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CONFRONTA I TESTI DEI CATECHISMI

CATECHISMO DEGLI ADULTI

Preservata dal peccato originale
[764]  Nella tradizione della Chiesa, il comune senso della fede ha sempre riconosciuto in Maria una incomparabile innocenza e santità. A poco a poco è arrivato ad acquisire anche la certezza della sua esenzione dal peccato originale. Finalmente nel 1854 il papa Pio IX ha definito solennemente: «La beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio Onnipotente e in vista dei meriti di Gesù Cristo, salvatore del genere umano, è stata preservata immune da ogni macchia di peccato originale»
nota
Pio IX, Infallibilis Deus - DS 2803.
. Ai nostri giorni il concilio Vaticano II, oltre l’esenzione dal peccato originale, ha sottolineato che Maria fin dall’inizio è stata adornata «degli splendori di una singolarissima santità»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 56.
.
Maria è figlia di Adamo e nostra sorella, congiunta «con tutti gli uomini bisognosi di essere salvati»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 53.
. Anche lei è redenta da Cristo, ma «redenta in modo ancor più sublime»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 53.
. Non viene tirata fuori dal fango come noi; è preservata dal cadervi. In lei rifulge maggiormente il primato della grazia di Dio: tutti «sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù» (Rm 3,24).
CdA, 389-399
CONFRONTAVAI
CATECHISMO DEGLI ADULTI
389 - 399

Corruzione di Israele
[389]  «Come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo» (1Cor 15,22): ci sono due misteriose solidarietà, l’una conduce alla perdizione e l’altra alla salvezza. Approfondire questa verità significa rispondere a domande come queste: perché Gesù Cristo è il salvatore di tutti gli uomini? perché gli uomini hanno bisogno di essere salvati? in che senso sono tutti peccatori? come si è arrivati a prendere coscienza di questa solidarietà nel male?
L’Antico Testamento vede la storia come un dialogo drammatico tra Dio e il suo popolo. Dio fa dono dell’alleanza e rimane sempre fedele. Israele tradisce l’alleanza e sperimenta quanto sia amaro e rovinoso allontanarsi dal Signore: «Tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento... perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci hai messo in balìa della nostra iniquità» (Is 64,5-6). Ma più Dio nella sua misericordia si mostra pronto a perdonare e a riprendere in mano l’avvenire del suo popolo, più questi torna a disfare e a ingarbugliare la tela.
Così Israele comprende che il male morale è difficile da estirpare; si rende conto di essere stato peccatore da sempre, a cominciare dagli antichi padri. Osserva che gli altri popoli lo sono ugualmente; intuisce che l’umanità intera è corrotta fin dalle origini e nessun vivente è giusto davanti a Dio.
Corruzione dell’umanità
[390] La prospettiva dell’alleanza viene estesa alla storia universale: ciò che accade tra Dio e Israele, accade in modo analogo tra Dio e l’umanità. All’inizio Dio offre all’uomo la propria amicizia e una condizione di vita paradisiaca. L’uomo gli si ribella con il primo peccato, che stravolge la sua esistenza, e poi affonda in una moltitudine di peccati. Dio, fedele e misericordioso, gli rimane vicino e lo conforta, promettendogli la salvezza.
[391]  L’uomo cede alle lusinghe del serpente, immagine dell’idolatria e in definitiva di Satana; non si fida di Dio; rifiuta di riconoscerlo 10-195.pngcome Signore della sua vita e norma del suo agire; non tiene conto dell’ordine sapiente, da lui posto nella creazione. Mangia il frutto dell’albero della scienza del bene e del male e così si fa legge a se stesso. Vuole sperimentare tutto e decidere da sé ciò che è bene e ciò che è male; pretende di realizzare, senza Dio e la sua grazia, il proprio desiderio illimitato di vivere; vuole essere praticamente un dio, autosufficiente e onnipotente.
Ma l’uomo si ritrova nudo, misero e solo in una terra diventata ostile; si sente umiliato dalla vergogna, minacciato dalla morte, incapace di controllare gli istinti. Il rifiuto della comunione con Dio porta con sé la divisione tra gli uomini stessi. L’armonia originaria con Dio, con se stesso, con gli altri e con la natura è perduta; il ritorno al giardino è sbarrato dalla «fiamma della spada folgorante» (Gen 3,24).
[392]  L’umanità prende a rotolare verso il basso, trascinata dalla logica del peccato. Il male dilaga da ogni parte, come il diluvio: «La terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza» (Gen 6,11). La società precipita nella confusione e nella disgregazione: non bastano tecnica e organizzazione a portare a termine la torre di Babele
nota
Cf. Gen 11,1-9.
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CdA, 1146
CONFRONTAVAI
[393]  La salvezza può venire solo da Dio. E Dio va a cercare l’uomo; gli fa prendere coscienza del peccato; gli promette la vittoria sul serpente; lo riveste con una tunica di pelle, in segno di premura e di protezione; continua poi a intervenire, salvando Noè e la sua famiglia dal diluvio, affidando ad Abramo e alla sua discendenza una promessa di benedizione per tutte le genti
nota
Cf. Gen 12,1-3.
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Il potere del peccato
[394]  Il Nuovo Testamento proclama la lieta notizia che la salvezza comincia a realizzarsi. A partire dal mistero della redenzione si comprende meglio anche il mistero del peccato
nota
Cf. Rm 5,12-21.
. Lo splendore della luce fa intuire per contrasto la densità delle tenebre. Gesù Cristo, con la sua morte e risurrezione, ci libera dal potere del peccato e della morte. È l’unico Salvatore dell’umanità. Tutti hanno bisogno di lui per essere giustificati e senza di lui nessuno può essere salvo.
Da che cosa dipende questa necessità? Dal fatto che «giudei e greci, tutti, sono sotto il dominio del peccato, come sta scritto: Non c’è nessun giusto, nemmeno uno» (Rm 3,9-10). Il mondo intero deve ammutolire e riconoscersi peccatore, poiché «tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» (Rm 3,23); la creazione stessa è soggetta alla caducità e alla corruzione
nota
Cf. Rm 8,20-21.
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Lasciati a se stessi, gli uomini commettono molti peccati, perché il loro cuore è cattivo e produce azioni cattive di ogni genere
nota
Cf. Mt 15,19.
. Il peccato abita in loro e li porta ad allontanarsi dal bene, che pure desiderano, e a fare il male, che invece detestano
nota
Cf. Rm 7,17-20.
. C’è in loro un’inclinazione al male.
Come mai si trovano in questa situazione di debolezza e di corruzione? Come mai appartengono al regno delle tenebre? Il peccato e la morte sono entrati nel mondo per colpa dell’uomo stesso. Un influsso negativo viene a pesare su ogni uomo, per una misteriosa solidarietà con tutti coloro che lo hanno preceduto, a cominciare dal primo peccato che è stato commesso all’inizio della storia: «Per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna... Per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori» (Rm 5,18-19).
Tra pelagianesimo e protestantesimo
[395]  La triste schiavitù del genere umano, evidenziata drammaticamente dalla rivelazione, viene ulteriormente precisata nella dottrina della Chiesa. Le prese di posizione del Magistero sono provocate dalla necessità di rispondere a due opposti errori. Nel secolo V il pelagianesimo afferma che l’uomo, a parte il cattivo esempio che ha ricevuto dai progenitori, è sano e può vivere onestamente, senza l’aiuto della grazia di Dio. Al contrario, nella Riforma protestante si sostiene che l’uomo viene al mondo totalmente corrotto e inclinato irresistibilmente al male, senza vera libertà, incapace perfino di cooperare con la grazia divina. La dottrina della Chiesa, stabilita dal secondo sinodo di Orange nel 529 e dal concilio di Trento nel 1546, respinge queste visioni estreme. Questi sono i suoi punti principali: il peccato primordiale dei progenitori ha causato la perdita della giustizia originale per loro e per tutti i discendenti; il peccato originale ereditario è in ogni uomo per il solo fatto di nascere, in quanto riceve una natura umana privata della giustizia originale, ferita e inclinata al peccato; la corruzione non è totale e la libertà può e deve cooperare con la grazia; la redenzione e la grazia di Cristo sono assolutamente necessarie a tutti per la giustificazione e la salvezza; il peccato originale è soppresso mediante il battesimo; rimane la concupiscenza, che deriva dal peccato e dispone al peccato, ma propriamente non è peccato
nota
Cf.Sinodo di Orange II,Canoni 1-2 - DS371-372; Concilio di Trento, Sess.V, Decr. Sul peccato originale 1; 4 - DS1511; 1515; Id., Sess.VI, Decr. Sulla giustificazione, Can.1; 2; 4; 5 - DS1551; 1552; 1554; 1555.
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Alienazione da Dio
[396] Le indicazioni provenienti dai documenti della fede possono essere ancora approfondite con la riflessione teologica, per evidenziare meglio il senso della verità rivelata, che peraltro rimane sempre misteriosa.
Ogni uomo è plasmato dalla solidarietà con gli altri, con chi lo ha preceduto e con chi lo accompagna. Mai si parte da zero. Viviamo inseriti in una comunicazione incessante di doni naturali, culturali e spirituali. La nostra libertà si attua sempre in una situazione storica oggettiva, da cui viene condizionata. La comunicazione della vita divina avviene in modo da valorizzare le mediazioni umane, perché l’umanità intera sia un solo corpo in Cristo.
I nostri peccati indeboliscono la comunicazione del bene e alimentano il contagio del male. Deformano la società con una mentalità e con strutture di peccato, che gravano sulle decisioni personali. Si sviluppa una storia alienata da Dio e avversa a Cristo, che non coopera alla comunicazione della vita divina, anzi la ostacola e la blocca. Se ogni peccato ha una dimensione sociale, il peccato primordiale dell’umanità ha un’influenza singolare, perché ha messo in moto tutta questa solidarietà negativa e ha impedito la trasmissione della giustizia originale con le sue modalità peculiari di integrità e immortalità.
[397] Ogni uomo, senza alcuna responsabilità personale, inizia la sua esistenza in questo contesto umano inquinato. Viene al mondo privo della grazia santificante, incapace di entrare in dialogo filiale con il Padre e di amarlo sopra ogni cosa, incline a chiudersi nell’esperienza terrena e ad assolutizzare i beni temporali. Così la sua libertà, indebolita interiormente e per di più condizionata negativamente all’esterno da un ambiente divenuto opaco nei confronti di Dio, non riuscirà ad osservare i comandamenti e arriverà, prima o poi, a commettere gravi peccati personali, incamminandosi verso la perdizione eterna.
[398] La triste condizione, in cui l’uomo nasce, è uno stato oggettivo della natura umana, trasmesso insieme ad essa, non un atto delle persone. Viene chiamata “peccato originale”, non perché sia una colpa, ma perché deriva dalla colpa altrui e fruttifica in successive colpe personali. Presenta analogie con la situazione permanente di peccato, che si determina in chi ha commesso una grave colpa. Può essere chiamata anche con altri nomi, ad esempio corruzione o alienazione originale.
La vittoria della Pasqua
[399]  Nessun uomo potrebbe da solo, con le sue forze, uscire dal regno del peccato e della morte. Il Signore Gesù, crocifisso e risorto, ci comunica la potenza del suo Spirito e spezza le catene che ci tengono prigionieri. Ci rigenera a nuova vita, come figli di Dio. Certo, anche dopo la rigenerazione, rimangono l’inclinazione interiore disordinata e l’influsso esteriore negativo, ma questi non sono più irresistibili. Si deve ancora combattere, ma si può vincere. Così anche la sofferenza e la morte rimangono, ma cambiano senso e diventano occasione di crescita spirituale. La vita divina elimina il peccato e trasfigura le sue conseguenze. Ci introduce nella condizione pasquale, superiore alla stessa condizione paradisiaca originale, in quanto ci dà la possibilità di giungere a una perfezione più alta: «Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia» (Rm 5,20).