme i sacramenti costituiscono come un organismo, vivo e splendido, che ha la base nel battesimo e il vertice nell’eucaristia. Fondano l’etica cristiana come sviluppo delle potenzialità ricevute nel battesimo, specificate negli altri sacramenti, perfezionate nell’eucaristia. Introducono nella storia la logica pasquale della carità, che penetra nelle varie situazioni, dando testimonianza al Signore crocifisso e risorto, risvegliando l’attesa della risurrezione universale.
| |
[652] «La liturgia è ritenuta come l’esercizio della missione sacerdotale di Gesù Cristo. In essa con segni sensibili viene significata e, in modo proprio a ciascuno, realizzata la santificazione dell’uomo, e viene esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra, il culto pubblico integrale»
Concilio Vaticano II
,
Sacrosanctum concilium
, 7.
I sette sacramenti sono azioni simboliche, con cui il Signore Gesù ci viene incontro e ci comunica la grazia dello Spirito Santo secondo varie modalità, corrispondenti a diverse situazioni dell’esistenza.
| |
Chi celebra
[653] La liturgia è innanzitutto azione di Cristo, eterno sacerdote; ma è anche celebrazione della Chiesa, intimamente associata a lui nel santificare gli uomini e nel lodare il Padre. In quanto azione di Cristo, la liturgia è una e perfetta; in quanto attività della Chiesa, immersa nella storia, varia secondo le tradizioni culturali, la formazione spirituale e la sensibilità pastorale delle concrete comunità cristiane e dei loro ministri.
| |
[654] Il soggetto che celebra il culto liturgico è sempre la Chiesa universale, unita a Cristo. Ma essa si esprime visibilmente attraverso assemblee e singole persone che la rappresentano legittimamente.
Si può trattare dell’assemblea eucaristica presieduta dal vescovo o dal parroco, della comunità monastica o del gruppo di fedeli riunito per la liturgia delle ore, del sacerdote che da solo celebra la Messa o la liturgia delle ore. Ovviamente è da preferire, ogni volta che i riti lo comportano, una celebrazione comunitaria, che esprime con più verità e pienezza la Chiesa
Cf. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 27. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 14. | |
Come celebra
[655] Nella celebrazione il popolo di Dio, attraverso la mediazione dei segni, ricorda e attualizza il mistero pasquale, per lodare il Signore e accrescere la comunione con lui.
I riti devono essere capaci di attirare e coinvolgere la comunità. Devono parlare da soli, senza eccessive spiegazioni. Ripetitività e creatività sono ambedue importanti: bisogna contemperarle con saggezza. I gesti devono essere veri, concreti, espressivi, non estenuati e ridotti al minimo. Occorre una sapiente regia, per dare massimo risalto al rito essenziale, rendere nitidi anche i riti sussidiari, che illustrano i vari aspetti della grazia, coordinare e finalizzare a un significato fondamentale tutti gli elementi: di parola (monizioni, omelia), di musica (canti e suoni), di ambientazione (luci, fiori, immagini). Il sacerdote che presiede non deve accentrare tutti i compiti; deve anzi valorizzare l’apporto di vari ministri: lettori capaci di dare voce persuasiva alla parola, cantori ben integrati nell’azione rituale, accoliti e ministranti per il servizio dell’altare, incaricati per l’accoglienza, volontari per accompagnare anziani e disabili... Tutto deve procedere con ordine e tranquillità. È perciò indispensabile un’accurata preparazione con un’attenta individuazione e concertazione degli interventi.
| |
Dove celebra
[656]
Per radunarsi la comunità ha bisogno di una casa, concepita non alla maniera del tempio pagano come un’abitazione riservata alla divinità e alla sua immagine, ma come il luogo dell’assemblea e dell’incontro con Dio. Essa diventa il simbolo della comunità stessa; ne esprime la fede, i valori culturali, la storia, le speranze, un po’ come una casa privata custodisce le memorie e gli affetti di famiglia.
Lo spazio deve essere configurato in modo da favorire lo svolgimento delle varie celebrazioni liturgiche e la preghiera personale. L’altare, mensa per l’eucaristia e simbolo di Cristo, occupa il centro visivo. L’ambone, tribuna riservata esclusivamente alla proclamazione della Parola e alla predicazione, si colloca opportunamente tra l’altare e l’assemblea. La sede della presidenza trova posizione nel presbiterio. Il fonte battesimale conviene sia posto vicino all’ingresso. La sede della riconciliazione deve essere decorosa e ben visibile, idonea per il dialogo riservato, la lettura della Parola e l’imposizione delle mani. Il tabernacolo, dove si conserva l’eucaristia dopo la Messa, deve essere degno e sicuro, possibilmente situato in una cappella adatta all’adorazione, aperta sull’ambiente maggiore dell’assemblea. Tutti questi elementi devono essere correlati tra loro; possono anche essere arricchiti di immagini, che esprimano la fede e siano strumenti di catechesi per il popolo cristiano. Lo spazio principale deve poi collegarsi ad altri spazi complementari: il sagrato, la sacrestia, le sale per attività pastorali...
| |
Quando celebra
| |
La domenica
[658]
La domenica è il giorno del Signore risorto, la Pasqua settimanale
Cf. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 106. San Girolamo, Omelia per la domenica di Pasqua. Cf. Codice di diritto canonico, 1247; 1248. Sant’Agostino, Confessioni, 13, 35, 50. | CCC, 2174-2188CdA, 883 CONFRONTAVAI CdA 1118 CONFRONTAVAI |
L’anno liturgico
[659]
Dalla domenica si è sviluppato l’anno liturgico, esplicitando i principali aspetti e momenti del mistero di salvezza. Sul tempo ordinario delle normali domeniche, gradualmente sono emerse le solennità e i “tempi forti”. Per prima è stata accentuata la domenica che segue il plenilunio dopo l’equinozio di primavera ed è diventata la Pasqua annuale, la festa delle feste. Presto la Pasqua si è allargata al Triduo pasquale. Successivamente si è prolungata nei cinquanta giorni del tempo pasquale fino alla Pentecoste ed ha avuto una preparazione nel tempo di Quaresima. Infine, a somiglianza del ciclo di Pasqua, si è formato quello natalizio intorno alla festa di Natale, con l’Avvento come preparazione. In questo percorso annuale sono state inserite le feste della Vergine Maria e dei santi, per proclamare «le opere meravigliose di Cristo nei suoi servi»
Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 111. Cf. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 104.
Ogni eucaristia contiene il «mistero della fede»
Messale Romano, Preghiera eucaristica. | |
Liturgia delle ore
[660]
Come il ciclo annuale, così il corso del giorno e della notte è santificato dalla preghiera, che la Chiesa, unita a Cristo, eleva al Padre nello Spirito. È la “liturgia delle ore”, preghiera di lode e di intercessione per la salvezza del mondo, eco sulla terra del canto celeste
Cf. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 83-85. | |
Le benedizioni
[661]
Tutte le circostanze concrete della vita vengono santificate dalla liturgia. A imitazione dei sacramenti, la Chiesa ha istituito i sacramentali
Cf. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 60. A somiglianza della preghiera eucaristica, le benedizioni contengono innanzitutto la lode e il ringraziamento, perché Dio ci ha già benedetti con i doni della creazione e della salvezza. Seguono poi la supplica e l’intercessione, perché Dio ci benedica ancora e ci aiuti a valorizzare pienamente le cose, gli ambienti, le esperienze.
Così «la liturgia dei sacramenti e dei sacramentali offre ai fedeli ben disposti la possibilità di santificare quasi tutti gli avvenimenti della vita per mezzo della grazia divina che fluisce dal mistero pasquale»
Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 61. | CCC, 1667-1673 |
[71] I testi si riferiscono a realtà e avvenimenti che, considerati nell’insieme del disegno di salvezza, possono diventare a loro volta segno di altre realtà e avvenimenti. Dal senso letterale del testo sgorga un senso spirituale: un senso che riguarda Cristo, la vita del cristiano, la gloria eterna. Così, ad esempio, il tempio di Gerusalemme è figura di Cristo, presenza personale di Dio nella storia; significa la Chiesa, corpo di Cristo e tempio vivo dello Spirito; indica l’inabitazione della Trinità nel cuore del credente; preannuncia infine la perfetta comunione di Dio con gli uomini nell’eternità.
| CdA, 639-640 CONFRONTAVAI |
[466]
La conoscenza reciproca genera la fiducia e rende possibile la collaborazione. Malgrado le divergenze, a volte notevoli, in vari ambiti della morale personale e sociale, si può e si deve giungere ad un’intesa per quanto riguarda le numerose opere di giustizia e di carità. Occorre invece un più attento discernimento in campo pastorale e liturgico.
È bene procedere a un reciproco riconoscimento del battesimo, redigendo una dichiarazione comune. Quanto alla cresima, è da considerare valida quella conferita nelle Chiese ortodosse. L’eucaristia è il vertice della comunione ecclesiale e non può rappresentare una tappa intermedia del cammino ecumenico, ma solo un punto di arrivo. Perciò ai sacerdoti non è lecito concelebrare insieme a ministri di altre confessioni. Anche i fedeli, in circostanze ordinarie, devono rivolgersi ognuno alla propria comunità. Un sacerdote cattolico può dare ai fedeli non cattolici i sacramenti dell’eucaristia, della penitenza e dell’unzione degli infermi, a condizione che lo chiedano liberamente, professino la stessa fede riguardo al sacramento richiesto, abbiano le disposizioni convenienti, si trovino nell’impossibilità di avvicinare un loro ministro. Alle stesse condizioni un fedele cattolico può ricevere questi sacramenti da un sacerdote ortodosso.
| |
[467] Esigono una particolare attenzione dal punto di vista ecumenico i matrimoni “misti”, tra cristiani di diverse confessioni. Queste unioni sono oggi più diffuse che nel passato e vanno incontro a difficoltà e pericoli in quanto i coniugi non possono condividere pienamente la fede, la vita liturgica, l’educazione dei figli. Se però si riesce ad evitare l’indifferenza religiosa, offrono l’opportunità di crescere nel rispetto e nella comprensione delle diverse tradizioni e di approfondire l’esperienza di Dio. I cattolici devono impegnarsi a frequentare la propria Chiesa, a seguirne gli insegnamenti, a fare il possibile per battezzare ed educare in essa i figli. La celebrazione del matrimonio deve avvenire nella forma del rito cattolico, a meno che per serie ragioni non venga concessa la dispensa per celebrarlo con rito diverso.
| |
[468] A parte la disciplina dei sacramenti, l’accordo può riguardare formulari liturgici, libri di preghiere, ambienti e oggetti di culto. In particolare le traduzioni interconfessionali della Bibbia e la sua diffusione favoriscono l’ecumenismo e sono testimonianza di unità.
Valorizzare con gesti concreti gli elementi di unità esistenti, soffrire per le divergenze che ancora rimangono, confidare nella grazia del Signore: per queste vie matura l’unità, che è esperienza vissuta e dono di Dio.
| |
Discepoli e testimoni della Parola
[625] La fede è una vittoria difficile, sempre rimessa in questione. La speranza spesso è contraddetta dall’esperienza. La carità può perdere facilmente il suo fervore. Dove attingere energia per la vita cristiana? Su quale fondamento edificare la comunità?
Il cristiano e la Chiesa nascono e crescono in virtù della parola di Dio e dei sacramenti. La Chiesa proclama e ascolta la Parola: vive di essa. La proclamazione assume forme diverse. Un primo annuncio del vangelo, incentrato sulla persona di Gesù Cristo e sul mistero pasquale, viene portato, in vista della conversione, a coloro che ancora non l’hanno conosciuto o sono rimasti indifferenti o increduli. Una catechesi più completa e sistematica viene proposta a quanti si mettono in cammino verso una fede più matura. Una liturgia della Parola costituisce la prima parte della santa Messa, centro di tutta l’esperienza cristiana. Anzi ogni celebrazione di sacramenti, di benedizioni, di liturgia delle ore riceve la sua impronta dalla parola di Dio, contenuta nella Sacra Scrittura: «Da essa vengono tratte le letture da spiegare nell’omelia e i salmi da cantare; del suo afflato e del suo spirito sono permeate le preci, le orazioni e gli inni liturgici e da essa prendono significato le azioni e i segni»
Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 24. | CCC, 1349 |
La proclamazione liturgica
[628]
Particolare efficacia ha la Parola proclamata nel contesto della celebrazione dei sacramenti. La salvezza, preparata mediante le figure dell’Antico Testamento e attuata una volta per sempre in Gesù Cristo nel Nuovo Testamento, viene ripresentata nei riti sacramentali, per essere poi accolta e vissuta nell’esistenza quotidiana: «Quelle cose che crediamo siano avvenute storicamente, devono ora attualizzarsi in noi misticamente»
San Gregorio Magno, Commento al Libro di Giobbe, 35, 15, 35. | CCC, 103 |
[629]
Soprattutto nella santa Messa la mensa della parola prepara quella del corpo di Cristo. «Nutrita spiritualmente all’una e all’altra mensa, la Chiesa da una parte si arricchisce nella dottrina e dall’altra si rafforza nella santità»
Messale Romano, Ordinamento delle letture della Messa, 10. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 10. Sant’Antonio di Padova, Discorsi per la Pentecoste, 1, 5. | |
Struttura della Messa
[687]
La celebrazione si articola in due parti: liturgia della Parola e liturgia eucaristica. Sono due modalità eminenti della presenza di Cristo, mensa della parola di Dio e mensa del corpo di Cristo da cui i fedeli ricevono alimento per la loro vita cristiana
Cf. Messale Romano, Principi e norme, 8. Cf. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 56.
Come gli amici ravvivano la loro amicizia con la conversazione e con il mettersi a tavola insieme, così Dio rinnova l’alleanza con il suo popolo rivolgendogli la parola e ammettendolo a un convito sacrificale
L’inserimento dell’uomo e del suo mondo nel dono di sé che il Cristo fa al Padre viene suggerito già dal primo rito della liturgia eucaristica: la presentazione del pane e del vino «frutto della terra e del lavoro dell’uomo»
Messale Romano, Rito della Messa con il popolo, Liturgia eucaristica. | CdA, 612 CONFRONTAVAI CdA 628-629 CONFRONTAVAI |
Linguaggio simbolico
[635]
L’uomo, essere spirituale e corporeo, percepisce ed esprime le realtà spirituali mediante segni materiali o simboli. La sua vita quotidiana è intessuta di azioni simboliche: sorrisi, lacrime, strette di mano, baci, abbracci. Basta pensare ai rapporti tra amici, fidanzati, sposi, genitori e figli. Le parole da sole sarebbero del tutto inadeguate, specialmente nei momenti intensi di amore, di gioia e di dolore. I gesti rafforzano le parole; danno corpo alle intuizioni, ai valori e ai sentimenti; toccano il cuore e plasmano la personalità.
Il linguaggio simbolico è un modo di essere e di comunicare. Coinvolge tutta la persona: intelligenza, volontà, affettività e corporeità. Non solo rappresenta le realtà spirituali invisibili, ma le contiene e le comunica effettivamente.
L’esperienza religiosa si serve del linguaggio simbolico come mediazione dell’incontro con la divinità. Il mondo è come un grande simbolo della grandezza di Dio e della sua vicinanza. La luce, il fuoco, l’aria, l’acqua, l’avvicendarsi delle stagioni, i frutti della terra, ogni realtà visibile rimanda al di là di se stessa, verso il Mistero. I gesti della vita sociale si caricano spontaneamente di senso religioso. Partecipare a un convito non è solo prendere cibo, ma è un modo di interpretare la realtà, un modo di essere con le cose, con gli altri e in definitiva con Dio. La relazione con Dio viene vissuta con più intensità nei passaggi critici della vita - nascita, crescita, matrimonio, morte - o negli avvenimenti storici in cui si riconoscono importanti valori e motivi di speranza.
Tutte le religioni fanno largo uso di gesti simbolici, organizzandoli in sistemi più o meno complessi, cioè in riti. I simboli presentano analogie e convergenze sorprendenti; ma i significati sono per lo più molto diversi da una religione all’altra.
| CCC, 1145-1149 |
Memoriale
[636]
Nell’Antico Testamento i simboli, i riti e le feste, pur mantenendo un riferimento alle vicende della natura e ai momenti della vita sociale, diventano segni dell’alleanza, memoria e attualizzazione delle opere mirabili compiute da Dio nella storia a favore del suo popolo. In particolare la Pasqua ebraica, immolazione di un agnello da consumare in una cena rituale, ricorda l’esodo dall’Egitto e vi fa in qualche modo partecipare i presenti al rito, perché Dio viene ancora a fare per i figli quello che un tempo aveva fatto per i padri. «Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione, lo celebrerete come un rito perenne» (Es 12,14). Il memoriale comunica la grazia dell’evento ricordato.
| CCC, 1093-1094CCC 1150CCC 1363 |
Celebrazione del mistero pasquale
[637]
Gesù Cristo porta a compimento gli eventi e i riti dell’antica alleanza. Nella sua persona Dio stesso si rivela, si comunica e ci salva. La sua predicazione, la sua azione, l’offerta della sua vita sono eventi concreti e irripetibili; una storia, non un rito liturgico. Tuttavia, nel modo più sublime, realizzano il fine di tutti i riti, che è quello di introdurre nella comunione con Dio. Gli antichi sacrifici, basati sull’offerta della vittima in sostituzione della vita dell’offerente, sono superati dal dono totale di lui stesso
| CCC, 1151-1152CCC 1364CdA, 688-690 CONFRONTAVAI |
[638]
Il cristianesimo non comporta l’abolizione delle celebrazioni rituali, ma un profondo cambiamento di significato.
Secondo il Nuovo Testamento, Gesù stesso istituisce il rito eucaristico, come memoriale dell’unico e perfetto sacrificio della croce: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22,191Cor 11,24). Non si tratta né di una semplice evocazione mentale, né di una ripetizione, né di un’aggiunta, ma di una ripresentazione efficace mediante un’azione simbolica, quella della cena.
L’atto di donazione, con cui Gesù è morto, rimane nel Signore risorto come perenne intercessione presso il Padre
Cf. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 7; 61; Id., Lumen gentium, 7. | |
Prospettiva storico-salvifica
[639] Nei primi secoli i Padri della Chiesa, nelle loro catechesi “mistagogiche” di spiegazione dei riti sacramentali, prendono avvio dalla descrizione del rito, risalgono alle figure dell’Antico Testamento, mettono in evidenza il compimento una volta per sempre della salvezza in Cristo morto e risorto, tornano a illustrare il sacramento come attualizzazione simbolica del mistero pasquale, concludono esortando ad accogliere il dono di Dio e a viverlo nell’esistenza quotidiana come anticipo della vita eterna. Ci offrono così, in modo suggestivo, una visione sintetica della storia e, all’interno di essa, individuano lucidamente la funzione essenziale della liturgia cristiana, come azione efficace del Signore Gesù nella sua donazione pasquale mediante parole e gesti simbolici, come memoria, presenza e attesa della salvezza.
| |
[640]
Anche il significato dei singoli sacramenti emerge solo nell’ambito della storia della salvezza. I gesti non sono particolarmente originali. Il cristianesimo non li ha inventati, ma li ha ereditati dall’ebraismo. Anzi, derivano in definitiva dalla vita ordinaria. In conformità allo stile del regno di Dio, sono caratterizzati da semplicità e umiltà. Vediamo povere cose: un po’ d’acqua, un pezzo di pane, un sorso di vino, una goccia d’olio. Osserviamo gesti comuni: lavare, mangiare e bere, ungere. Ma questi gesti, completati dalle parole e inseriti nella storia della salvezza, acquistano un grandioso significato. Per esempio, nel battesimo il gesto di immergere nell’acqua - o almeno aspergere con essa -, collegato con il diluvio, con il passaggio del Mar Rosso e soprattutto con la morte e risurrezione del Signore, diventa inserimento in Cristo e nella Chiesa, liberazione dal peccato e rinascita alla vita nuova
| |
[641]
«Non vi è altro mistero di Dio, se non Cristo»
Sant’Agostino, Lettere, 187, 11, 34. | |
Azioni di Cristo e della Chiesa
[643]
Nelle altre religioni i riti sono azioni simboliche dei credenti per esprimere la loro ricerca di Dio. Evidentemente anche nel cristianesimo i sacramenti sono azioni di culto della comunità ecclesiale. Ma la Chiesa fa i sacramenti in quanto aderisce a Cristo e accoglie la sua iniziativa. È innanzitutto il Signore Gesù che nella liturgia unisce a sé i fedeli per ricondurli al Padre: «Cristo associa sempre a sé la Chiesa, sua sposa amatissima, la quale prega il suo Signore e per mezzo di lui rende culto all’eterno Padre»
Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 7. | CCC, 1136 |
Cristo autore dei sacramenti
[644]
«Ognuno ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio» (1Cor 4,1). La Chiesa non dispone dei sacramenti a suo piacimento; li riceve e li custodisce fedelmente. Il loro autore è il Signore Gesù, che li ha istituiti una volta per sempre e ogni volta agisce in essi per comunicare lo Spirito e la vita nuova. La celebrazione è un incontro con lui: «Non per via di specchi, né per mezzo di enigmi, ma faccia a faccia ti sei mostrato a me, o Cristo, e io nei tuoi sacramenti trovo te»
Sant’Ambrogio, Apologia del profeta David, 1, 2. | CCC, 1137-1139CCC 1210 |
Efficacia oggettiva
[645]
È Cristo che celebra: è lui che battezza, riconcilia, consacra e benedice. Il ministro - vescovo, presbitero, diacono o laico, a seconda dei casi - agisce sempre in suo nome, come segno della sua presenza, e deve avere l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa unita a Cristo. Quale che sia la sua fede e santità personale, l’efficacia del sacramento non dipende da lui: «Se Pietro battezza, è Cristo che battezza; se Giuda battezza, è Cristo che battezza»
Sant’Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, 6, 7. Concilio di Trento, Sess. VII, Decr. Sui sacramenti, Can. sui sacramenti in genere 6 - DS 1606. | |
Cooperazione personale
[646]
Tuttavia i sacramenti rimangono senza frutti, se chi li riceve non ha le dovute disposizioni, pone ostacolo alla grazia e non coopera con essa. Non hanno infatti la funzione di sostituire l’impegno personale, ma piuttosto di risvegliarlo, come un abbraccio non sostituisce l’amore, ma lo intensifica.
È da evitare comunque anche l’errore opposto, di chi trascura i sacramenti e tende a considerare essenziale solo l’impegno morale e sociale. Il cristianesimo è incontro con Gesù Cristo, adesione alla sua persona, partecipazione alla sua vita. La piena onestà morale non è una conquista solitaria; è resa possibile da lui ed è accetta al Padre solo in quanto è unita alla sua dedizione filiale, al suo sacrificio.
La salvezza non viene né dalla sola fede, né dal solo impegno, né automaticamente dal solo rito oggettivo; ma viene dal gesto sacramentale di Cristo, accolto con fede e vissuto nella carità
Cf. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 11. | |
Per la consacrazione e santificazione dell’uomo a lode di Dio
[647]
La liturgia è memoriale (anàmnesi), in quanto attualizza nell’azione simbolica il mistero pasquale; è invocazione (epìclesi), in quanto comunica il dono pasquale dello Spirito con molteplici doni particolari; è lode e glorificazione (dossologia) di Dio, in quanto riconosce in lui il primo riferimento dell’intera esistenza e di tutta la storia: «Dio al primo posto; la preghiera, prima nostra obbligazione; la liturgia, prima fonte della vita divina a noi comunicata, prima scuola della nostra vita spirituale, primo dono che noi possiamo fare al popolo cristiano... e primo invito al mondo, perché sciolga in preghiera beata e verace la muta sua lingua e senta l’ineffabile potenza rigeneratrice del cantare con noi le lodi divine e le speranze umane, per Cristo Signore e nello Spirito Santo»
Paolo VI, Discorso di chiusura del secondo periodo del Concilio Vaticano II, 4 dicembre 1963. | CCC, 1103-1109 |
[648]
Mediante l’azione liturgica lo Spirito incorpora a Cristo e rende partecipi della sua vita filiale. Tre sacramenti, il battesimo, la cresima e l’ordine, imprimono il carattere, un sigillo spirituale permanente, a motivo del quale non possono essere ripetuti
Cf. Concilio di Trento, Sess. VII, Decr. Sui sacramenti, Can. sui sacramenti in genere 9 - DS 1609. Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 10. | |
[649]
Tutti i sacramenti, a chi non pone ostacolo con l’attaccamento volontario al peccato, conferiscono la “grazia santificante”, cioè una partecipazione alla vita divina, che eleva intimamente nell’essere e nell’agire e abilita al dialogo con le Persone divine nella carità. Così la vita intera della Chiesa può diventare culto «in Spirito e verità» (Gv 4,23), proclamazione delle opere meravigliose di Dio che l’ha chiamata «dalle tenebre alla sua ammirabile luce» (1Pt 2,9).
| CdA, 808 CONFRONTAVAI CdA 827-828 CONFRONTAVAI |
[650]
I singoli sacramenti rendono presente l’unico mistero pasquale in forme simboliche diverse: il battesimo, ad esempio, lo fa in forma di lavacro; l’eucaristia in forma di convito. Di conseguenza esprimono significati diversi e comunicano la vita nuova secondo aspetti diversi, in relazione ad alcune situazioni esistenziali tipiche di chi li riceve. Il battesimo dà la grazia come rigenerazione e passaggio dalla morte alla vita; la confermazione come crescita e forza di testimonianza; l’eucaristia come comunione e dono di sé; la penitenza come riconciliazione; l’unzione degli infermi come purificazione e conforto; l’ordine come servizio pastorale in nome di Cristo; il matrimonio come alleanza coniugale. Nei singoli sacramenti la grazia assume modalità diverse, come la luce si rifrange nei vari colori dell’arcobaleno. Si parla perciò di “grazia sacramentale”.
| |
Organismo sacramentale
[651] Insieme i sacramenti costituiscono come un organismo, vivo e splendido, che ha la base nel battesimo e il vertice nell’eucaristia. Fondano l’etica cristiana come sviluppo delle potenzialità ricevute nel battesimo, specificate negli altri sacramenti, perfezionate nell’eucaristia. Introducono nella storia la logica pasquale della carità, che penetra nelle varie situazioni, dando testimonianza al Signore crocifisso e risorto, risvegliando l’attesa della risurrezione universale.
| |
Chi celebra
[653] La liturgia è innanzitutto azione di Cristo, eterno sacerdote; ma è anche celebrazione della Chiesa, intimamente associata a lui nel santificare gli uomini e nel lodare il Padre. In quanto azione di Cristo, la liturgia è una e perfetta; in quanto attività della Chiesa, immersa nella storia, varia secondo le tradizioni culturali, la formazione spirituale e la sensibilità pastorale delle concrete comunità cristiane e dei loro ministri.
| |
[654] Il soggetto che celebra il culto liturgico è sempre la Chiesa universale, unita a Cristo. Ma essa si esprime visibilmente attraverso assemblee e singole persone che la rappresentano legittimamente.
Si può trattare dell’assemblea eucaristica presieduta dal vescovo o dal parroco, della comunità monastica o del gruppo di fedeli riunito per la liturgia delle ore, del sacerdote che da solo celebra la Messa o la liturgia delle ore. Ovviamente è da preferire, ogni volta che i riti lo comportano, una celebrazione comunitaria, che esprime con più verità e pienezza la Chiesa
Cf. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 27. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 14. | |
Come celebra
[655] Nella celebrazione il popolo di Dio, attraverso la mediazione dei segni, ricorda e attualizza il mistero pasquale, per lodare il Signore e accrescere la comunione con lui.
I riti devono essere capaci di attirare e coinvolgere la comunità. Devono parlare da soli, senza eccessive spiegazioni. Ripetitività e creatività sono ambedue importanti: bisogna contemperarle con saggezza. I gesti devono essere veri, concreti, espressivi, non estenuati e ridotti al minimo. Occorre una sapiente regia, per dare massimo risalto al rito essenziale, rendere nitidi anche i riti sussidiari, che illustrano i vari aspetti della grazia, coordinare e finalizzare a un significato fondamentale tutti gli elementi: di parola (monizioni, omelia), di musica (canti e suoni), di ambientazione (luci, fiori, immagini). Il sacerdote che presiede non deve accentrare tutti i compiti; deve anzi valorizzare l’apporto di vari ministri: lettori capaci di dare voce persuasiva alla parola, cantori ben integrati nell’azione rituale, accoliti e ministranti per il servizio dell’altare, incaricati per l’accoglienza, volontari per accompagnare anziani e disabili... Tutto deve procedere con ordine e tranquillità. È perciò indispensabile un’accurata preparazione con un’attenta individuazione e concertazione degli interventi.
| |
Dove celebra
[656]
Per radunarsi la comunità ha bisogno di una casa, concepita non alla maniera del tempio pagano come un’abitazione riservata alla divinità e alla sua immagine, ma come il luogo dell’assemblea e dell’incontro con Dio. Essa diventa il simbolo della comunità stessa; ne esprime la fede, i valori culturali, la storia, le speranze, un po’ come una casa privata custodisce le memorie e gli affetti di famiglia.
Lo spazio deve essere configurato in modo da favorire lo svolgimento delle varie celebrazioni liturgiche e la preghiera personale. L’altare, mensa per l’eucaristia e simbolo di Cristo, occupa il centro visivo. L’ambone, tribuna riservata esclusivamente alla proclamazione della Parola e alla predicazione, si colloca opportunamente tra l’altare e l’assemblea. La sede della presidenza trova posizione nel presbiterio. Il fonte battesimale conviene sia posto vicino all’ingresso. La sede della riconciliazione deve essere decorosa e ben visibile, idonea per il dialogo riservato, la lettura della Parola e l’imposizione delle mani. Il tabernacolo, dove si conserva l’eucaristia dopo la Messa, deve essere degno e sicuro, possibilmente situato in una cappella adatta all’adorazione, aperta sull’ambiente maggiore dell’assemblea. Tutti questi elementi devono essere correlati tra loro; possono anche essere arricchiti di immagini, che esprimano la fede e siano strumenti di catechesi per il popolo cristiano. Lo spazio principale deve poi collegarsi ad altri spazi complementari: il sagrato, la sacrestia, le sale per attività pastorali...
| |
Quando celebra
| |
La domenica
[658]
La domenica è il giorno del Signore risorto, la Pasqua settimanale
Cf. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 106. San Girolamo, Omelia per la domenica di Pasqua. Cf. Codice di diritto canonico, 1247; 1248. Sant’Agostino, Confessioni, 13, 35, 50. | CCC, 2174-2188CdA, 883 CONFRONTAVAI CdA 1118 CONFRONTAVAI |
L’anno liturgico
[659]
Dalla domenica si è sviluppato l’anno liturgico, esplicitando i principali aspetti e momenti del mistero di salvezza. Sul tempo ordinario delle normali domeniche, gradualmente sono emerse le solennità e i “tempi forti”. Per prima è stata accentuata la domenica che segue il plenilunio dopo l’equinozio di primavera ed è diventata la Pasqua annuale, la festa delle feste. Presto la Pasqua si è allargata al Triduo pasquale. Successivamente si è prolungata nei cinquanta giorni del tempo pasquale fino alla Pentecoste ed ha avuto una preparazione nel tempo di Quaresima. Infine, a somiglianza del ciclo di Pasqua, si è formato quello natalizio intorno alla festa di Natale, con l’Avvento come preparazione. In questo percorso annuale sono state inserite le feste della Vergine Maria e dei santi, per proclamare «le opere meravigliose di Cristo nei suoi servi»
Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 111. Cf. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 104.
Ogni eucaristia contiene il «mistero della fede»
Messale Romano, Preghiera eucaristica. | |
Liturgia delle ore
[660]
Come il ciclo annuale, così il corso del giorno e della notte è santificato dalla preghiera, che la Chiesa, unita a Cristo, eleva al Padre nello Spirito. È la “liturgia delle ore”, preghiera di lode e di intercessione per la salvezza del mondo, eco sulla terra del canto celeste
Cf. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 83-85. | |
L’anno liturgico
[659]
Dalla domenica si è sviluppato l’anno liturgico, esplicitando i principali aspetti e momenti del mistero di salvezza. Sul tempo ordinario delle normali domeniche, gradualmente sono emerse le solennità e i “tempi forti”. Per prima è stata accentuata la domenica che segue il plenilunio dopo l’equinozio di primavera ed è diventata la Pasqua annuale, la festa delle feste. Presto la Pasqua si è allargata al Triduo pasquale. Successivamente si è prolungata nei cinquanta giorni del tempo pasquale fino alla Pentecoste ed ha avuto una preparazione nel tempo di Quaresima. Infine, a somiglianza del ciclo di Pasqua, si è formato quello natalizio intorno alla festa di Natale, con l’Avvento come preparazione. In questo percorso annuale sono state inserite le feste della Vergine Maria e dei santi, per proclamare «le opere meravigliose di Cristo nei suoi servi»
Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 111. Cf. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 104.
Ogni eucaristia contiene il «mistero della fede»
Messale Romano, Preghiera eucaristica. | |
Liturgia delle ore
[660]
Come il ciclo annuale, così il corso del giorno e della notte è santificato dalla preghiera, che la Chiesa, unita a Cristo, eleva al Padre nello Spirito. È la “liturgia delle ore”, preghiera di lode e di intercessione per la salvezza del mondo, eco sulla terra del canto celeste
Cf. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 83-85. | |
| CdA, 959 CONFRONTAVAI |
[992] La preghiera liturgica è compiuta, seguendo formule e riti ufficiali, da un ministro o da un’assemblea che rappresenta legittimamente e manifesta la Chiesa universale. Comprende la Messa, la celebrazione dei sacramenti, la liturgia delle ore, le benedizioni. È la preghiera di più alto valore, perché attualizza e comunica l’azione salvifica di Dio nel mondo mediante Cristo nello Spirito.
|