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CONFRONTA I TESTI DEI CATECHISMI

CATECHISMO CHIESA CATTOLICA

  237 La Trinità è un mistero della fede in senso stretto, uno dei « misteri nascosti in Dio, che non possono essere conosciuti se non sono divinamente rivelati ».
nota
(280) Concilio Vaticano I, Cost. dogm. Dei Filius, c. 4: DS 3015.
Indubbiamente Dio ha lasciato tracce del suo essere trinitario nell’opera della creazione e nella sua rivelazione lungo il corso dell’Antico Testamento. Ma l’intimità del suo Essere come Trinità Santa costituisce un mistero inaccessibile alla sola ragione, come pure alla fede d’Israele, prima dell’incarnazione del Figlio di Dio e dell’invio dello Spirito Santo.
CdA 165-171
CONFRONTAVAI
CdA 324-335
CONFRONTAVAI
CATECHISMO DEGLI ADULTI
324 - 335

Dio della creazione
[324] La figura paterna è vista con sospetto nella cultura moderna, specialmente quando è riferita a Dio. Sarebbe sinonimo di potere autoritario e fonte di alienazione. Ma è questo il Dio di Gesù Cristo? La sua trascendenza esclude la vicinanza e la tenerezza? Il suo primato esclude la comunione?
Colui che Gesù chiama familiarmente “Abbà” è il Creatore del cielo e della terra
nota
Cf. Mt 11,25.
, la prima sorgente nascosta di tutte le cose, che la fede della Chiesa riconosce come l’unico Dio vivo e vero, «onnipotente, eterno, immenso, incomprensibile, infinito nel suo intelletto, nella sua volontà ed in ogni perfezione, che essendo una sostanza spirituale, unica e singolare, assolutamente semplice e immutabile, deve essere dichiarato realmente ed essenzialmente come distinto dal mondo, sovranamente beato in se stesso e per se stesso ed ineffabilmente elevato al di sopra di tutto ciò che è e che può essere concepito al di fuori di lui»
nota
Concilio Vaticano I, Dei Filius, I - DS 3001.
.
Davanti a lui l’universo, popolato di stelle e galassie, malgrado la sua immensità che dà le vertigini, appare come un granello di polvere sulla bilancia, «come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra» (Sap 11,22). Nulla aggiunge alla perfezione del suo Creatore; la sua esistenza è puro dono, assolutamente libero e gratuito.
CdA, 358-361
CONFRONTAVAI
[325]  Dio è infinitamente perfetto: nulla può perdere o acquistare
nota
Cf. Sir 42,22.
; in lui «non c’è variazione né ombra di cambiamento» (Gc 1,17); egli «è da sempre e per sempre» (Sir 42,21), senza inizio, senza successione e senza fine. Perfino i cieli si logorano come una veste e passano, ma il Signore resta sempre lo stesso e i suoi anni non hanno fine. Di fronte a lui l’uomo si sente «polvere e cenere» (Gen 18,27).
[326]  Ma la trascendenza non significa lontananza. Dio contiene l’universo nella sua intelligenza e volontà; penetra intimamente ogni cosa con il suo Spirito, per dare «esistenza, energia e vita»
nota
Messale Romano, Prefazio delle domeniche del tempo ordinario VI.
. È «altissimo e vicinissimo, remotissimo e presentissimo»
nota
Sant’Agostino, Confessioni, 6, 3, 4.
.
Dio della storia
[327]  Il Padre del Signore Gesù Cristo è il Dio vivente della storia, il «Dio di Israele» (Mt 15,31), il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Egli cammina con il suo popolo e partecipa con intensità alle vicende degli uomini; ama appassionatamente e vuole essere amato «con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze» (Dt 6,5); prova compassione per la sofferenza
nota
Cf. Es 22,25.
; reagisce al peccato con il fuoco divoratore della sua santità; combatte energicamente per la causa della verità e della giustizia
nota
Cf. Dt 4,24.
. Mentre rimane sublime nella sua trascendenza, si china a guardare con predilezione chi giace nella miseria più profonda, nella “polvere”, nel “letamaio”
nota
Cf. Sal 113,7.
.
Inserendosi nella storia, Dio rimane il Signore trascendente della storia. Dice il suo nome e nello stesso tempo rifiuta di dirlo completamente. «Io sono colui che sono!» (Es 3,14). Il suo coinvolgimento è sovranamente libero. «Farò grazia a chi vorrò far grazia e avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia» (Es 33,19). Eppure nessun altro amore è così universale, fedele e misericordioso come il suo.
CdA, 45-52
CONFRONTAVAI
Il Padre
[328]  Gesù, pur nella continuità con l’Antico Testamento, ci dà un’immagine di Dio assolutamente nuova. Egli solo conosce il Padre nella sua identità più vera; egli solo lo può rivelare
nota
Cf. Mt 11,27.
. Lo scopo supremo della sua missione è far conoscere agli uomini il suo nome, glorificarlo
nota
Cf. Gv 17,4-6.
.
CdA, 821-825
CONFRONTAVAI
[329]  Attraverso di lui il Padre si manifesta come amore senza limiti. Ama non solo i giusti, i sofferenti e gli oppressi, ma anche i peccatori, gli oppressori e i bestemmiatori, perfino i crocifissori del suo Figlio. Li ama così come sono. Prende su di sé il peso dei loro peccati. Dà quanto ha di più caro, per salvarli: «Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5,8).
[330]  Gesù stesso riceve tutto dal Padre
nota
Cf. Mt 11,27.
, anche ciò che gli appartiene più intimamente, le opere che compie, l’amore per i fratelli, la vita stessa: «Chi ha visto me ha visto il Padre... Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me» (Gv 14,9-11). Il Figlio viene dal Padre e va al Padre
nota
Cf. Gv 16,28.
; e tutto in lui viene dal Padre come dono e torna incessantemente al Padre come lode, gratitudine o obbedienza.
Chi accoglie Gesù partecipa alla sua vita filiale e riceve in sé lo Spirito che gli fa gridare: «Abbà, Padre!» (Rm 8,15). Allora conosce Dio in modo nuovo.
[331]  Il nome “Padre”, attribuito a Dio già nell’Antico Testamento, assume un significato ben più profondo, per il fatto che Dio si rivela nel Figlio unigenito e comunica agli uomini lo Spirito del suo Figlio. Con questo nuovo significato diventa il nome definitivo: «Il nome che conviene propriamente a Dio è quello di “Padre” piuttosto che di “Dio”... Dire “Dio” significa indicare il dominatore di tutte le cose; dire “Padre” significa invece raggiungere una proprietà intima... “Padre” è dunque in certo modo il nome più vero di Dio, il suo nome proprio per eccellenza»
nota
San Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni, 2, 7.
.
[332]  Il termine “Padre” è analogico; indica il principio da cui il Figlio riceve tutto ciò che è e fa. In realtà Dio si colloca al di là delle differenze di sesso e riunisce in sé i valori della paternità e della maternità
nota
Cf. Gv 1,18.
. È il Padre materno, autorità che responsabilizza e tenerezza accogliente
nota
Cf. Clemente di Alessandria, C’è salvezza per il ricco?, 37; Sinodo di Toledo XI, Simbolo, 6 - DS 526.
. È comunque un soggetto personale, che pone davanti a sé altre persone e non un tutto indefinito, immergendosi nel quale ognuno perde la propria identità.
Principio senza principio
[333]  «Dio è amore» (1Gv 4,8). Il principio originario di tutta la realtà è «uno, ma non solitario»
nota
Formula “Fides Damasi” - DS 71.
: è Amore e 9-170.pngcomunicazione infinita. Prima ancora di creare le creature e di partecipare ad esse un limitato riflesso della sua vita, egli da sempre comunica tutta la propria perfezione al Figlio eterno e allo Spirito Santo. Il Padre è dunque la pura gioia del donare senza riserve, il principio senza principio delle altre persone divine e poi di tutta la realtà creata
nota
Cf. Sinodo di Toledo VI - DS 490.
, verso il quale tutto deve ritornare nella gratitudine, nella lode e nell’obbedienza. «Io sono l’Alfa e l’Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente» (Ap 1,8). Davanti a lui riconosciamo: «Tutto il bene è Dio; tutto il bene viene da Dio; tutto il bene ritorna in Dio»
nota
Santa Veronica Giuliani, Diario, 22.4.1697.
.
È opportuno che, secondo l’uso del Nuovo Testamento, il nome “Dio” indichi normalmente il Padre, perché egli solo è Dio da se stesso e principio senza principio, «sorgente e origine di tutta la divinità»
nota
Sinodo di Toledo VI DS 490.
, mentre il Figlio è «Dio da Dio»
nota
Concilio di Costantinopoli I, Simbolo di Nicea-Costantinopoli.
e lo Spirito Santo è Dio «dal Padre e dal Figlio»
nota
Concilio di Firenze, Bolla di unione dei Copti “Cantate Domino” DS 1331.
. L’uguaglianza delle persone divine non contraddice l’ordine tra di loro.
Testimoni del Padre
[334]  L’atteggiamento filiale, che dobbiamo assumere verso il Padre, è 9-171.pngprofonda adorazione e gioiosa confidenza nello stesso tempo. Va testimoniato con la fraternità verso gli altri uomini, la responsabilità e la creatività nel bene, il coraggio nelle prove.
Di questa testimonianza ha bisogno soprattutto quella parte del mondo moderno, che, rincorrendo l’autonomia della ragione e dell’agire, ha emarginato Dio; ma anziché ritrovarsi adulta, ha finito per sentirsi orfana.
Il Padre di Gesù non ha niente a che fare con l’immagine paterna rifiutata: non soffoca la libertà, non preserva dalla fatica e dalla sofferenza, non favorisce la passività, la viltà, il servilismo, il fatalismo. È un Padre diverso rispetto alle proiezioni del nostro desiderio, come Gesù è un salvatore diverso. È premuroso e onnipotente, ma non invadente; è vicino anche nell’apparente assenza; non impedisce il male, ma ne trae il bene, rispettando la libertà delle creature. È il principio originario; ma da lui derivano persone di pari dignità, il Figlio e lo Spirito, con le quali da sempre vive in comunione.
[335] Gesù riceve tutto dal Padre; vive nel Padre e il Padre in lui. Il Padre è il principio senza principio, l’Amore come pura donazione.